In California un colpo facile facile da 30 milioni di dollari America-Cina del 4 aprile

America-Cina Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera
testata
Giovedì 4 aprile 2024
Terremoto il giorno dopo
editorialista di michele farina

Scosse e soccorsi a Taiwan, truppe giapponesi nelle Filippine, tecniche «irachene» dei russi in Ucraina, uno scrittore e l’anima di Israele, tecnologia e futuro al TCC, la nuova puntata del podcast sul nostro super viaggio in Europa (acrobati tra Praga e Parigi), Google studia un abbonamento, Washington studia un baratto con gli Houthi nel Mar Rosso, in California un colpo facile facile da 30 milioni di dollari, le presidenziali in Slovacchia (perché contano), Rahul Gandhi si candida (alla sconfitta) in India, il punto sulla deforestazione nel mondo, l’omicidio di una donna coraggiosa in Messico, le stragi in Etiopia, le guerre senza confini e gli uomini (non così) forti, gli ultimi numeri della pandemia, la Casa Bianca calcola il fuso orario della Luna, il paradosso dei gatti su Internet: tanto famosi quanto sconosciuti.

Buona lettura.

La newsletter America-Cina è uno dei tre appuntamenti de «Il Punto» del Corriere della Sera. Potete registrarvi qui e scriverci all’indirizzo: americacina@corriere.it.

1. Taiwan si rialza
editorialista
di guido santevecchi

Si definiscono scosse di assestamento, ma le frustate che si susseguono sulla costa orientale di Taiwan hanno la forza di nuovi terremoti: da ieri sono già state oltre 300, molte hanno superato i 5 gradi Richter e alcune secondo gli esperti toccheranno i 6,5 e anche i 7 gradi di magnitudine nei prossimi tre o quattro giorni. Il sistema di risposta dell’isola è tra i migliori del mondo e questo spiega perché nella zona di Hualien, colpita mercoledì 3 aprile dall’evento sismico più violento degli ultimi 25 anni, il numero dei morti sia stato contenuto a 9, i feriti circa 1.000 e i palazzi crollati o gravemente danneggiati siano stati «solo» 48.

  • Al momento la situazione sembra più preoccupante fuori dalla città di Hualien, tra i monti e le gole della contea. Il terremoto ha causato una serie di smottamenti che hanno fatto cadere enormi masse di terra e rocce su strade e ponti. «Le rocce piovevano come proiettili», ha detto un sopravvissuto. Sono stati liberati dai bulldozer decine di turisti che si erano rifugiati all’interno di gallerie stradali e altri che erano rimasti intrappolati dallo sbriciolamento della carreggiata. Soccorsi con gli elicotteri anche circa 80 minatori. Ieri la protezione civile taiwanese aveva contato circa 100 dispersi, molti dei quali sono stati recuperati, ma questa mattina il numero delle persone isolate è salito a 646, perché la rete telefonica ha ripreso a funzionare e nella zona montuosa sono stati rilevati segnali dei telefonini. Circa 600 mancanti all’appello sono nel Parco nazionale di Taroko, registrati nell’albergo Silks Place Taroko: secondo i responsabili dei soccorsi non sono in pericolo ma solo bloccati e aspettano di essere raggiunti ed evacuati.
  • Preoccupa invece l’assenza di notizie da un gruppo di circa 40 dipendenti del Taroko e turisti che mercoledì stavano attraversando una gola tra i monti su cinque pullmini: uno è stato centrato dalla pioggia di massi. Mancano notizie anche da gruppetti di escursionisti che si muovevano a piedi. Nella città di Hualien, epicentro del terremoto, molti dei 100 mila abitanti aspettano che lo sciame sismico si esaurisca e sperano di poter rientrare a casa. Non tutti potranno. Gli edifici che si sono piegati senza crollare dovranno essere abbattuti.
  • La tv taiwanese sta seguendo in diretta le operazioni intorno all’Uranus Building, un edificio rosso di 10 piani che ospitava negozi e appartamenti: si è inclinato a 45 gradi e minaccia di rovinare su un palazzo di fronte rimasto invece intatto. Si lavora con le ruspe per ammassare ghiaia e rocce sul fianco piegato dell’Uranus e puntellarlo. È all’interno di quel blocco che ha perso la vita una delle 9 vittime di Hualien: era una insegnante che si era salvata dalla prima scossa di 7,4 gradi ma era rientrata per prendere il gatto rimasto chiuso dentro ed è stata sorpresa dalla seconda scossa di 6,5 gradi.
2. Viaggio in Europa: Praga, Parigi e gli acrobati della guerra

