Liste d’attesa, il piano per ridurle: visite serali e nei weekend e stop a «prescrizioni inutili»

«Stiamo lavorando su un altro provvedimento che arriverà nelle prossime settimane e riguarda le liste d’attesa con un'attenzione particolare alle regioni che hanno un’alta mobilità passiva», ha annunciato nei giorni scorsi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.  La notizia era stata anticipata dal ministro della Salute Orazio Schillaci durante un question time alla Camera. Gli obiettivi per quel che riguarda il potenziamento dei centri unici di prenotazione, le assunzioni e lo stop ai gettonisti sono noti, ma i dettagli del piano sono ancora in corso di definizione. Un quadro più chiaro si potrebbe avere a fine aprile quando la commissione, a cui è stato dato l’incarico di seguire il dossier, avrà completato il proprio lavoro. 

Visite serali e nei weekend: tutte le ipotesi

Per ridurre le liste d’attesa una delle ipotesi è quella di tenere aperti ambulatori e laboratori anche nel weekend e di sera, convincendo i medici a fare più straordinari in cambio di incentivi economici. Il problema è che il personale sanitario di straordinari ne fanno già troppi. Per coprire eventuale turni in più quindi servono più medici e infermieri.  Il ministro Schillaci ha  ribadito più volte che il governo intende lavorare su questo partendo dall’abolizione del tetto di spesa per le assunzioni. «Le pregresse manovre di contenimento della spesa, con la sola eccezione della parentesi pandemica, e i vincoli assunzionali hanno determinato inevitabilmente un forte deterioramento delle condizioni di lavoro che ha reso il Sistema Sanitario Nazionale sempre meno attrattivo. Questo determina che, sempre più frequentemente, per garantire la funzionalità minima dei servizi, le aziende del SSN ricorrono a forme di esternalizzazione dei servizi», ha sottolineato di recente il ministro.

Stop a prescrizioni inutili

Un altro aspetto su cui il governo intende intervenire è quello della cosiddetta «medicina difensiva», vale a dire tutte gli esami e gli accertamenti che i medici prescrivono per timore di contenziosi ma che talvolta non sono davvero necessari. «Spesso -  aveva spiegato il ministro a novembre dello scorso anno - i medici prescrivono esami che magari non sono completamente necessari per via delle possibili conseguenze medico-legali. Su questo stiamo lavorando insieme al ministro della Giustizia per cercare finalmente anche di ridurre quelli che sono i rischi legati alla medicina difensiva che pesa probabilmente una cifra importante, quasi 10 miliardi di euro l'anno».

Le risorse andranno direttamente a chi ha le liste d’attesa più lunghe

Quello su cui si sta lavorando, in forma prioritaria, è un monitoraggio puntuale delle prestazioni regione per regione per fare in modo che le risorse che verranno messe a disposizione con il piano vengano effettivamente usate per ridurre le liste d’attesa.  Proprio per questo i fondi potrebbero venire assegnati dal ministero della Salute direttamente alle Asl che hanno più pazienti in coda in attesa di una visita. Per snellire le procedure si ragiona anche sull’unificazione delle agende di tutte le strutture pubbliche e private, in modo che i Cup regionali tramite una verifica in rete di tutte le liste di prenotazione possano smistare le richieste a seconda degli spazi disponibili.

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