Meloni, debutto da premier in Cina: economia e Ucraina nell’incontro con Xi
A Pechino con la figlia. Oggi vedrà il primo ministro Li Qiang e domani il presidente
È la sua prima volta da presidente del Consiglio e un filo di emozione traspare quando Giorgia Meloni atterra a Pechino in un sabato pomeriggio di afa irrespirabile e scende dalla scaletta dell’aereo di Stato stringendo la mano della figlia Ginevra. Le foto ufficiali raccontano l’avvio di una missione che la premier immagina «storica». L’accoglienza del viceministro degli Esteri Deng Ling, il mazzo di fiori offerto da un bambino con la maglia a righe, il picchetto d’onore, i passi sul tappeto rosso e il corteo di auto blu che sfreccia sulla superstrada fino al centro della capitale, 21 milioni di abitanti, tra chilometri di bandiere rosse e vessilli tricolore.
Oggi l’incontro nella Grande sala del Popolo di piazza Tienanmen, sede del Parlamento, con il primo ministro della Repubblica popolare cinese, Li Qiang. Domani il faccia a faccia tra la leader della destra e Xi Jinping, presidente della Repubblica e segretario generale del Partito comunista cinese, che la premier ha incontrato solo al G20 di Bali. Se il colloquio sui dossier economici, i nuovi dazi Ue sulle auto elettriche prodotte in Cina e temi geopolitici cruciali come la guerra in Ucraina andrà come a Palazzo Chigi sperano, la photo opportunity nella residenza Zhongnanhai, a pochi passi dalla Città proibita, diverrà il simbolo di una ferita rimarginata.
La scelta di Meloni a dicembre di tirare fuori l’Italia dalla Via della Seta, sulla quale si erano incamminati prima Gentiloni e poi Conte, era stata per Xi una delusione non banale: la nostra era l'unica nazione del G7 ad aver aderito alla Belt and Road Initiative, il piano strategico a cui il presidente cinese ha affidato il potenziamento dei rapporti commerciali con i Paesi dell’Eurasia. Dopo mesi di alti e bassi nelle relazioni Italia-Cina e grazie a un intenso lavorio diplomatico tra Palazzo Chigi e Pechino, passando per la Farnesina, è ora di ricucire lo strappo, provare a spazzar via le diffidenze cinesi e «normalizzare» i legami e gli scambi con un gigante economico e politico da cui, è la convinzione di Meloni, «non si può prescindere». Tessitura delicata e difficile, alla quale darà il suo contributo in autunno il presidente Mattarella con una nuova visita di Stato dopo quella di sette anni fa.
Toccherà alla presidente di turno del G7 convincere il padrone di casa che il rilancio del Partenariato strategico può sostituire, o quasi, gli impegni (stralciati) della Via della Seta. La bilancia commerciale della Ue con la Cina è in rosso di circa 250 miliardi.
Lo spazio economico da colmare è potenzialmente immenso, prova ne sia l’attivismo di Macron e Scholz nell’incontrare Xi. Una sfida, quella con Francia e Germania, che Meloni non vuole perdere in partenza. Oggi il saluto al Business forum Italia-Cina, domani l’inaugurazione della grande mostra su Marco Polo e poi due giorni a Shanghai per spingere le intese commerciali con le 1.600 aziende italiane attive nell’energia, nel tessile, nella farmaceutica, nella meccanica e nell’industria pesante. Nel 2023 l’interscambio con il secondo partner extra-Ue del nostro Paese (dopo gli Usa) è stato di 66,8 miliardi. E il governo Meloni vuole far pesare di più il piatto italiano della bilancia, siglando intese per nuovi investimenti cinesi in Italia, dalle auto elettriche alle tecnologie «verdi».
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