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Se è vero che le nostre economie (e dunque le nostre vite) dipenderanno sempre di più dalle tecnologie — qualcuno nutre ancora dei dubbi? — dove vengono prese le decisioni sul nostro futuro? L’Onu non è una scatola vuota, ma non è un mistero che i suoi rituali siano spesso obsoleti, inadatti ad affrontare la velocità dei cambiamenti tecnologici con i dibattiti infiniti volti a dare ragione a tutti. E dunque a nessuno. Uno dei momenti in cui vengono condivise delle visioni strategiche è, per esempio, il TTC, acronimo che sta per Trade Technology Council, che si sta tenendo in questo scampolo di settimana, tra oggi e domani, a Leuven, in Belgio.
- Tra i partecipanti ci sono la vicepresidente della Commissione europea, Margrethe Vestager e il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Non due persone di secondo rilievo. Ma, facile notarlo, non i due vertici: Ursula von der Leyen e Joe Biden saranno impegnati altrove. Tra gli argomenti sul tavolo ci saranno questioni chiave da condividere, a partire dalla sfida tecnologica delle infrastrutture di telecomunicazioni 6G (utile ricordare che sul tema 5G la Cina era arrivata prima e ai tempi del primo Donald Trump si era scatenata una guerra commerciale) e dalla regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Per non parlare dei microprocessori, vera spina nel fianco dell’Occidente.
- Peccato che, probabilmente, sarà l’ultimo incontro del TTC, non confortante se si pensa che era nato solo nel 2021. Un dettaglio storico aiuta a capire quali nubi si staglino sul TTC e dunque, di fatto, su noi europei. La necessità di un momento di incontro tra le due sponde storiche dell’Atlantico, tra vecchio e nuovo mondo, era nata con la Vestager stessa nel 2020. Una data simbolo per tutti: piena pandemia. Qualcuno ricorderà il chip shortage, la carenza di chip che aveva messo in stallo diverse industrie (ormai anche le lavatrici non funzionano senza), o, ancora, la crisi del Canale di Suez. Per non parlare in generale della carenza delle cosiddette materie rare e strategiche per l’Europa (non solo le terre rare, ma anche il litio per le batterie e la gomma!). Ma, appunto, chi c’era alla Casa Bianca allora? Donald Trump.
- In breve l’Europa aveva dovuto attendere un democratico come Biden per (ri)avviare le relazioni con gli Usa sui temi chiave (anche qui utile ricordare che Trump aveva negato il riscaldamento globale e sospeso gli accordi di Parigi con cui si dovrebbe limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi. Sapete a quanto siamo già? +1,4 gradi). Dunque in questi pochi anni il TTC era diventato il luogo dove stringere i bulloni almeno delle grandi strategie condivise su tecnologie e sostenibilità. Ma se Trump tornerà alla Casa Bianca il rituale finirà qui. Il suo elettorato non è certo la nuova aristocrazia e nemmeno la borghesia sorta sui benefici della tecnologia. Se resterà Biden bisognerà vedere.
- Perché nel frattempo il mondo è cambiato: l’aggressione russa all’Ucraina e anche le tensioni geopolitiche in tutta l’area intorno alla Striscia di Gaza ci hanno riportato in una globalizzazione fredda. Dove i commerci continuano. Le tecnologie vengono sviluppate lo stesso. Ma in clima è sempre più simile a quella di un mondo bipolare.
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