Rostislav «Rosta» Novák, il fondatore e direttore artistico della compagnia teatrale Jatka78, il 24 febbraio di due anni fa era nella sua casa di Praga col Covid. «Ero sconvolto, volevo dare una mano, allora mi sono messo a cercare online le compagnie circensi in Ucraina e ho trovato che a Kiev c’è una grande accademia. Ho scritto via mail a tutti, dal direttore in giù. Il giorno dopo, il 25 febbraio, ho ricevuto un sms dalla vicedirettrice, Nina Araya: “Sono chiusa in un rifugio antiaereo, ogni aiuto è benvenuto. cosa puoi fare per noi?”». Da lì è stato tutto veloce: «All’inizio di marzo abbiamo accolto 34 studenti. Il più giovane aveva 14 anni». Tra loro Ivan, 19 anni, che vuole fare il giocoliere e Katrina, 18, che sogna di diventare acrobata.

imageKatrina e gli altri si allenano a Praga

  • Li abbiamo incontrati nella palestra in cui si allenano per la seconda puntata della serie «Questa è l’Europa».
  • I conflitti alle porte della Ue – in Medio Oriente e in Ucraina – si fanno sentire più che altrove in due Stati dell’Unione. La Repubblica Ceca è il Paese che ha accolto più profughi ucraini rispetto alla sua popolazione: a Praga continuano i sogni interrotti a Kiev, ma ci sono anche problemi di integrazione e gli uomini ucraini, sfuggiti alla leva, sono guardati con sospetto dai connazionali emigrati. La Francia – nostra tappa di domani – ospita le più numerose comunità musulmana ed ebraica: le tensioni di Gaza rischiano di riverberare qui, ma al tempo stesso il conflitto è lontano da una quotidianità fatta di convivenza nelle banlieue.
  • Qui potete ascoltare il podcast «Parigi, Praga. La guerra in casa».
3. I russi come i terroristi sunniti in Iraq
editorialista
di lorenzo cremonesi
inviato a Kiev

Due riflessioni su ciò che sta accadendo nella guerra della Russia contro l’Ucraina. I droni di Mosca tornano a colpire Kharkiv con la tecnica killer del secondo raid mirato a uccidere i soccorritori. Era già accaduto a Odessa tre settimane fa con 21 morti. Il primo colpo uccide e ferisce i civili in centro città. Accorrono ambulanze e vigili del fuoco. Proprio mentre le squadre stanno estraendo la gente dalle macerie, arriva il secondo attacco che fa scempio di tutto ciò che trova. Risultato: questa mattina a Kharkiv sono morti tre soccorritori e almeno un civile, i feriti sono una dozzina. È la stessa strategia che adottavano i terroristi sunniti in Iraq dopo l’invasione americana del 2003. Due autobomba venivano fatte esplodere pochi minuti una dall’altra con il preciso intento di aumentare il panico e bloccare i servizi civili di aiuto.

  • Seconda riflessione: la mancanza di volontari nell’esercito ucraino. Tra i soldati di Zelensky è in corso un profondo mutamento sociologico. Ai volontari della prima ora, che con uno slancio generoso si proponevano in difesa del Paese contro gli aggressori russi, si stanno via via sostituendo i richiamati alla leva che non vorrebbero fare i soldati. Le conseguenze sono evidenti: si combatte per dovere, ma senza lo spirito d’iniziativa e la volontà di resistere con ogni mezzo come era prima. Si spiega anche così la decisione del presidente di firmare il decreto che abbassa l’età dalla naja da 27 a 25 anni. Servono soldati e il numero maggiore deve sopperire alla mancanza di motivazione.
4. Assaf Gavron: «L’attacco ai cooperanti e l’anima di Israele»
editorialista
di andrea nicastro
inviato a Gerusalemme

Nel suo romanzo «La Collina» (Giuntina, 2015) Assaf Gavron parla dei coloni come uno dei principali ostacoli alla pace e non ha mai nascosto di essere agli antipodi rispetto al governo Netanyahu. Eppure non voleva dare questa intervista sull’errore dell’esercito israeliano.

