Unire i puntini. Solo così il disegno si manifesta. Ed è guardando meglio gli indicatori finanziari che si notano cambiamenti già in atto, pur ancora con i tassi d’interesse fermi al 4,5% imposti giovedì 14 dicembre dalla Bce. «Il mercato anticipa Francoforte e gli effetti di un futuro allentamento della politica monetaria si cominciano a intravvedere», sentenzia Antonio Patuelli, numero uno dell’Abi. Prendiamo due indici come l’Euribor a 3 mesi e l’Irs a 10 anni, considera Patuelli. Il primo ha avuto il suo massimo a 4 a metà novembre e giovedì era calato a 3,93 mentre il secondo, impiegato soprattutto per i mutui, ha avuto la punta più alta ai primi di ottobre a 3,52 e giovedì è sceso a 2,59, quasi 100 punti base in meno; il calo è stato progressivo e parimenti i mutui legati all’Irs a 10 anni dovrebbero ridurre il peso delle rate.
Andiamo a vedere il tasso dei Bot a 6 mesi, continua il presidente: ai primi di ottobre toccava 4,05, giovedì era caduto a 3,71. Il tasso dei Btp a 10 anni il 18 ottobre sfiorava i 5, giovedì cadeva a 3,81, oltre 110 punti base in meno. Lo spread tra Btp e Bund era arrivato a 207 a ottobre, venerdì si è ridotto a 169. «La riduzione dello spread non è un dato solo italiano, ma europeo perché il nostro Paese continua ad avere un costo sui rendimenti Bpt a 10 anni superiore a quello di tutti gli altri Paesi, Grecia compresa – osserva il presidente -. Quello che il mercato anticipa, lo anticipa anche nel resto dell’area euro e lo si vede proprio nel titolo principe del Btp decennale».
Prima conclusione dunque per Patuelli: il mercato si è orientato verso una riduzione del costo del denaro e l’ha già messa in pratica per i debitori. E riduce i rendimenti per chi è risparmiatore (i titoli di Stato fanno da benchmark e le banche devono avere prodotti competitivi con quelli del Mef). A questo punto cosa succederà al grande bersaglio delle politiche restrittive dell’Eurotower: l’inflazione? «Il gas venerdì ha perso il 7,4%, a 31,60 euro. Ha avuto una fiammata con lo scoppio del conflitto mediorientale e poi ha cominciato a flettere. Il petrolio pure scende anche se non con la stessa forza. I fattori principali dell’inflazione europea, che sono di importazione come l’energia, sono in discesa e – di nuovo – il mercato lo ha compreso tanto che da qualche giorno in tutta Europa i bancari non stanno più brillando, proprio perché hanno recepito il cambiamento che verrà sui tassi».
Perciò per Patuelli è bene osservare tutti gli indicatori e, nel confrontarli, cominciare a notare segnali molto importanti che si potranno tradurre in rate di mutuo variabile meno pesanti: «Si tratta di un quadro diverso da quello finora raffigurato, imperniato sull’angoscia dei tassi che crescono e sulle difficoltà di imprese e famiglie: le rate dei mutui possono calare in anticipo rispetto alle mosse delle banche centrali europee»
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17 dic 2023
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