Sanità a pagamento per gli italiani all’estero Per le cure del Ssn fino a 1.500 euro all’anno

Far pagare le cure sanitarie (pubbliche) agli italiani che vivono fuori dai confini nazionali e iscritti all’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all'estero. Lo vuole Fratelli d’Italia, che ha depositato una proposta di legge in Commissione Sanità e Affari sociali della Camera, nella speranza di riuscire a raccogliere denaro dai circa 6 milioni di nostri connazionali che vivono all’estero. Attualmente, chi si iscrive all’Aire viene cancellato dalle liste del servizio di assistenza sanitaria locale (ma non perde il diritto all’assistenza ospedaliera e di pronto soccorso quando si trova in Italia). Se la proposta del partito di Giorgia Meloni venisse accolta gli italiani residenti all’estero potranno usufruire completamente del nostro Ssn ma a condizione di aver versato un contributo annuale.

La necessità di fare cassa

Del resto, il governo ha bisogno di fare cassa perché i conti pubblici sono in affanno e la Corte dei conti ha appena fatto sapere che la rimodulazione dei fondi del decreto Pnrr riduce ulteriormente le risorse destinabili alla Sanità, che ancora una volta paga pegno.

Il tavolo tecnico al Mef per stabilire quanto far pagare

Un tavolo tecnico al Mef si è riunito il 15 marzo per tentare di capire quanto si potrebbero far pagare le cure agli italiani all’estero. Secondo i dati Istat il costo medio annuale di un paziente italiano è di tremila euro. Per il deputato di Fdi Andrea Di Giuseppe - come riporta il Sole24Ore - si potrebbe chiedere a un residente all’estero qualcosa come 1.500 euro annui. Meno, insomma, di qualcosa viene chiesto agli stranieri in Italia per più di tre mesi, ai quali Meloni ha alzato il contributo di iscrizione all’Ssn da 387 euro a 2 mila euro annui. Secondo Di Giuseppe, questo farebbe anche emergere (non si capisce però bene in che modo) i due terzi degli italiani che vivono all’estero ma che non si sono mai registrati all’Aire proprio per non perdere la tessera sanitaria e avere le cure senza pagare le tasse.
Sia come sia, nell’improbabile ipotesi che tutti i 6 milioni di italiani residenti all’estero aderissero alla proposta, lo Stato potrebbe incassare ogni anno quasi 9 miliardi di euro. Una vera manna per il governo Meloni.

Rinvio del nuovo tariffario per visite ed esami

Intanto, sempre sul fronte sanitario, si prospetta un nuovo rinvio (a fine giugno o, forse, al 30 settembre) delle nuove tariffe per la specialistica ambulatoriale. «Sul rinvio del provvedimento relativo al nuovo nomenclatore tariffario ci stiamo ragionando», ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci, a margine di un evento sulla Sanità a Roma. «Credo csia importante avere in qualche caso delle tariffe più adeguate a quelle che sono oggi la realtà quotidiana. Credo che rinvieremo il provvedimento in accordo con le Regioni», ha concluso il ministro.

Odine dei medici: «Il nuovo tariffario deve dare valore ai professionisti»

E sul nuovo tariffario è intervenuto anche il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, che ritiene che, dopo averci lavorato per anni, il nuovo nomenclatore, in alcuni casi, mantiene invariate al 1996 le tariffe per le prestazioni, in altri le diminuisce.. «Al di là delle possibili e pur gravi ripercussioni», spiega Anelli, «sull'erogazione delle prestazioni stesse da parte delle strutture, sui rinnovi contrattuali dei medici dell'ospedalità privata, sui rimborsi dei liberi professionisti da parte delle assicurazioni, quello che ci interessa rimarcare è che così si sminuisce il valore della professione. Il costo irrisorio attribuito alle prestazioni è un riflesso del valore che, in generale, si attribuisce ai professionisti che tali prestazioni, di natura intellettuale, forniscono. E questo ha ricadute in molti campi, non ultimo quello della violenza contro i medici: se il tuo sapere vale poco, non ti devo alcun rispetto». 
Per questo i medici si rivolgono al ministro Schillaci: il rilancio del Ssn «passa necessariamente attraverso una maggiore valorizzazione della professione medica. I medici oggi denunciano prezzi di riferimento per la loro attività sempre più bassi, tali da portarli sempre più ad abbandonare il Servizio sanitario e ad andare a lavorare nel privato o all'estero. La rivisitazione del nomenclatore chiesta in questi giorni ci porta a considerare come necessario un intervento sulle prestazioni dei professionisti intellettuali».

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