imageLo scrittore israeliano Assaf Gavron

  • «Cosa posso dire di sette cooperanti uccisi?», ha scritto su WhatsApp. Forse che Israele sta perdendo la sua anima, l’ho provocato. «Intende che ha mantenuto l’anima immacolata mentre uccideva arabi per sei mesi e adesso che ha ucciso 7 occidentali l’ha persa?». Ha accettato l’intervista.
  • Cosa c’è di diverso nella morte dei cooperanti rispetto alla media di cento gazawi uccisi al giorno? «Quasi nulla. Sono tutte persone innocenti. È un po’ ipocrita sentire più dolore per loro. Però non flagelliamoci. Ogni giorno gli attacchi israeliani sono criticati». È in imbarazzo sapendo che il leader palestinese Mustafa Barghouti ha detto che il mondo si dovrebbe vergognare di questa reazione così diversa? «No. Lo penso anch’io. Ho solo usato un’espressione più sfumata parlando di ipocrisia, ma è una differenza semantica, non sostanziale»... (qui l’intervista completa).
5. Gli Usa propongono un baratto agli Houthi
editorialista
di guido olimpio

Israele ha accentuato le contromisure elettroniche nel centro e nel nord del Paese, un’attività per disturbare eventuali attacchi missilistici. Continuano, infatti, le speculazioni sulla possibile rappresaglia iraniana all’uccisione di tre alti ufficiali dei pasdaran a Damasco. Gli esperti hanno formulato ipotesi diverse, compresa quella di uno strike missilistico. Lo Stato Maggiore ha sospeso le licenze per i soldati ed ha richiamato alcuni reparti di riservisti.

  • Intanto nel sud dell’Iran guerriglieri appartenenti ad una fazione del Baluchistan (Jaysh al Adl) hanno attaccato installazioni militari in due città, a Rask e Chabahar. Un’incursione complessa, con presa di ostaggi. Segnalate perdite tra i guardiani della rivoluzione e nelle file degli assalitori. La seconda località merita una citazione in quanto ospita una base per droni a lungo raggio, mezzi impiegati forse per colpire naviglio nell’Oceano Indiano.
  • Gli Usa avrebbero proposto un baratto agli Houthi yemeniti: se smettete di attaccare le navi in Mar Rosso vi togliamo dalla lista nera del terrorismo. Un’offerta giudicata un errore da alcuni commentatori in quanto rischia di essere un premio per gli aggressori. Ma per la diplomazia è una soluzione pragmatica ad una crisi sempre grave e con un impatto economico alto.
6. Guerre senza confini
editorialista
di antonio polito

La sovranità territoriale, uno dei feticci dello Stato-Nazione, è ormai abitualmente violata, ignorata, calpestata. I confini, simbolo di quella sovranità, vengono varcati da carri armati e proiettili d’artiglieria, scavalcati dai raid aerei e dai droni, «bucati» con le scorribande e gli atti di terrorismo (...).

imageI nazisti invadono la Polonia nel 1939

  • Nel Novecento il conflitto armato era l’estrema risorsa della sovranità, la sua propaggine finale e definitiva: chi vedeva violata la propria, dichiarava guerra all’avversario. Il più forte vinceva, e stabiliva alle sue condizioni la nuova legalità internazionale. Dopo il secondo terribile conflitto mondiale, scoppiato — ricordiamolo — in seguito alla violazione dell’integrità territoriale della Polonia, si tentò di cambiare questa situazione... (qui l’articolo completo).
7. Tecnologia e futuro: sarà l’ultimo TTC?
editorialista
di massimo sideri

Se è vero che le nostre economie (e dunque le nostre vite) dipenderanno sempre di più dalle tecnologie — qualcuno nutre ancora dei dubbi? — dove vengono prese le decisioni sul nostro futuro? L’Onu non è una scatola vuota, ma non è un mistero che i suoi rituali siano spesso obsoleti, inadatti ad affrontare la velocità dei cambiamenti tecnologici con i dibattiti infiniti volti a dare ragione a tutti. E dunque a nessuno. Uno dei momenti in cui vengono condivise delle visioni strategiche è, per esempio, il TTC, acronimo che sta per Trade Technology Council, che si sta tenendo in questo scampolo di settimana, tra oggi e domani, a Leuven, in Belgio.

