L’imbarco dei passeggeri dal retro di un aereo (foto Senoner/Unsplash)
I servizi extra acquistati dai passeggeri porteranno quest’anno nelle casse delle compagnie aeree quasi 118 miliardi di dollari di ricavi aggiuntivi, il dato più alto di sempre. In media ogni viaggiatore spenderà oltre 37 dollari, di cui 24 per optional come l’imbarco prioritario, la scelta del posto, il bagaglio in stiva, il pasto a bordo o il collegamento Wi-Fi in alta quota. Mentre la parte restante arriverà dalle operazioni con le carte di credito «personalizzate», la prenotazione degli hotel, il noleggio delle auto o il parcheggio aeroportuale. È quanto stima Jay Sorensen, il presidente di IdeaWorksCompany che da tempo segue il tema e analizza i bilanci dei vettori, in collaborazione con CarTrawler.
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Lo «spacchettamento» del biglietto
Il fenomeno è conseguenza dello «spacchettamento» del biglietto aereo. Quello che un tempo rientrava nella tariffa pagata per volare — come la scelta del posto — con la diffusione delle low cost è diventato un servizio aggiuntivo, da acquistare separatamente, prima sui collegamenti nazionali e internazionali in classe Economy, quindi su quelli di lungo raggio. Da un lato la tariffa media è calata, dall’altro però gli optional sono diventati più costosi, come ha raccontato un’indagine del Corriere a settembre. Chi vuole, per esempio, portarsi un bagaglio a mano sulle low cost deve pagare il pacchetto «imbarco prioritario» che in Italia è raddoppiato rispetto al 2022 ed è triplicato sul 2019.
L’anomalia nel 2022
Rispetto al precedente record del 2019 (109,5 miliardi) l’incremento di quest’anno dei ricavi «ancillari» è del 7,7%. Anche se il picco degli introiti per passeggero — 42,11 dollari — è del 2022. «Ma quello è stato un anno chiaramente anomalo», spiega al Corriere via e-mail Sorensen. «Le compagnie hanno avuto grandi rendimenti grazie a un’impennata della domanda e la pandemia ha modificato i comportamenti di acquisto à la carte», sottolinea. «I viaggiatori hanno acquistato volentieri le comodità extra offerte dall’imbarco anticipato, dai posti con più spazio per le gambe e dai posti assegnati nella parte anteriore della cabina». Per questo «se si elimina il 2022 dalla serie storica si nota una tendenza all’aumento dal 2014».
I tre ricavi extra
Sorensen ricorda che i ricavi extra delle compagnie arrivano da tre «canali». Il primo è quello che vede la spesa diretta del passeggero per acquistare un servizio come, appunto, l’imbarco prioritario o la scelta del posto. Il secondo è rappresentato dalle commissioni sulle vendite dei prodotti legati ai viaggi, come gli hotel,il noleggio auto e le assicurazioni. Il terzo è relativo ai programmi frequent flyer. Per avere un’idea: Delta Air Lines prevede di ricevere nel 2023 circa 6,5 miliardi di dollari da American Express per le miglia emesse ai soci della carta di credito, con l’obiettivo a lungo termine di spingere le entrate a 10 miliardi di dollari entro il 2028.
Il record di Wizz Air e Spirit
A trainare il settore sono, come scritto, le compagnie low cost. Nel semestre aprile-settembre di quest’anno l’ungherese Wizz Air — terza compagnia in Italia — ha registrato 3,05 miliardi di ricavi passeggeri: il 42% dalla vendita degli extra. Nello stesso periodo di tempo Ryanair — primo vettore low cost d’Europa e secondo nel mondo — ha visto i ricavi ancillari rappresentare il 29% dei suoi 8,58 miliardi di euro di entrate. Nell’intero 2022 per l’americana Spirit il 51,5% dei ricavi è arrivato dagli extra.
In Economy e anche Business
Sul tema, a dire il vero, sono sempre più attivi anche i vettori tradizionali. La scelta del posto a pagamento, per esempio, viene introdotta da sempre più aviolinee tant’è vero che ormai in alcuni casi i ricavi extra da questa opzione sono quasi pari a quelli del bagaglio in stiva. Non solo. La segmentazione del biglietto è arrivata a un punto tale da vedere l’introduzione di esborsi ulteriori pure per scegliere poltrone migliori in classe Business. Emirates è stata la prima aviolinea, nel 2019, a introdurre la versione «light». Con Air France e Klm, per esempio, non sono inclusi l’accesso alla lounge, la scelta del sedile prima del check-in o il rimborso.
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Il calo della tariffa base
I ricavi extra sono stati una fonte di guadagno rilevante negli anni del Covid e della ripresa del traffico con tariffe diminuite o aumentate in base alla domanda e alle fluttuazioni dell’offerta. Su base globale secondo la Iata il costo di un biglietto aereo diminuisce anno dopo anno — al netto del contesto di emergenza sanitaria — attestandosi nel 2023 attorno ai 153 dollari (considerando i voli nazionali, internazionali e intercontinentali), gli introiti «ancillari» sono invece progressivamente aumentati da 19 a 37 dollari.
Vendite più sofisticate
Visti i volumi non è che i ricavi ancillari hanno raggiunto il loro limite? Secondo Sorensen il valore complessivo è destinato a crescere per almeno quattro motivi. Il primo: «Una maggiore adozione di tariffe à la carte da parte delle compagnie tradizionali che cercano di emulare il modello dei vettori low cost». Il secondo: «Una gestione più sofisticata dei prezzi per massimizzare il rendimento in modo simile alle tariffe aeree», facendo quindi pagare di più quel servizio nei periodi di picco e in presenza di voli con un’alta domanda. Il terzo: «Migliori pratiche di vendita al dettaglio, in particolare online, per incoraggiare una spesa più elevata». Il quarto: «Una migliore distribuzione delle tariffe attraverso le agenzie di viaggio online come Expedia». Ma l’esperto ritiene che il 50% dei ricavi totali provenienti dagli extra sia il valore più alto possibile per i vettori ultra low cost, «ma in generale vi sono ancora reali opportunità di crescita per le compagnie tradizionali».
lberberi@corriere.it
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24 nov 2023
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