Grazia Vittadini, la super manager italiana di Lufthansa: tra danza, moto e aerei del futuro

Grazia Vittadini, sarà dal 1° luglio membro del cda e chief technology officer del gruppo Lufthansa (foto da Royal Academy of Engineering)
Quando a fine 2017 i vertici di Airbus — il colosso aerospaziale europeo — incontrano i propri dirigenti è un fiorire di complimenti per la gestione, di come la società sia diventata migliore della rivale Boeing. Soltanto una persona, in quel mare di belle parole e duecento persone, di fronte all’allora amministratore delegato Tom Enders, avvisa che Airbus ha bisogno di una maggiore autonomia ingegneristica per affrontare le sfide del futuro, comprese quelle ambientali. «Sono rimasti tutti senza parole davanti al carattere, alla competenza e al coraggio di quella giovane donna che ha espresso ad alta voce ciò che la maggior parte delle persone non aveva osato esprimere davanti a me», ha ricordato tempo dopo Enders. Che, a maggio 2018, sceglie proprio la voce fuori dal coro, l’italiana Grazia Vittadini, come nuovo chief technology officer di Airbus. È la prima volta per una donna messa a seguire uno dei segmenti più delicati di una realtà con oltre centomila dipendenti che si occupa di aerei civili e jet militari, razzi e satelliti.
La nomina
Sei anni dopo, la storia in qualche modo si ripete. Dal 1° luglio Vittadini entrerà nel cda di Lufthansa, per sedersi allo stesso tavolo dell’amministratore delegato Carsten Spohr, e diventerà la nuova chief technology officer del gruppo che include Swiss, Austrian Airlines, Brussels Airlines, Eurowings, Discover, Air Dolomiti, il cargo, Technik (manutenzione). Enders — intanto diventato membro del supervisory board del gruppo Lufthansa e probabilmente prossimo presidente del Consiglio di sorveglianza — si rivela uno dei suoi principali tifosi, raccontano al Corriere tre fonti a conoscenza delle selezioni durate diverse settimane. La aspetteranno mesi non facili. Dovrà, tra le altre cose, occuparsi anche dell’intricata infrastruttura telematica del gruppo, dell’innovazione, della sostenibilità e di aiutare a portare la «galassia» Lufthansa verso una nuova fase. «Ma io do il meglio di me quando sono sotto stress», ama ripetere a chi la conosce da tempo.

Grazia Vittadini all’uscita dalla scuola (dal profilo social)
La formazione
Nata a Lodi 54 anni fa, Grazia Vittadini nella prima parte della sua vita è milanese di residenza («abitavo in centro») e formazione: studia al liceo classico «Berchet», poi si laurea in Ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano (si specializza nel 1998 in Aerodinamica) — una delle poche donne in un corso accademico dominato dai maschi — con una tesi sull’impiego di nuovi materiali per costruire le suolette delle scarpette delle danzatrici. Non un argomento casuale. Vittadini fa per anni di danza classica, anche se ritiene che proponga ruoli anacronistici, con le donne sempre relegate in secondo piano. «Ogni volta che cambiavo città prima di trovare l’appartamento mi preoccupavo di individuare la scuola di danza», ha raccontato qualche anno fa al Corriere a Tolosa — un po’ in italiano e un po’ in inglese — a margine di una presentazione sui progetti degli aerei della generazione futura.
Le passioni
Le passioni di Vittadini sono molte e variegate. Ama i libri di Philip Roth, ma anche le moto (come la Suzuki RG Gamma 500), da piccola gioca a calcio, è stata timpanista alla Scala, ascolta musica classica e rock. Il pallino per il volo le viene forse perché il papà la porta al Museo della Scienza e della tecnica di Milano a vedere i biplani delle guerre passate e dopo averle letto le storie dei grandi aviatori italiani. E infatti a un certo punto Vittadini prova a diventare pilota di caccia, ma ai tempi l’Aeronautica militare non ammette donne. E lei con i primi risparmi in Germania — dove intanto si trasferisce — ottiene la licenza di pilota privato fino a quella di pilota di linea (Atpl), alla pari così del ceo di Lufthansa, Spohr, pilota pure lui. «Mia mamma mi ha insegnato a non dire mai "non posso"», racconta nel 2018 a un’associazione femminile.