  • Tra i partecipanti ci sono la vicepresidente della Commissione europea, Margrethe Vestager e il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Non due persone di secondo rilievo. Ma, facile notarlo, non i due vertici: Ursula von der Leyen e Joe Biden saranno impegnati altrove. Tra gli argomenti sul tavolo ci saranno questioni chiave da condividere, a partire dalla sfida tecnologica delle infrastrutture di telecomunicazioni 6G (utile ricordare che sul tema 5G la Cina era arrivata prima e ai tempi del primo Donald Trump si era scatenata una guerra commerciale) e dalla regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Per non parlare dei microprocessori, vera spina nel fianco dell’Occidente.
  • Peccato che, probabilmente, sarà l’ultimo incontro del TTC, non confortante se si pensa che era nato solo nel 2021. Un dettaglio storico aiuta a capire quali nubi si staglino sul TTC e dunque, di fatto, su noi europei. La necessità di un momento di incontro tra le due sponde storiche dell’Atlantico, tra vecchio e nuovo mondo, era nata con la Vestager stessa nel 2020. Una data simbolo per tutti: piena pandemia. Qualcuno ricorderà il chip shortage, la carenza di chip che aveva messo in stallo diverse industrie (ormai anche le lavatrici non funzionano senza), o, ancora, la crisi del Canale di Suez. Per non parlare in generale della carenza delle cosiddette materie rare e strategiche per l’Europa (non solo le terre rare, ma anche il litio per le batterie e la gomma!). Ma, appunto, chi c’era alla Casa Bianca allora? Donald Trump.
  • In breve l’Europa aveva dovuto attendere un democratico come Biden per (ri)avviare le relazioni con gli Usa sui temi chiave (anche qui utile ricordare che Trump aveva negato il riscaldamento globale e sospeso gli accordi di Parigi con cui si dovrebbe limitare l’aumento della temperatura a 1,5 gradi. Sapete a quanto siamo già? +1,4 gradi). Dunque in questi pochi anni il TTC era diventato il luogo dove stringere i bulloni almeno delle grandi strategie condivise su tecnologie e sostenibilità. Ma se Trump tornerà alla Casa Bianca il rituale finirà qui. Il suo elettorato non è certo la nuova aristocrazia e nemmeno la borghesia sorta sui benefici della tecnologia. Se resterà Biden bisognerà vedere.
  • Perché nel frattempo il mondo è cambiato: l’aggressione russa all’Ucraina e anche le tensioni geopolitiche in tutta l’area intorno alla Striscia di Gaza ci hanno riportato in una globalizzazione fredda. Dove i commerci continuano. Le tecnologie vengono sviluppate lo stesso. Ma in clima è sempre più simile a quella di un mondo bipolare.
8. Non è il potere a fare l’uomo forte

Non è poi detto che siamo davvero nell’era degli uomini forti, come invece si dice da un po’ di tempo. Certo, la democrazia nel mondo sta facendo passi indietro: il 2023 è stato il diciottesimo anno nel quale le libertà civili sono peggiorate. Secondo l’analisi di Freedom House, 52 Paesi hanno visto diminuire i diritti politici mentre in 21 sono migliorati. La statistica ci dice che il pianeta è un luogo meno piacevole di venti anni fa.

  • Oltre ai numeri, però, ci sono tendenze e fatti politici che raccontano una realtà meno univoca... (qui l’articolo completo).
9. Presidenziali slovacche, cosa c’è in gioco
editorialista
di alessandra muglia

Il presidente della Repubblica deve essere un contrappeso istituzionale al governo oppure un suo collaboratore? Dalla risposta che si daranno gli elettori dipenderà chi sarà il nuovo presidente della Slovacchia. Un Paese piccolo (5,7 milioni di abitanti), ma tutt’altro che irrilevante nella compagine europea. La Slovacchia, da sempre sospesa tra Est e Ovest, con il ritorno al potere del populista Robert Fico, sei mesi fa, si è sbilanciata verso la Russia: il premier slovacco è stato ribattezzato il piccolo Orbán per il suo no agli aiuti militari all’Ucraina e alle sanzioni a Mosca (oltre che per gli attacchi alla libertà dei media e all’indipendenza dei giudici: ha persino abolito l’ufficio del procuratore speciale che segue casi legati alla corruzione, e ha cercato di abbreviare i termini di prescrizione su una serie di crimini, iniziativa che lo proteggerebbe da alcune indagini.).

