Meloni in Cina da Xi Jinping, il colloquio di 90 minuti (molto più del previsto): «Si lavori a un riequilibrio dei nostri rapporti commerciali»
L'incontro tra la premier e il presidente cinese: «Pechino è un interlocutore importante. Pronti a esplorare nuove forme di cooperazione». E sulla Via della Seta: «Non tutto ha funzionato»
DALLA NOSTRA INVIATA
PECHINO - Per Giorgia Meloni un’ideale Via della Seta lega ancora oggi l’Italia e la Cina. Ma non è il piano di collaborazione economica ideato dal presidente Xi Jinping e dal quale la premier ha tirato fuori il nostro Paese nel dicembre scorso. È il ponte, ancora attualissimo, costruito settecento anni fa Marco Polo e del quale la presidente del Consiglio ha celebrato a Pechino la figura e l’opera, per disegnare una strategia nuova nei rapporti con il Dragone: «A volte la strada è stata più agevole, altre volte in salita, ma questa strada è rimasta sempre percorribile».
Prima l’inaugurazione della mostra sul Milione, poi l’atteso incontro con il presidente della Cina e capo assoluto del Partito comunista. Oltre 90 minuti di colloquio, trenta più dell’agenda ufficiale, preparato in lunghi e complessi mesi di trattative, per dirsi con franchezza su quali base può sorgere il nuovo edificio di rapporti bilaterali, geopolitici, economici e commerciali.
Se Pechino preme perché la leader della destra non abbandoni del tutto, anche dal punto di vista nominalistico, il percorso della Nuova via della Seta - patto siglato nel 2019 dall’allora premier Giuseppe Conte — Meloni nelle prime battute del suo primo incontro ufficiale con Xi si limita a fare riferimento al «lavoro già fatto» tra i due Paesi, per valorizzarlo e potenziarlo. E si dice pronta a «esplorare nuove forme di cooperazione» nei nuovi impegni di partenariato strategico. «Non tutto ha funzionato» tra Italia e Cina, la premier lo ha ricordato al padrone di casa senza troppa soggezione.
I rapporti commerciali sono tutti a favore del gigante d’Oriente «ed è ora che si lavori per un riequilibrio». Da parte sua, per rispondere alla richiesta di equità che arriva dalla sua ospite, Xi Jinping invoca «sincerità nei rapporti». E si spinge fin dove Meloni non avrebbe voluto, a chiedere cioè che «Cina e Italia sostengano e portino avanti lo spirito della via della Seta».
Il presidente cinese e la leader della destra italiana si sono confrontati nella residenza Diaoyutai anche sullo scenario internazionale, tra l’inferno di Gaza e l’invasione russa dell’Ucraina, che lei, pur sapendo che Xi preferisca la parola crisi, ha chiamato aggressione. Meloni è preoccupata e insiste su un concetto che le è caro sin dai giorni del G7 in Puglia, da lei presieduto: «Il sistema internazionale basato sulle regole è messo in discussione».
L’insicurezza cresce e la Cina, riconosce la premier, «è inevitabilmente un interlocutore molto importante» per garantire stabilità, pace e un interscambio libero ed equilibrato, anche questo «basato su regole certe». Da quel che trapela Meloni si è soffermata sulla «stabilità del mio governo» e ha sottolineato come l’Italia possa essere un ponte tra la Cina e l’Europa.
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