Stellantis: ai soci 23 miliardi in quattro anni, per Exor quasi 3 miliardi di dividendi. Il nodo investimenti

Stellantis: agli azionisti 23 miliardi in tre anni, per Exor quasi 3 miliardi di dividendi. Il nodo investimenti

Il ceo di Stellantis, Carlos Tavares, e il presidente John Elkann

Stellantis è una macchina da soldi per i suoi azionisti. Dalla fondazione nel 2021, il gruppo nato dalla fusione fra Fiat-Chrysler e Peugeot ha distribuito ai soci circa 23 miliardi di euro, sotto forma di dividendi e riacquisti azionari. Exor, primo socio della casa con i 14,9%, ha incassato nel giro di quattro anni una maxi-cedola di quasi 3 miliardi, senza contare i benefici dei buyback effettuati e annunciati da Stellantis. 

La progressione dei dividendi

A vedere i numeri, la progressione è impressionante: va di pari passo con la crescita degli utili, ma di certo stride con l’ampio ricorso del gruppo alla cassa-integrazione in Italia e i continui allarmi lanciati dal ceo Carlos Tavares per la competitività della fabbriche. All’atto della fusione fra Fca e Peugeot, anzitutto, è stato deliberato un dividendo straordinario di 2,9 miliardi a favore dei soli soci dell’ex-Lingotto. Nel 2021, poi, Stellantis ha distribuito un dividendo ordinario di un miliardo, salito a 3,3 miliardi nel 2022 e a 4,2 miliardi nel 2023. Quest’anno, poi, il consiglio di amministrazione presieduto da John Elkann ha proposto il pagamento di una cedola di 1,55 euro per azione, in aumento del 16%, che si traduce in una remunerazione di oltre 4,8 miliardi. Negli anni, poi, i soci hanno potuto beneficiare anche di buyback per 6,5 miliardi che, riducendo il numero di titoli in circolazione, hanno aumentato le partecipazioni dei grandi azionisti e quindi la loro partecipazione agli utili del gruppo. 

Gli incassi di Exor

In qualità di primo azionista, Exor è stata la maggior beneficiaria delle politiche di remunerazione adottate da Stellantis. Nel 2021, fra dividendo ordinario e straordinario, ha incassato 970 milioni, poi 480 milioni nel 2022 e 600 milioni nel 2023. Quest’anno la cedola per la holding degli Agnelli-Elkann dovrebbe sfiorare i 700 milioni. Grazie al suo pacchetto personale di circa un milione di azioni, inoltre, il presidente John Elkann dovrebbe incassare direttamente oltre 15 milioni. Nel frattempo, la partecipazione della cassaforte olandese in Stellantis è cresciuta grazie ai buyback, passando dal 14,4% originario all’attuale 14,9%. Con i nuovi riacquisti per tre miliardi - che, ai prezzi attuali, toglierebbero dal mercato circa 120 mila azioni - la quota di Exor lieviterà ulteriormente e, così, la sua partecipazione ai dividendi.

Il nodo investimenti

Tanta generosità con i soci è andata a scapito degli investimenti sull’elettrificazione e sulla competitività delle fabbriche di Stellantis, spesso criticata da Tavares? Il gruppo mostra in effetti uno dei rapporti più bassi fra vendite e spesa in ricerca e sviluppo (la cosiddetta r&d intensity) nell’industria globale dell’auto. Nel 2022, per esempio, gli investimenti in r&s di Stellantis sono stati pari a 5,2 miliardi a fronte di ricavi per 179,6 miliardi: il rapporto è stato cioè del 2,9%, di gran lunga inferiore rispetto al 6,3% di General Motors, al 5,7% di Mercedes, al 5,1% di Volkswagen e al 4,6% di Renault.  Il ceo del gruppo, Carlos Tavares, ha del resto sempre sottolineato di voler spendere in maniera disciplinata e che non è la quantità di investimenti a fare la differenza ma la qualità delle scelte industriali e strategiche. Resta da vedere se Stellantis avrà fatto quelle giuste per cavalcare la transizione elettrica e per affrontare la concorrenza cinese, così temuta da Tavares.

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