imageBratislava

  • Al ballottaggio di sabato si sfidano due candidati che viaggiano in direzioni opposte: da una parte c’è l’ex premier Peter Pellegrini, oggi alleato di governo di Fico, diretto verso l’orbita filo-putiniana; dall’altra il liberale Ivan Korcok, ex ministro degli Esteri ed ex ambasciatore (negli Stati Uniti, in Germania e in Svizzera). E se al primo turno ha vinto con un margine del 5,5% il candidato dell’opposizione liberale europeista, al ballottaggio la corsa si preannuncia serrata: Korcok ha infatti poche speranze di attirare il voto del terzo partito, i nazionalisti di Sns, raggruppati attorno all’ex capo della Corte Suprema, il filorusso Stefan Harabin, che ha incentrato la sua campagna elettorale contro Nato e Ue. Il presidente in Slovacchia non ha poteri esecutivi, è una carica per lo più simbolica ma può opporre il veto alle leggi e indirizzare il dibattito pubblico: se Pellegrini dovesse spuntarla, toglierebbe quindi alla Ue uno strumento per fare pressioni su un premier ritenuto filo-russo e anti-europeista.
10. Truppe giapponesi nelle Filippine?
editorialista
di samuele finetti

Stretta di mano dopo stretta di mano, accordo dopo accordo, gli Stati Uniti e i suoi alleati nell’Asia orientale rafforzano la propria collaborazione militare per fronteggiare una Cina sempre più aggressiva, in particolare nel Mar Cinese meridionale. L’ultima novità, annunciata questa notte dall’ambasciatore filippino a Washington e riportata dal Financial Times, è che Manila sta discutendo con Tokyo circa la possibilità che truppe nipponiche vengano inviate nel Paese del Sudest asiatico. L’ «accordo di accesso reciproco» riguarderebbe anche esercitazioni militari congiunte e cooperazione sull’addestramento, oltre che pattugliamenti marittimi congiunti con gli Stati Uniti.

  • La firma è prevista per le prossime settimane. Nel frattempo, il 12 aprile, è in programma un trilaterale a Washington tra Joe Biden, il premier giapponese Fumio Kishida e il presidente delle Filippine Ferdinand Marcos Jr. Dovrebbe essere l’occasione per annunciare «il rilancio più significativo» dell’allenza tra Usa e Giappone in più di mezzo secolo. Il giorno dopo, Marcos e Biden si incontreranno di nuovo alla Casa Bianca. Lo scorso anno, Stati Uniti e Filippine siglarono un accordo che ha «aperto» altre quattro basi militari dell’arcipelago ai soldati americani. A novembre, invece, Marcos e Kishida hanno stretto un’intesa per la fornitura di radar navali militari nipponici a Manila e hanno avviato i colloqui ora alle fasi finali. Ma c’è un giallo dell’ultima ora.
  • In risposta a un primo articolo dell’FT, il ministero degli Esteri di Tokyo ha diffuso una nota che precisa i termini dell’accordo: «La firma rafforzerà la collaborazione tra le truppe dei due Paesi, ma non stiamo discutendo circa dispiegamenti stabili di forze giapponesi nelle Filippine». Più probabile, dunque, che le truppe nipponiche vengano inviate temporaneamente, per prendere parte a esercitazioni congiunte. L’ambasciatore ha anche rivelato che presto saranno siglati altri due accordi: uno per mettere a punto pattugliamenti costanti da parte di Usa, Giappone e Filippine nel Mar Cinese meridionale, dove la guardia costiera e la milizia marittima cinesi hanno condotto azioni a danno di imbarcazioni filippine; e uno per la condivisione di materiale d’intelligence tra Washington e Manila.
11. India: Gandhi scende in campo (tra i bond elettorali)

(Alessandra Muglia) Nel giorno in cui Rahul Gandhi annuncia ufficialmente la sua discesa in campo nelle più grandi elezioni della storia, è uscito il sondaggio che pronostica per il suo partito, il Congresso, il livello più basso di sempre: soltanto 38 seggi su 543 in Parlamento (ancora meno dei 44 ottenuti nel 2019); all’opposto, per la coalizione guidata dal partito al governo, il Bjp del premier Narendra Modi, viene prevista la conquista di quasi tre quarti degli scranni. L’indagine però è stata condotta - per ABP News - a marzo, quando ancora non erano stati rivelati i nomi dei grandi donatori della campagna in corso attraverso i bond elettorali.

