Allegri e l'addio alla Juventus: l'uomo senza giacca ma con tanti trofei
Ha vinto la Coppa Italia al termine di una stagione complicata con critiche che sono andate anche oltre il dovuto: uomo solo e senza protezione
Via quella giacca, Max Allegri ne ha di roba addosso, perché è pieno zeppo di trofei, ne ha conquistati quattordici (meglio scriverlo anche in numero, come gli assegni: 14) e la sua quinta (5) Coppa Italia. Li tenga, se ci riesce, in braccio, con quell’altra mano stringa con forza quelle mani sicuramente floscie e moscie che non lo hanno protetto, come avrebbero dovuto, considerata la sua carriera (solo questa basterebbe come garanzia), in tutti questi mesi in cui è stato messo in discussione come se fosse un dilettante allo sbaraglio. «E la sua Juve gioca male...». Vero. «E la sua Juve non ha coraggio...». A volte è vero. «Perché il cattivo rapporto con Chiesa?».
Domanda lecita anche questa. Nessuno è intoccabile, soprattutto gli allenatori che guadagnano troppo, anche perché c’è chi li paga (troppo). Giusto criticarli, ma ci si fermi qui, invece con Allegri si è andati oltre, accusando e criticando solo lui, salvando e tutelando un complesso tecnico spesso stonato, perché senza grande talento, una squadra di gran lunga inferiore all’Inter campione d’Italia in largo anticipo. Il fuoco amico come sempre è quello più pericoloso, perché sottile, sorprendente, a volte non occorre nemmeno sparare, è sufficiente non costruire le giuste difese lasciando scoperto e solo chi se la gioca fino in fondo con mestiere, conoscendolo in ogni aspetto.
Anche così si vince la Coppa Italia, con una certa autorevolezza, domando l’Atalanta, spenta e per nulla divertente nel suo atto finale, speriamo che si risvegli in tempo per l’Europa League contro il Bayer Leverkusen. Non solo, Allegri stenta, suda, non cerca lo show, ma va in Champions League. Ora può anche dire o subire l’addio. Anche se il saluto più intenso e bello è stato l’abbraccio con Gasperini, un altro maestro quanto a tecnica: che bella lezione quei due.