Carini non si ritira dal pugilato dopo il match con Khelif alle Olimpiadi: quando tornerà sul ring
Il «ciao ciao» dell'azzurra annunciato ieri da alcuni organi di informazione è una fake news: «Angela ha pronunciato quella frase in un momento di debolezza» fa sapere la federazione. La rabbia del direttore tecnico Renzini: «La nostra peggiore Olimpiade, ma è colpa degli arbitri»
No, non abbandonerà la boxe. L’addio, anzi il «ciao ciao» al ring di Angela Carini annunciato ieri da alcuni organi di informazione è una «fake news, una forzatura o un’interpretazione sbagliata di una frase pronunciata in un momento di debolezza», fa sapere la Federazione italiana che resta completamente al fianco della sua atleta. A soli 25 anni, dopo un periodo di riposo, Angela pianificherà il suo ritorno alle competizioni a inizio settembre.
A 24 ore dalla tempesta mediatica successiva al suo abbandono del match contro Imane Khelif (al momento l’unico del torneo olimpico) la napoletana si asciuga le lacrime, incassa la solidarietà di tifosi e politica italiana, si isola e va a tifare l’ultimo azzurro in corsa nel torneo della boxe, il massimo Diego Lenzi, ieri purtroppo eliminato dal tedesco Raman Nelvie Tiafak. Al netto delle polemiche e dei giudizi su arbitri distratti o modesti (i casi di Irma Testa e soprattutto di Aziz Mouhiidine) la trasferta dei pugili italiani a Parigi, partita con legittime grandi ambizioni, è stata disastrosa.
«Ho ventiquattro anni di esperienza e penso che questa sia stata l’Olimpiade peggiore, soprattutto per gli errori degli arbitri-giudici — prova a spiegare il direttore tecnico Emanuele Renzini — ma non voglio giustificare ciò che non è andato. Tutti però hanno visto quanto siamo stati penalizzati. Spero che la nuova Federazione internazionale, che prenderà in mano la gestione del pugilato mondiale, faccia una seria valutazione sul criterio di giudizio che trovo che non sia adatto per le tre riprese».
Le parole di comprensione e i precedenti
Dal canto suo, prima di chiudersi nel silenzio, Carini ha avuto parole di comprensione verso la sua avversaria («È finita come me in una bufera mediatica senza avere colpe, ed è anche lei una vittima: spero che vinca l’oro») ed ha ripetuto il suo rammarico per non averla salutata dopo il match («Ho sbagliato, punto. Se tornassi indietro non lo rifarei mai più»). Saluto mancato ieri anche dall’uzbeka Turdibekova, sconfitta dopo aver però venduto cara la pelle dalla rivale di Taipei Lin Yu Ting, anche lei atleta con differenze dello sviluppo sessuale ed espulsa dai mondiali dello scorso anno dalla federazione internazionale.
E adesso è il fronte internazionale delle polemiche a rovesciarsi su Carini, rinfrescando la memoria di alcuni episodi del passato agonistico dell’azzurra. In particolare, un video del match di debutto ai Mondiali di Istanbul del 2023 dove l’azzurra, opposta alla forte turca Surmeneli — che poi vincerà il titolo — abbandona il match per un infortunio alla caviglia. Non c’è nulla nei video dei match diffusi sui social che lasci però supporre che Angela abbia simulato l’incidente come sostengono i suoi detrattori sul web.
A sostenere (in modo non disinteressato) la causa di Carini è Sebastian Coe, il numero uno della World Athletics, non a caso promotore del regolamento più restrittivo (e condannato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo) sugli atleti transgender, intersex e Dsd che creò il caso di Caster Semenya. «Quando una federazione ha una politica inequivocabile su un tema così delicato come la nostra — ha spiegato Coe all’apertura delle gare allo Stade De France — i problemi vengono risolti per tempo, senza drammi. Quando questa politica è vaga succede quello che purtroppo sta succedendo nella boxe»