imageRahul Gandhi

  • La Corte Suprema indiana ha costretto la banca statale che li emette a rivelarli e dalla pubblicazione dei registri di destinatari e acquirenti di queste obbligazioni è emerso che non solo le aziende indiane hanno fatto donazioni proprio mentre ricevevano importanti contratti governativi, ma che quasi la metà delle 30 maggiori aziende donatrici si trovava ad affrontare indagini governative nel periodo in cui acquistava i bond. La conclusione inquietante a cui sono giunti gli osservatori politici indiani è che o i titani del business indiano hanno regolarmente cercato di corrompere per uscire dai guai, oppure il governo controllato dal Bjp ha utilizzato le agenzie investigative per estorcere loro denaro. Mentre i 960 milioni di elettori del Paese si preparano per un’elezione nazionale cruciale, queste rivelazioni hanno acuito i timori che il meccanismo dei bond elettorali abbia consentito un quid-pro-quo tra aziende e partiti politici, creando un’ondata di estorsione e corruzione. In particolare è emerso che tutti i 10 principali donatori aziendali indagati dalle forze dell’ordine negli ultimi cinque anni hanno pagato il Bjp.
  • «Se l’opposizione ritiene che stiamo abusando delle agenzie centrali, dovrebbe rivolgersi ai tribunali invece di gridare allo scandalo davanti ai media», ha reagito il portavoce del partito. «Siamo il partito più grande del Paese, quindi è ovvio il motivo per cui sempre più persone scommettono su di noi». Se il Bjp è stato di gran lunga il maggiore beneficiario dei bond (ha ottenuto l’equivalente di 720 milioni di dollari in sette anni, il 65% del totale), a trarne vantaggio è stata anche una serie di altri gruppi politici, compresi i partiti regionali che governano diversi stati. Tra i finanziatori del Bjp c’è anche l’uomo d’affari Sarath Chandra Reddy: era stato accusato nel 2022 di aver corrotto il partito dell’Uomo comune (Aap) a Delhi in cambio di licenze per il commercio di liquori. Dopo aver acquistato bond per 6,6 milioni di dollari, è stato graziato ed è diventato il testimone chiave per l’arresto di Arwind Kejriwal, leader dell’Aap e governatore di New Delhi, tra i maggiori oppositori di Modi.
12. Il Messico di Gisela
editorialista
di sara gandolfi

L’hanno uccisa alle sei di lunedì sera, nel suo primo giorno di campagna elettorale, in una della comunità più pericolose del Messico, nello stato del Guanajuato. Bertha Gisela Gaytán del partito governativo Morena, candidata sindaco di Celaya, è stata freddata con sei colpi di pistola. Aveva chiesto una scorta, ma non le era stata ancora assegnata.

  • Tre sicari la stavano aspettando a San Miguel Octopan, una piccola comunità di 12.000 abitanti assediata dalla criminalità organizzata, per ucciderla in mezzo ad una strada piena di gente, sostenitori e semplici curiosi. L’unico scudo di cui disponeva Gaytán in quel momento era una donna armata, che fungeva da scorta e che è rimasta ferita durante l’attacco.
  • Dall’inizio del 2024 sono stati uccisi almeno 15 candidati, in vista delle elezioni municipali e generali del 2 giugno. Pochi minuti prima dell’aggressione, sul profilo Facebook ufficiale, la candidata aveva pubblicato alcune foto (come quella sopra) mentre faceva campagna nel mercato di Morelos. «Insieme, con determinazione e impegno, renderemo realtà il cambiamento che desideriamo», scriveva Gisela Gaytán... (l’articolo completo nella nuova puntata di Mondo Capovolto, la newsletter del Corriere che racconta il Sud del pianeta).
13. Strage di civili in Etiopia

L’esercito dell’Etiopia ha ucciso diverse decine di civili nella regione di Amhara tra gennaio e febbraio di quest’anno. La denuncia circostanziata arriva oggi nell’ultimo rapporto di Human Rights Watch, che ha raccolto testimonianze di sopravvissuti e visionato video. La strage è avvenuta nella città di Merawi, a 30 km dal capoluogo Bahir Dar.

  • Dall’agosto dell’anno scorso le forze armate di Addis Abeba affrontano la rivolta delle milizie Fano nella regione. In numerose circostanze si sono registrati attacchi e crimini contro la popolazione civile. Il governo etiope ha già dato prova di efferatezze inaudite nella guerra in Tigray che ha lasciato migliaia di orfani. L’Onu, l’Europa e gli Stati Uniti devono fare di più per impedire che la storia si ripeta.
14. Cosa ci dicono i numeri della pandemia
editorialista
di sergio harari

