Perché Allegri è furioso con la Juventus: «Senza rispetto e chiarezza, delegittimato con i giocatori»
I motivi della sfuriata di Massimiliano Allegri dopo la Coppa Italia e le tensioni con Giuntoli: l'allenatore ha vissuto le ultime settimane con l’animo diviso fra l’amarezza di lasciare e il sollievo di porre fine a una storia che lo ha lacerato
«Per fortuna tra poco questa situazione sarà conclusa» confida nei giorni scorsi divorato dalla tensione Massimiliano Allegri. Ha vissuto le ultime settimane con l’animo diviso fra l’amarezza di lasciare una squadra che per lui ha rappresentato casa e il sollievo di porre fine a una storia che lo ha lacerato psicologicamente.
Le rivendicazioni di Allegri
Per decifrare la rabbia incontrollata esplosa all’Olimpico, bisogna riavvolgere il nastro e tornare alla passata stagione quando l’inchiesta Prisma ha provocato alla Continassa uno tsunami. L’azzeramento dei vertici societari, la fine dell’era Agnelli, i processi, le penalizzazioni, la classifica passibile di cambiamenti a ogni grado di giudizio: Max non è stato solo l’allenatore che ha conquistato sul campo 72 punti come l’Inter, al lordo della penalità, ma ha rappresentato per i giocatori l’unico punto di riferimento societario presente. Da solo a governare la barca in balia dei marosi, con un management nuovo e poco avvezzo alle dinamiche sportive.
La scelta di Giuntoli
«È stato un miracolo concludere la stagione con quella classifica». Ecco perché a fine campionato si sarebbe aspettato di avere voce in capitolo per la scelta del direttore sportivo: è noto che avrebbe gradito la promozione dall’Under 23 di Giovanni Manna o l’ingaggio dell’amico Giovanni Rossi del Sassuolo. La decisione di John Elkann di affidare il progetto di ricostruzione della Juventus allo scudettato Cristiano Giuntoli lo ha certamente preso in contropiede. Toscani entrambi, non potrebbero essere più diversi. Diplomatico Cristiano, vulcanico Max. Non si sono mai piaciuti, e quindi fidati l’uno dell’altro.
Il mercato di gennaio
Il punto di non ritorno a livello di rapporti si raggiunge nel mese di gennaio, quando la Juventus contende la testa della classifica all’Inter. Max aveva chiesto un centrocampista come Bonaventura o Roberto Pereyra. Per tutta risposta ha in dono l’infortunato Djalò e Carlos Alcaraz. Il 4 febbraio la Juve perde lo scontro diretto con i nerazzurri, i giocatori smarriscono le certezze e in quel periodo Giuntoli incontra a Fiorano Thiago Motta. È praticamente l’inizio della fine e Max lo intuisce. È uomo di mondo, sa che è diritto di una società cambiare l’allenatore se lo ritiene ma avrebbe gradito rispetto, chiarezza.
La delegittimazione di Allegri
Giuntoli in tv parla di Allegri, lo sostiene e rimanda le discussioni sul futuro a fine stagione, in privato con l’allenatore evita l’argomento. Per tenere compatto il gruppo, secondo Max, il dirigente avrebbe dovuto informare anche i giocatori mettendoli davanti alle loro responsabilità: questo è il vostro allenatore fino a giugno, sostenetelo, altrimenti siete a rischio anche voi. Invece Allegri rivendica di aver lavorato per tutto il girone di ritorno completamente delegittimato, di fronte allo spogliatoio. «Quest’anno sono stato io il parafulmine, vediamo chi lo sarà nella prossima stagione».