Il genetista Dallapiccola sulla pugile Imane Khelif:«Potrebbe avere la sindrome di Morris. È donna ma alcuni aspetti vanno chiariti»
Il luminare della genetica: «Bisogna fissare un livello di testosterone non variabile, è una questione etica. Possiamo spiegare casi clinici, ma le regole toccano a chi dirige lo sport»
Professor Bruno Dallapiccola, lei che è un luminare internazionale degli studi sulla genetica, che idea si è fatto sulla pugile algerina Khelif?
«Una considerazione: è una questione etica. Molto complicata. La scienza può aiutare, ma questo è da tenere presente. Possiamo spiegare casi clinici, ma le regole toccano a chi dirige lo sport».
Torniamo a Khelif.
«Posso avere un’idea relativa, non avendo visto le cartelle cliniche. Da quello che ho visto, potrebbe trattarsi di una persona con sindrome di Morris, cioè una femminilizzazione testicolare. Colpisce una su 30 mila circa».
Che cosa comporta?
«Se, come appunto pare, ha la sindrome di Morris, è una femmina, ma con cromosomi XY, con un testicolo che produce testosterone, di solito rimosso prima della pubertà per evitare complicazioni anche gravi. In questa condizione, ci sono coloro che hanno insensibilità al testosterone, altre solo parziale. Sarebbe da valutare quello».
In che senso?
«Se fosse solo parziale inciderebbe sulla massa muscolare, allora sarebbe da capire se è corretto che nel pugilato possa combattere con le donne. Probabilmente no».

Il professore Bruno Dallapiccola (Imagoeconomica)
Come pensa la abbia Khelif?
«Valutando solo dall’aspetto fisico, direi parziale».
Khelif però non è imbattibile, ai Giochi di Tokyo, per esempio, è stata eliminata ai quarti di finale.
«Il testosterone è un fattore, ma ci vuole anche altro: talento, tecnica, allenamenti».
L’italiana Carini, che ha talento e tecnica, si è ritirata però dopo un paio di colpi in meno di un minuto.
«Credo che in quella gara abbia contato molto l’aspetto psicologico».
Insomma, per lei è giusto che Khelif competa nella categoria femminile?
«Essendoci la divisione fra maschi e femmine, può competere fra le donne. Ma non ci si può fermare a questo».
Si riferisce ai livelli ormonali?
«Occorrerebbe mettere una soglia armonizzante a livello internazionale. Il Cio e le Federazioni dovrebbero fare valutazioni insieme a esperti, ognuno con le sue competenze, e fare delle scelte su un livello fisso e non variabile».
Ma se produzioni maggiori alla media femminile sono congenite o legate a patologie come la sindrome dell’ovaio policistico?
«Chi ha patologie o sindromi come quella citata deve competere con le donne. Da valutare il caso di chi ha un testicolo».
Ma così si può passare dalle categorie maschio/femmina a quelle date dal livello di testosterone?
«Sì, è possibile. Come si vede, ognuno ha un po’ di ragione, per questo è urgente si faccia chiarezza».