Mutui ancora più cari, i tassi sono saliti al 4,72%. Cosa faranno la Fed e la Bce

Mutui ancora più cari, i tassi sono saliti al 4,72%. Cosa faranno la Fed e la Bce Mutui ancora più cari, i tassi sono saliti al 4,72%. Cosa faranno la Fed e la Bce Jerome Powell , presidente Fed

Continuano ad aumentare i tassi di interesse sui mutui: a ottobre sono saliti al 4,72%, incluse le spese accessorie (tasso annuale effettivo globale o Taeg), dal 4,65% di settembre, secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia pubblicati ieri. In lieve calo invece il Taeg sulle nuove erogazioni di credito al consumo, al 10,46% dal 10,52 nel mese precedente. È un nuovo record e bisogna tornare al gennaio del 2009, nel pieno della grande crisi finanziaria globale per trovare un Taeg maggiore, allora pari a 4,91 (4,9077), sostiene l’Unione nazionale consumatori, ricordando che rispetto a ottobre 2022, l’incremento è di 1,49 punti percentuali e del 2,93% sull’ottobre 2021.

Il rincaro degli interessi sui mutui pesa soprattutto su chi ha scelto un finanziamento a tasso variabile per comprare casa: quasi 200 mila famiglie non sono riuscite a rimborsare una o più rate nell’ultimo anno segnala un’indagine commissionata da Facile. it. Il rapido rialzo dei tassi di interesse, che la Bce ha portato da zero fino al 4,5% per fermare l’inflazione, arrivata al picco del 10,6% in media nella zona euro, ha provocato un brusco aumento del costo dei mutui. Da gennaio 2022 a oggi le rate sono cresciute fino al 65%, con un aggravio complessivo di oltre 3.100 euro, calcola l’indagine di Facile.it, rilevando che, tra chi ha un mutuo a tasso variabile, quasi uno su due ha dichiarato che potrebbe avere seri problemi con i pagamenti se le rate rimarranno a lungo su questi livelli.

Gli occhi sono puntati sulle banche centrali. Dopo la pausa alla stretta della Bce nell’ultima riunione di politica monetaria di fine ottobre, l’inflazione a novembre è scesa, a sorpresa, più delle attese, al 2,4% nella zona euro, secondo la stima preliminare. Nelle previsioni di settembre la Bce indica l’inflazione al 3,2% per tutto il 2024, per poi vederla scendere al 2,1% solo nel 2025. Come se la stretta monetaria fosse stata più deflattiva del previsto. Ecco perché molti scommettono ora in un taglio dei tassi che potrebbe arrivare prima di quanto la presidente della Bce, Christine Lagarde, sia disposta ad ammettere. Forse già il prossimo marzo. Perciò domani, in occasione dell’ultima riunione di politica monetaria dell’anno, se è scontata una nuova pausa sui tassi, gli investitori ascolteranno con attenzione le parole di Lagarde durante la tradizionale conferenza stampa.

Oggi toccherà invece alla Federal Reserve. A dispetto di dieci rialzi consecutivi dei tassi, saliti fino al 5,25-5,5% negli Stati Uniti, il Pil americano è cresciuto del 5,2% nel terzo trimestre, mentre la corsa dei prezzi è in frenata, con l’indice in ribasso dal 3,2 al 3,1% a novembre. Un dato che ha spinto la segretaria del Tesoro, Janet Yellen, a parlare di «un atterraggio morbido», intendendo che «l’economia continua a crescere, il mercato del lavoro rimane forte e l’inflazione scende». Si prevede quindi che la Fed mantenga i tassi invariati per la terza riunione consecutiva, cercando di capire dalle parole del presidente Jerome Powell la tempistica di un prossimo taglio dei tassi anche sull’altra sponda dell’Atlantico.

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