Alitalia, il ricorso (vinto) dai due ex commissari: compensi per 10 milioni di euro

Alitalia, il ricorso (vinto) dai due ex commissari: compensi per 10 milioni di euro Alitalia, il ricorso (vinto) dai due ex commissari: compensi per 10 milioni di euro Uno dei palazzi del quartier generale di Alitalia, a Fiumicino, il 2 maggio 2017 quando è finita in amministrazione straordinaria (foto Ansa)

Tra i creditori di Alitalia ora si aggiungono ufficialmente anche due dei suoi ex commissari ai quali spetterebbero, nel complesso, 10 milioni di euro per i servizi resi durante l’amministrazione straordinaria. Una sentenza del Consiglio di Stato annulla il decreto del ministero delle Imprese e del made in Italy e stabilisce che i professionisti chiamati a conservare al meglio gli asset dell’allora compagnia di bandiera — il professore Stefano Paleari e l’avvocato Daniele Discepolo — non stavano gestendo un’azienda pubblica e che quindi per loro non si applica il tetto alle retribuzioni dei dirigenti (240 mila euro). La cosa curiosa, spiega al Corriere chi segue il dossier, è che quei soldi (che deve sborsare Alitalia) potrebbero ridursi sensibilmente se solo il ministero si sedesse con i due ex commissari per trovare un accordo e chiudere il contenzioso in modo amichevole. Ma questo, da tre anni, non sta accadendo.

I due ex commissari di Alitalia che hanno fatto ricorso: Daniele Discepolo (a sinistra) e Stefano Paleari (foto Imago)
I due ex commissari di Alitalia che hanno fatto ricorso: Daniele Discepolo (a sinistra) e Stefano Paleari (foto Imago)
L’amministrazione straordinaria

Prima facciamo un passo indietro. Il 2 maggio 2017 Alitalia e la sua divisione regional Cityliner finiscono in amministrazione straordinaria dopo che i lavoratori bocciano il piano industriale di rilancio/risanamento proposto dagli azionisti, privati, dell’aviolinea: Midco Spa (che ha il 51%) ed Etihad Airways, il vettore di Abu Dhabi (49%). Il ministero dello Sviluppo economico — guidato da Carlo Calenda, governo Gentiloni — nomina tre commissari per gestire e provare a vendere l’aviolinea tricolore: Luigi Gubitosi, Stefano Paleari ed Enrico Laghi. Nel dicembre 2018 a Gubitosi subentra Daniele Discepolo. Esattamente un anno dopo — con ministro Stefano Patuanelli, governo Conte — i tre commissari vengono sostituiti da Giuseppe Leogrande che ancora oggi gestisce quel che resta di Alitalia (affiancato nel frattempo da Gabriele Fava e Daniele Umberto Santosuosso).

Il decreto contestato

Finita l’esperienza, nel marzo 2020 Paleari e Discepolo inviano al dicastero le richieste di liquidazione dei compensi; circa 7 milioni di euro per il primo, poco più di 3 milioni per il secondo. Il 9 aprile il ministero riconosce ai due commissari l’applicabilità del decreto del 3 novembre 2016 e chiede di calcolare i compensi in tre periodi. Ma in seguito i commissari non ricevono più risposte. A quel punto presentano una diffida al dicastero e fanno ricorso sul silenzio. Nel gennaio 2023 il ministero — diventato delle Imprese e del made in Italy, guidato da Adolfo Urso, esecutivo Meloni — emana un decreto in cui sostanzialmente stabilisce che ai due professionisti si deve applicare il «tetto» massimo previsto per i dirigenti delle società pubbliche: e così, al netto degli anticipi versati in precedenza (240 mila euro a testa), gli attuali commissari devono riconoscere altri 206.383,76 euro a Paleari e 87.933,95 a Discepolo.

I due gradi di giudizio

I vecchi commissari non ci stanno, sostengono che Alitalia ai loro tempi non era un’azienda pubblica e che andrebbero applicate le griglie di calcolo previste dalle norme del 2016 sull’amministrazione straordinaria. Assistiti dagli equity partner Sergio Fienga e Francesco Simoneschi e dal partner Alessandro Crosta — dello Studio Pedersoli — fanno ricorso contro il decreto. Il 13 aprile 2023 il Tar lo respinge e Paleari e Discepolo decidono di appellarsi. Il Consiglio di Stato dà ragione ai due professionisti su diversi punti, non sulla somma che — sostiene — non spetta ai giudici stabilire.

«Non si cambiano le regole»

«La pretesa del ministero di determinare ex post le regole di ingaggio dei commissari si porrebbe in aperto contrasto con il chiaro tenore della norme di cui all’articolo 2, comma 2, dl n. 347 del 2003», scrive la sezione Sesta riferendosi al decreto legge sulle «misure urgenti per la ristrutturazione industriale di grandi imprese in stato di insolvenza». «Il limite ai compensi dei manager pubblici si giustificherebbe con la necessità di limitare la spesa pubblica — prosegue la sentenza —. Esigenza che difetta nel modo più assoluto nella presente fattispecie posto che il pagamento del compenso spetta alle società per le quali costoro hanno svolto tale incarico». E secondo i giudici ai tempi in cui Paleari e Discepolo diventano commissari Alitalia è «sempre stata a proprietà integralmente privata».

La sentenza

I giudici — accogliendo per buona parte l’appello dei commissari — invitano il ministero a «determinare le modalità di liquidazione del compenso», a «liquidare l’importo dovuto» «secondo un criterio di congruità», annullano («per quanto di interesse») il decreto del 5 gennaio 2023 del dicastero, condannano il ministero al pagamento, «a titolo di spese processuali», in favore degli appellanti per complessivamente 6 mila euro. Il Consiglio di Stato respinge la domanda dei commissari di condanna all’«adozione di un nuovo decreto che liquidi i compensi» (7 milioni per Paleari, oltre 3 milioni per Discepolo), ma proprio perché non compete ai giudici decidere la somma: sono le due parti che devono sedersi a un tavolo e discuterne.

I calcoli

Il Corriere ha provato a capire come si arriva a quel valore economico per i compensi. Le modalità di calcolo, non proprio immediate, si basano sul decreto ministeriale del 2016 e tengono conto di «una quota remunerativa delle attività di natura concorsuale e di una quota remunerativa dell’attività gestionale». In generale per ciascun commissario si è calcolato — sia in relazione ad Alitalia che a Cityliner (in questo caso «scontato» al 50%) — l’attivo base al netto dei costi della procedura sostenuti nel periodo di riferimento, l’ulteriore attivo facendo riferimento al saldo di cassa iniziale e alla rimanente parte di proventi finanziari, i costi della procedura sostenuti nel periodo di riferimento e il passivo accertato.

lberberi@corriere.it

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