Grazia Vittadini, nel sedile posteriore, a bordo di un Eurofighter Typhoon (dal profilo social)
La carriera
La sua carriera lavorativa inizia nel 1998 in Marves, a Milano. Un anno dopo è in Aerea Spa, sempre nel capoluogo lombardo, dove segue una parte del programma del caccia Eurofighter. Poi fa un altro salto in Geci Ltd, a Oberpfaffenhofen (Baviera), che in quegli anni contribuisce per Fairchield Dornier alla realizzazione di parti degli aerei civili. Nel 2002 vola in Airbus, negli stabilimenti tedeschi: prima nel programma dell’A380 — il più grande velivolo commerciale in circolazione — ad Amburgo, poi nel 2013 come vicepresidente e capo del design delle fusoliere. Nel 2018 diventa chief technology officer di Airbus, trasferendosi a Tolosa, in Francia, dove si concentra soprattutto sulla sostenibilità e sulla progettazione di velivoli a impatto zero sia elettrici, sia a idrogeno. Nel 2022 va in Rolls-Royce a ricoprire lo stesso incarico fino all’ottobre 2023, per restare come «special advisor» fino ad aprile 2024.
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A lavoro
Vittadini è molto sensibile sul tema della parità di genere e della diversità nelle aziende, ma senza forzature: per lei — dice chi ci ha lavorato in Airbus e Rolls-Royce — conta soprattuto il merito. In uno dei suoi primi lavori, in Italia, si ritrova a essere l’unica donna ingegnere. Così le viene «consigliato» di non entrare nella zona di produzione perché potrebbe «distrarre» il personale maschile. Vittadini lascia l’Italia nel 2000. Non senza aver provato a candidarsi presso le industrie aeronautiche nostrane. «Ma nessuno mi ha mai risposto e così me ne sono andata». Quando deve scegliere i suoi collaboratori non guarda molto alla «linearità» del percorso formativo dei candidati. Del resto lei stessa ama raccontare che se non è stata scelta da grandi aziende in Italia è perché loro chiedono «una media alta e che ci si laurei il prima possibile». Un ritardo di qualche mese non è ammesso. Vittadini, invece tra musica, danza, corse in moto ha avuto un percorso accademico diverso.
Le sfide in Lufthansa
Con l’incarico, doppio, in Lufthansa, Vittadini entra per la prima volta in una compagnia aerea, passando così oltre la «barricata», dai settori che gli aerei li assemblano (Airbus) e li fanno volare con i loro motori (Rolls-Royce) a chi li gestisce, li riempie e li mantiene. «Con l’esperienza in un gruppo come quello pan-europeo Vittadini si ritroverà ad essere una delle poche persone al mondo ad avere una visione completa del trasporto aereo», spiega un addetto ai lavori. Sarà affiancata, nel nuovo consiglio di amministrazione, da Dieter Vranckx, oggi amministratore delegato di Swiss, il vettore più profittevole della «galassia» Lufthansa, che sarà anche il direttore commerciale del gruppo e dovrà seguire — in caso di via libera Ue — l’integrazione di Ita Airways, la compagnia aerea italiana.
Il sogno
Nel 2017 Vittadini ottiene la Legion d’onore, la più alta onorificenza conferita dallo Stato francese. Oltre a quella italiana ha anche la cittadinanza tedesca. Prova ancora a progettare un aereo interamente riciclabile e a basso costo di produzione, ma al momento non ci è riuscita. Poco dopo essere diventata chief technology officer di Airbus confidava che uno dei vantaggi dei manager italiani nel mondo è quello di trovare sempre una soluzione quando tutti gli altri si arrendono perché la missione è impossibile. «Spesso mettiamo a disposizione la nostra originalità e creatività e riusciamo a risolvere un problema». Chissà che, tra qualche anno, tutto questo non l’aiuti a concretizzare proprio il suo sogno nel cassetto.
lberberi@corriere.it
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