Bper, altre mille uscite per assumere 500 giovani (e in vista del risiko che riguarda anche Mps)

Bper, altre mille uscite per assumere 500 giovani (e in vista del risiko che riguarda anche Mps) Bper, altre mille uscite per assumere 500 giovani (e in vista del risiko che riguarda anche Mps)

È in dirittura d’arrivo la seconda tranche di uscite volontarie in Bper. In questi giorni la banca modenese e i sindacati si stanno incontrando per arrivare a firmare l’accordo entro la fine del mese. L’obiettivo è accompagnare all’uscita volontaria circa mille persone e in cambio incassare l’assunzione di 500 giovani, avvicinandosi al traguardo dei 1.450 nuovi ingressi come annunciato nel piano Bper e-volution presentato a giugno 2022. A fine 2025, invece le uscite dovranno raggiungere quota 3.300 portando così il perimetro complessivo a 19.400 dipendenti. La firma dell’intesa porterebbe a metà del percorso il progetto di ricambio generazionale nell’istituto guidato da Piero Luigi Montani. Nel 2022 erano infatti già usciti 1.100 dipendenti e a marzo scorso altri 540, a fronte di 800 domande inoltrate.

La spinta del margine di interesse

Ad agevolare l’operazione sono le risorse arrivate dal margine di interesse spinto dal rialzo dei tassi. In questo modo Bper può permettersi di spesare sull’anno fiscale 2023 il costo degli esodi. L’effetto interno ottenuto permette alla banca emiliana di rispettare il cronoprogramma del piano strategico e presentarsi al nuovo anno più efficiente e dunque alleggerita di costi liberando risorse anche per eventuali partite straordinarie. Un’operazione di «pulizia» cui hanno contribuito la cessione ad Amco di 430 milioni di Utp e la chiusura di 500 filiali sulle 600 previste dal piano; le restanti cento cesseranno l’attività probabilmente entro il 2024. Il nuovo anno per Bper si aprirà con un aggiornamento del piano che al momento fissa al 2025 un utile netto a 800 milioni, un rapporto cost-income al 58% e un Cet1 ratio al 13,5%.

Montani, il mandato in scadenza

Ma il 2024 porta con sé anche una scadenza, quella del mandato di Montani che siede sulla poltrona di ceo dal 2021. Sarà lui a fare compiere il salto dimensionale che anche gli azionisti auspicano per la ex popolare di Modena? Certo è che Montani gode di un alto rispetto nei corridoi di Francoforte e ha già portato a casa le integrazioni di CariFerrara, di Carige e dei 500 sportelli di Ubi. Ed è circondato da una prima linea di banker con lunghe esperienze in importanti istituti di credito come è il caso del vice direttore Gian Luca Santi o di Gianni Franco Papa, ex Unicredit, ora consigliere di Bper. Ma il 2024 sarà anche l’anno in cui i riflettori saranno puntati sul Monte dei Paschi. Non è escluso che il Mef, azionista al 39,4% di Siena, limi ulteriormente la propria quota, magari in occasione della chiusura a marzo dei conti del 2023 che dovrebbero registrare un utile superiore agli 1,1 miliardi. La data coincide peraltro con la fine del lockup. A quel punto, alleggerito e con numeri da incorniciare, il Monte potrebbe andare spedito all’altare.L’appeal della banca ieri è stato ancora testimoniato dalla salita al 5,6% indiretto di Barclays.

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