Da un lato del tavolo a Palazzo Piacentini a Roma, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Dall’altra parte, Stellantis, che schiera Davide Mele, responsabile di Corporate Affairs Italia. In mezzo 7 Regioni (Piemonte, Abruzzo, Lazio, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Molise), Anfia e i sindacati di settore - Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm, Ugl, Fismic.
Il primo tavolo permanente per lo sviluppo Automotive istituito dal ministero di via Veneto d’intesa con Stellantis si conclude con molte promesse e altrettanti dubbi. Arrivare ad 1 milione di veicoli - auto e veicoli commerciali - prodotti in Italia è «l’ambizione» della multinazionale Stellantis che ha ribadito «la centralità dell’Italia nella strategia globale del gruppo e la volontà di creare un futuro sostenibile per le attività italiane che hanno già contribuito alla bilancia commerciale italiana con un surplus di 11 miliardi di euro dalla creazione di Stellantis nel 2021». Ma «per raggiungere gli obiettivi finali — specifica Mele —, sono cruciali una serie di fattori abilitanti specifici: come la cancellazione dell’impatto della normativa Euro 7» e «incentivi adeguati per i clienti di veicoli elettrici», per «sostenere il mercato e la competitività industriale di Stellantis e dei fornitori italiani».
Il ministro Urso risponde che si può contare fino al 2030 su 6 miliardi di euro nel fondo per l’Automotive, risorse «da dirigere sia agli incentivi sia sul fronte dell’offerta e quindi per favorire gli insediamenti di altri siti produttivi e la riconversione all’elettrico». Ma «deve aumentare il numero di auto prodotte in Italia, perché nel 2022, l’80% degli incentivi sono andati ad auto prodotte all’estero, non ce lo possiamo consentire». Con 450 mila auto prodotte in Italia e 1,4 milioni di immatricolazioni, secondo Urso va ristretto il delta tra le due cifre. Ma gli incentivi per la rottamazione nel 2024 saranno rinnovati e l’obiettivo è di 1 milione di veicoli Stellantis prodotti all’anno. Perciò bisognerà arrivare «a breve, con tutti gli attori ad un accordo di sviluppo nel nostro Paese», e il tavolo permanente che si riunirà «in maniera continuativa» serve a questo.
Per ora però, si tratta soprattutto di annunci e buone intenzioni e sia le Regioni sia i sindacati chiedono un piano di sviluppo e «più garanzie». Per Michele De Palma (Fiom) «Stellantis non ha ancora risposto alla domande se ha intenzione di fare investimenti o chiudere gli stabilimenti: di fronte all’obiettivo di un milione di veicoli ci sono tutti i lavoratori di tutti gli stabilimenti che continuano ad essere in cassa integrazione, dal 2014 abbiamo perso più di 11.500 lavoratori», quindi «ci sono modelli che garantiscono l’occupazione?, i lavoratori usciranno dalla cassa integrazione?». La Fiom chiede certezze alla multinazionale e che «garantisca ricerca, sviluppo e produzione nel nostro Paese». Anche Rocco Palombella (Uilm) chiede che «si passi dalle dichiarazioni ai fatti concreti, confrontandoci stabilimento per stabilimento», e Fernando Uliano (Fim-Cisl) si augura che «non sia l’ennesimo annuncio, ora è determinante il piano operativo».
Nei giorni scorsi Stellantis ha inviato 15 mila mail ai dipendenti per verificare eventuali uscite volontarie dall’azienda. Intanto però il ministro Urso punta ad attrarre nuovi produttori e a raggiungere 1,5 milioni di veicoli prodotti: «Stiamo lavorando affinché altri si insedino nel nostro Paese», dice. Il prossimo incontro automotive sarà in gennaio con cinque gruppi di lavoro su mercato competitività, componentistica, lavoro e su ricerca, sviluppo e centri di ingegneria.
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07 dic 2023
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