Le tendenze generali epidemiologiche stanno cambiando il mondo, e non solo a causa della recente pandemia. A riportarlo sono i dati del report internazionale più importante e affidabile che abbiamo a disposizione, il Global Burden of Disease 2021, appena pubblicato su Lancet e supportato dalla Bill e Melinda Gates Foundation. Negli anni 2020 e 2021 sono decedute in tutto il mondo 131 milioni di persone, 15,9 milioni a causa della pandemia Covid-19, delle quali 5,89 milioni nel 2020 e 9,97 milioni nel 2021 (vengono calcolati in questo computo sia i morti direttamente a causa del virus che quelli indiretti per le conseguenze socioeconomiche della pandemia). La stima è molto vicina a quella formulata dall’Oms che aveva quantificato i decessi in 14,9 milioni: è come se l’intera popolazione del Belgio e dell’Irlanda fosse stata inghiottita dallo tsunami virale.

  • L’aspettativa di vita mondiale valutata alla nascita dal 1950 al 2021 è cresciuta di 22,7 anni, passando da 49 anni a 71,7 anni, mentre si è registrata, per la prima volta, una flessione negativa dal 2019 al 2021, causa sempre la pandemia, con una perdita di 1,6 anni di aspettativa di vita... (qui l’articolo completo).
15. Google studia un abbonamento per l’intelligenza artificiale

(redazione LogIn) Tante aziende si stanno preoccupando delle possibili minacce che l’avvento della intelligenza artificiale generativa potrà portare al loro tradizionale modello di business, e tra loro ci sono anche alcuni dei protagonisti stessi della corsa a questa nuova rivoluzione tecnologica.

  • Google, ad esempio, che ancora oggi dipende fortemente dai guadagni che provengono dal suo motore di ricerca: circa metà del suo fatturato globale - 175 miliardi di dollari nel 2023 - deriva dagli introiti della pubblicità venduta attraverso i risultati delle ricerche degli utenti. Colto di sopresa dal debutto - e dal successo - di ChatGpt, è in fretta corso ai ripari lanciando sul mercato prima Bard e poi il suo successore, Gemini.
  • Consapevole che questi strumenti rappresenteranno un nuovo modo per ricavare informazioni online in modo più veloce ed efficace. E che dunque il suo modello di business deve cambiare. Considerato anche che alcuni di questi strumenti, come Perplexity, si stanno candidato proprio a diventare i prossimi sostituti di Google. Il Financial Times ha anticipato quale sarà la sua prossima mossa. Secondo il giornale britannico, Google ha intenzione di integrare i suoi modelli di intelligenza artificiale generativa all’interno del suo motore di ricerca, ma cercando una nuova fonte di guadagno: l’abbonamento... (qui l’articolo completo).
16. California: un colpo da 30 milioni di dollari

(Guido Olimpio) Tutto facile. Fin troppo. Sylmar, nella San Fernando Valley, area di Los Angeles. Il giorno di Pasqua una gang di soliti ignoti si è intrufolata in un deposito dove erano custoditi 30 milioni di dollari ed è fuggita con il bottino senza che nessuno si accorgesse dell’intrusione. Aggirato anche il sistema d’allarme.

  • Secondo la polizia i ladri sarebbero entrati dal tetto dimostrando una buona conoscenza del target, una «cassaforte» poco sorvegliata. Il clamoroso furto è stato scoperto solo lunedì quando i responsabili del sito sono rientrati al lavoro. Chi ha agito – segnalano gli investigatori – sapeva della presenza della grande somma in contanti, un particolare noto a pochi che potrebbe far sospettare l’aiuto di una «talpa». I cronisti di nera hanno ricordato un altro colpo, da 100 milioni, avvenuto due anni fa nel sud dello Stato. In quell’occasione venne svaligiato un furgone pieno di gioielli durante una sosta all’autogrill. Una guardia era andata a mangiare e il suo collega dormiva a bordo. Mai individuati i colpevoli.
17. Fuso lunare: la Casa Bianca pensa all’orologio dello spazio

(Samuele Finetti) Fusi orari, ore legali e solari? Problemi da terrestri. Nello spazio l’ora sarà una sola e verrà presto decisa. Lo ha comunicato la Casa Bianca, che sta lavorando per definire con precisione un nuovo fuso orario che verrà adottato per la Luna, in vista dei lanci della missione Artemis della Nasa che entro la fine del decennio porteranno altri uomini — l’ultima volta fu con l’Apollo 17, nel 1972 — sulla superficie del nostro satellite.

