Signa, in bilico l’impero immobiliare di René Benko: debiti per 13 miliardi, fra i creditori anche Unicredit
di Francesco Bertolino
Signa mette in vendita il grattacielo Chrysler di New York. Il colosso immobiliare austriaco è entrato in crisi, schiacciato da 13 miliardi di debiti. Per uscirne e soddisfare le pretese dei tanti creditori, i commissari hanno messo sul mercato le partecipazioni nel settore dei media, il jet privato del fondatore, René Benko, e la quota del 50% detenuta da Signa Holding nell’iconico edificio, posizionato nel distretto di Manhattan e alto 319 metri. Per quanto lucrosa, la sua cessione non sarà probabilmente sufficiente a saldare i debiti della società. Finora 43 creditori hanno avanzato richieste per 1,13 miliardi di euro, ma il buco è destinato a salire.
di Francesco Bertolino
Oltre che sul carisma, del resto, Benko ha costruito il suo impero proprio sul debito. Il magnate austriaco amava dire che solo il Papa e il re d’Inghilterra possedevano palazzi più belli dei suoi. Ora i creditori e gli investitori del miliardario austriaco si stanno però chiedendo con ansia se le sue proprietà fossero davvero così pregiate. La sua Signa Holding ha presentato istanza di insolvenza, schiacciata da un macigno di debiti che, secondo JpMorgan, pesa 13 miliardi di euro. Benko si è dimesso dal consiglio e ha messo in vendita il suo yacht da 64 metri, il panfilo Roma, per 40 milioni. I nuovi vertici di Signa sono ora alla ricerca di compratori per alcuni degli edifici più prestigiosi al fine di soddisfare gli azionisti — fra cui la famiglia Peugeot e Niki Lauda — e soprattutto i tanti finanziatori.
di Andrea Rinaldi
Oltre 120 banche, inclusa l’italiana Unicredit, hanno prestato denaro a Benko, rassicurate dalla garanzia dei suoi immobili di lusso, valutati nell’insieme circa 23 miliardi. La protezione rischia però di rivelarsi meno solida del previsto. Secondo il Financial Times , a marzo Benko ha venduto il 50% dei prestigiosi grandi magazzini KaDeWe di Berlino per 300 milioni, una frazione del valore iscritto nei bilanci di Signa. Quanti altri edifici nel portafoglio sono sopravvalutati? E quali banche li hanno a garanzia dei loro finanziamenti? Difficile rispondere a queste domande.
Il gruppo è infatti organizzato in una serie di scatole, holding e trust, sparse in più Paesi, talvolta paradisi fiscali. Tale labirinto societario rende difficile stimare la sua reale esposizione debitoria. Un’incertezza che agita le autorità di vigilanza. Già da qualche mese, così, la Bce ha invitato gli istituti creditori a svalutare i prestiti concessi a Signa. L’appetito degli investitori per l’edilizia commerciale è ai minimi termini. La diffusione del lavoro da remoto e la volontà delle aziende di risparmiare sugli affitti ha causato un tracollo del mercato globale degli uffici, provocando negli Usa il clamoroso fallimento di WeWork.
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20 dic 2023
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