La guerra Israele-Hamas spinge El Al: volano gli utili della compagnia aerea, +370% nell’ultimo trimestre

La guerra Israele-Hamas «fa bene» a El Al: volano gli utili della compagnia aerea, +370% nell’ultimo trimestre

Due aerei di El Al all’aeroporto di Tel Aviv

Il massacro del 7 ottobre scorso in Israele e la successiva guerra nella Striscia di Gaza contro Hamas hanno allontanato le compagnie aeree straniere dall’aeroporto di Tel Aviv. Ma hanno avuto un impatto positivo sui conti di El Al, la compagnia di bandiera, che nel quarto trimestre 2023 ha registrato un balzo di quasi il 370% degli utili rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto emerge dalla lettura dei conti pubblicati dalla società che, subito dopo l’inizio delle ostilità tra le due parti aveva previsto conseguenze negative sui conti della società.

Le ragioni

Due, in particolare, i motivi che hanno portato alle cifre record. Il primo: El Al ha usato centinaia di voli per riportare in Israele i riservisti chiamati a dare una mano nell’intervento militare nella Striscia. Il secondo: proprio lo stop ai voli dei vettori stranieri ha portato El Al di fatto a diventare monopolista su quasi tutte le tratte internazionali e intercontinentali. Secondo i dati forniti dall’Israel Airport Authority nello scalo di Tel Aviv i passeggeri sulle tratte internazionali sono calati del 41,3% a ottobre 2023, del 77,8% a novembre e del 70,6% a dicembre.

Il ritorno della concorrenza

Nell’ultimo mese dell’anno passato El Al si è ritrovata — sempre sulle tratte internazionali — con una quota di mercato del 79,3%, era il 21,6% nel dicembre 2022. Nelle ultime settimane diverse compagnie hanno lentamente ripristinato i collegamenti (come Lufthansa e Air France), altre torneranno nei prossimi giorni (Ita Airways dal 1° marzo, quindi Wizz Air, Brussels Airlines, easyJet, United Airlines), altre ancora ad aprile e maggio. Resta da capire, date le tensioni geopolitiche, se torneranno presto anche i vettori turchi Turkish Airlines e Pegasus. La low cost Ryanair aveva ripreso i collegamenti a febbraio, ma poi li ha sospesi dopo aver chiesto — invano — alla società di gestione dello scalo israeliano di riaprire il Terminal 1, meno costoso del Terminal 3 dove stanno operando tutti i vettori

I conti

L’utile netto di El Al è così passato dagli 8,5 milioni di dollari del quarto trimestre 2022 a 39,7 milioni dello stesso periodo del 2023, mentre i ricavi sono saliti da 570,7 a 678,8 milioni di dollari. Nell’intero anno passato l’utile registrato è stato di 117 milioni (contro i 109 milioni nel 2022), mentre i ricavi hanno toccato i 2,5 miliardi (+26% sul 2022). Gli aerei hanno volato con un tasso di riempimento dell’84%, mentre per questo primo trimestre 2024 la società si aspetta di salire di salire al 93%. I passeggeri di El Al nel 2023 sono stati 5,5 milioni — si legge sui documenti dell’autorità aeroportuale —, in salita del 32,5% rispetto all’anno precedente.

Le previsioni

«In seguito all’interruzione dei voli da parte di compagnie straniere e alla nostra capacità della compagnia di attuare gli adeguamenti richiesti, El Al ha avuto una domanda di voli più forte di quanto stimato in precedenza, che ha influenzato positivamente, insieme ad altri fattori, i risultati commerciali del quarto trimestre del 2023», commenta l’aviolinea in una nota. «Questa tendenza si sta confermando anche nel primo trimestre del 2024». Tra le iniziative ci sono anche i 18 mila biglietti omaggio per i soldati israeliani per viaggiare ovunque in Europa.

Le reazioni

Anche se la concorrenza sta tornando al «Ben Gurion» di Tel Aviv, la ceo di El Al, Dina Ben-Tal Ganancia (una delle poche donne al vertice delle compagnie), ritiene che le cancellazioni dei voli dei vettori stranieri nell’ultimo trimestre del 2023 hanno fatto capire ai clienti che la compagnia israeliana «è una scelta sicura per prenotare un volo, motivo per cui prenotano anche per il futuro», ha detto all’agenzia Reuters. «Siamo il ponte tra Israele e il mondo», ha aggiunto. Anche se al momento El Al ha rivisto la sua rete di collegamenti per adattarsi alle dinamiche del mercato: quindi stop ai voli per il Sudafrica e Istanbul, più collegamenti con gli Usa, Grecia e la vicina Cipro. 

L’impatto

Israele è un mercato importante per diverse compagnie. Come ha spiegato di recente al Corriere la chief commercial officer di Ita Airways, Emiliana Limosani, «la chiusura della Roma-Tel Aviv ha impattato in modo significativo perché per noi è la rotta di medio raggio più redditizia». Lo stop ha causato un impatto negativo di «circa 3 milioni di euro di ricavi in meno al mese, qualcosa come 10 milioni di euro dagli inizi di ottobre al 31 dicembre. E questo soltanto sulla Roma-Tel Aviv, senza considerare quelli che poi hanno proseguito verso Usa e Sudamerica (Brasile, Argentina)». 

lberberi@corriere.it

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