Michelle Obama, il sogno impossibile dei dem per rimpiazzare Biden. E Trump già la attacca
L’ex first lady non ha intenzione di entrare in politica: si esporrebbe a un massacro mediatico senza avere la certezza di vincere
Molto nota e molto amata, Michelle Obama è considerata da tanti nel partito democratico l’unico possibile salvagente nel caso in cui la candidatura barcollante di Joe Biden imploda. Ma lei, anno dopo anno, ha sempre escluso categoricamente un impegno politico.
Certo, anche tutti gli altri possibili candidati alternativi, dal governatore della California Gavin Newsom a quella del Michigan, Gretchen Whitmer, negano di voler correre per la Casa Bianca. Ma lo fanno per non indebolire ulteriormente il presidente, non perché non abbiano ambizioni. Michelle, invece, ha dato spiegazioni articolate e convincenti: otto anni alla Casa Bianca sono stati una sofferenza, li ha vissuti come una sorta di detenzione. E poi, come ha detto in tv a Oprah Winfrey, «la politica è dura. Se vuoi farla, devi essere molto determinato, averla nell’anima. E nella mia anima non c’è».
Nonostante ciò, l’ipotesi di un suo impegno torna periodicamente. A gennaio il conservatore New York Post parlò di una sua candidatura tenuta segreta dal clan Obama per non irritare Biden. Smentita immediata, ma tra i progressisti c’era chi continuava a sperare anche perché Michelle in un’intervista si era detta terrorizzata davanti alla prospettiva di un ritorno di Trump alla Casa Bianca. A marzo altre illazioni e una nuova, secca smentita del suo portavoce alla Nbc.
Inevitabile un ritorno di fiamma dopo il dibattito. Il senatore repubblicano Ted Cruz si dice convinto che alla fine il presidente si ritirerà e dà all’80 per cento la scelta di Michelle da parte dei democratici. Trump, invece, nel primo comizio dopo il dibattito di Atlanta, l’ha escluso: «Biden non si ritirerà. È disastroso, ma nei sondaggi Michelle va peggio: vi sembrerà incredibile, ma Joe ha indici migliori».
Scendendo in un campo neutro, quello degli scommettitori, Michelle gode di un certo credito, ma non è considerata una candidatura probabile: dopo Atlanta, sulla piattaforma BetOnline Trump è ancora più favorito, mentre Biden è passato da +130 a +300 (insomma una sua vittoria viene data 3 a 1) mentre Michelle è risalita da 22 a 1 a 16 a 1: meglio di Kamala Harris ma non di Newsom (passato da 25 a 1 a 7 a 1).
E allora? Anche non volendo credere alla sincerità delle sue smentite, la ex first lady rimane una candidata assai improbabile per vari motivi. Il principale: si esporrebbe ad un massacro mediatico da parte di Trump che non sa governare ma è abilissimo nel distruggere: denuncerebbe le pulsioni «monarchiche» di un partito democratico che passa da una dinastia all’altra, dai Kennedy, ai Clinton agli Obama. Poi insinuerebbe che, tra le mura della Casa Bianca, a comandare sarebbe Barack: un terzo mandato di fatto del quale denuncerebbe l’illegalità. Grande spazio, poi, per le teorie cospirative. Già in passato i siti di fan trumpiani hanno diffuso nel web l’ipotesi di una Michelle transessuale (tema sul quale ha ironizzato anche il primogenito di The Donald) mentre verrebbe rilanciata la leggenda di una congiura per la «grande sostituzione»: un disegno mirante a trasformare i bianchi in una minoranza schiacciata da neri e ispanici. Michelle, dipinta a destra come una nera arrabbiata, molto più radicale di Barack, ne verrebbe considerata la regista.
Insomma, Michelle dovrebbe sottoporsi a un massacro mediatico con la prospettiva di andare incontro a una probabile, umiliante sconfitta: nei sondaggi risulta popolarissima, ma in quelli politici — su questo ha ragione Trump — non va meglio di Biden.
La suggestione Michelle, comunque, non scomparirà e non solo perché funziona mediaticamente: in caso di ritiro di Biden, per i democratici sceglierla sarebbe il modo più indolore per risolvere due rebus: individuare un candidato noto in ogni angolo d’America e, soprattutto, evitare che la grande tenda dei progressisti venga lacerata dai conflitti tra le varie anime del partito. La ex first lady, insomma, come leva da tirare in caso d’emergenza. Una leva difficile da sbloccare.