Ue, approvata la strategia della difesa, ma mancano gli eurobond. Borrell: “L’Unione si assuma la responsabilità della propria sicurezza”
BRUXELLES – La Commissione europea lancia la nuova strategia per l‘industria della Difesa ma sembra soprattutto un elenco di buone intenzioni. E forse non poteva essere altrimenti alla fine della legislatura europea. Nel pacchetto è previsto un fondo da 1,5 miliardi volto soprattutto a incentivare gli acquisti congiunti. Ma non si fa alcun riferimento all’uso di eurobond per finanziare il settore. L'esecutivo europeo, dunque, non comprerà armi per conto degli Stati - come fatto con i vaccini - ma favorirà le trattative comuni da parte dei Paesi, come avviene attualmente con la piattaforma Ue per il gas.
La competenza, insomma, rimane totalmente sotto il controllo dei singoli Paesi. E ogni membro potrà, nel caso, procedere a emettere debito pubblico con questo specifico obiettivo. Ma senza un coinvolgimento diretto dell’Unione. L’appuntamento per gli eurobond sembra dunque rimandato alla prossima legislatura. Almeno questa è la previsione del Commissario agli Affari interni, il francese Thierry Breton. La Commissione europea, è la sua idea, dovrà "senza dubbio lavorare" sui nuovi eurobond da cento miliardi di euro per la difesa "nel quadro del prossimo mandato". Nessuna frase poteva essere più chiara. Tutto è rinviato a dopo le elezioni europee di giugno. Se tutto va bene.
Acquisti congiunti
Al momento l’obiettivo dell’esecutivo europeo consiste negli acquisti congiunti, che dovrebbero raggiungere il 40 per cento del totale entro il 2030: il valore del commercio della difesa intra-Ue dovrà essere almeno il 35% del totale ed entro il 2030 il 50% degli acquisti dev'essere fatto in Europa, il 60% entro il 2035. Nella sostanza, quindi, il provvedimento è soprattutto un incentivo e non esclude che alcuni Stati membri “volenterosi” possano creare una struttura per procedere insieme.
Secondo la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, il provvedimento “Sosterrà gli Stati membri non solo a spendere di più, ma anche meglio, insieme ed in modo europeo. E collegherà il know-how dell'Ucraina con la nostra industria della difesa per facilitare l'innovazione".
“Due anni fa – ha ricordato l’Alto Rappresentante, lo spagnolo Josep Borrell, ho presentato la Bussola strategica e ho detto che l'Europa era in pericolo. Mi dispiace, avevo ragione”.
La pace in Europa non è scontata
L'Europa era in pericolo ed è ancora più in pericolo. La pace non è più un dato di fatto e la guerra è ai nostri confini". Il “ministro degli Esteri” dell"Unione ha anche sottolineato che “nel 2022 gli investimenti nella difesa dei nostri Stati sono ammontati a 58 miliardi di euro divisi tra i Ventisette. Negli Stati Uniti, unico Paese, il Pentagono ha chiesto investimenti per 215 miliardi di euro. Quasi quattro volte di più. E poi solo il 18% dei nostri acquisti è fatto a livello comune. Non dobbiamo spendere di più ma meglio". Anzi Borrell è convinto che ora l'Ue si debba “assumere la responsabilità della propria sicurezza”.
"Dall'inizio della guerra a giugno del 2023 – ha rilevato la Commissaria alla Concorrenza, la danese Vestager - sono stati spesi circa 100 miliardi di euro per la difesa europea. Di questi, quasi l'80% è stato extra-Ue, di cui circa il 60% dagli Stati Uniti". Numeri che parlano chiaro sul ruolo poco incisivo dell’Europa. “L'Ucraina però – ha fatto ribadito Borrell - oggi ha bisogno di 200 mila munizioni al mese, che fa 2,5 milioni l'anno, e se vogliamo sostenere l'Ucraina dobbiamo poterlo fare. Ma le armi non cadono dal cielo e la gente non combatte con le banconote. Le banconote servono per comprare le armi che però vanno prodotte. La banconota è inutile a combattere”.