  • Il compito non è così semplice, perché sulla Luna e altri corpi celesti la gravità influisce anche sul trascorrere del tempo. «Per via della relatività, nello spazio la lunghezza di un secondo terrestre viene distorta — ha spiegato Arati Prabhakar, direttore dell’ufficio scientifico della Casa Bianca — e così sulla Luna, ad esempio, un orologio terrestre perde 58.7 microsecondi al giorno». Il che «influisce profondamente sulla programmazione delle missioni, ad esempio sui calcoli metereologici».
  • Calcoli che saranno fondamentali quando, nel 2026 (secondo i piani) dovrebbe atterrare sulla Luna il primo equipaggio di Artemis, seguito da altre missioni il cui scopo è quello di allestire basi permanenti sulla superficie del satellite dove gruppi di astronauti potranno vivere e lavorare anche per lunghi periodi di tempo.
18. La deforestazione non rallenta (anzi avanza)
editorialista
di clara valenzani

La deforestazione globale procede al ritmo di 10 campi da calcio al minuto: stando all’Istituto delle Risorse Mondiali e all’Università del Maryland, nel 2023 è stata disboscata una superficie quasi equivalente a quella della Svizzera: 37 mila km quadrati.

imageUn tratto disboscato della foresta Amazzonica in Brasile (Reuters)

  • Il Brasile e la Colombia hanno ridotto le perdite boschive rispettivamente del 36% e del 49% grazie alle politiche ambientali dei leader di governo, ma (soprattutto) Bolivia, Laos, Repubblica Democratica del Congo e Nicaragua hanno invalidato gli sforzi. Il Canada non resta escluso dalla lista: gli incendi hanno portato a un picco in termini di alberi persi, 80 km quadrati (poco meno di metà della superficie di Milano).
  • Mikaela Weisse, responsabile dell’Osservatorio Globale delle Foreste presso l’Istituto delle Risorse, ha commentato così i dati: «Per ogni due passi avanti, in mondo ne sta facendo altrettanti indietro. I miglioramenti nell’Amazzonia Brasiliana e in Colombia mostrano che i progressi sono possibili, ma le altre aree controbilanciano in maniera negativa. Bisogna trarre spunto dai Paesi più virtuosi». Le terre disboscate vengono destinate principalmente all’agricoltura — in Bolivia, ad esempio, parte dei territori viene usata per la coltivazione della soia — o all’allevamento del bestiame come in Nicaragua: la carenza di alberi contribuisce a incrementare l’effetto serra e il conseguente riscaldamento globale (che si sta cercando di limitare a un aumento di 1.5°C in media), oltre a una sostanziale perdita della biodiversità a livello di flora e fauna.
  • Nonostante i leader di tutto il mondo abbiano concordato lo scorso anno alla Conferenza sul Clima di Dubai (Cop28) di fermare la deforestazione entro il 2030, lo scenario è ben lontano dal raggiungimento dell’obiettivo prefissato: secondo il professor Matthew Hansen, esperto di telerilevamento presso l’università del Maryland, «l’unico modo per fare progressi significativi è istituire un fondo di conservazione o di compensazione per le foreste pluviali, soluzione già prospettata da Germania e Norvegia».
19. Il paradosso dei gatti
editorialista
di matteo persivale

Forse è esagerato dire che Internet è stato inventato per condividere foto di gatti, ma è evidente che quest’ultimo trentennio di rivoluzione tecnologica ha portato a una crescita esponenziale dei «contenuti» dedicati ai nostri amici felini. E se una volta erano cinema e tv — Gli aristogatti, FBI Operazione Gatto, etc — a imporre i gatti-star, adesso il ruolo di amplificatore è passato irrimediabilmente ai social media.

imageChi conosce Nala Cat: 4,5 milioni di follower su Instagram

  • C’è però un problema, come sempre in questi casi di celebrità digitale — i numeri spaventosi di follower non si traducono più, per motivi strutturali, in una celebrità condivisa. Prendiamo i dieci attori più pagati del 2023 (Forbes): Adam Sandler, Margot Robbie, Tom Cruise, Ryan Gosling, Matt Damon, Jennifer Aniston, Leonardo DiCaprio, Jason Statham, Ben Affleck, Denzel Washington. Tutto il mondo li conosce, anche se non ha magari visto il loro ultimo film. I 10 YouTuber con più follower? Mr Beast, Nastya, PewDiePie, etc. Chi li conosce, al di fuori dei loro follower? Nessuno. È il paradosso della fama digitale rispetto a quella analogica... (qui l’articolo completo).

Grazie. A domani. Cuntrastamu.

Michele Farina


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