Non vuole restituire 56 miliardi di dollari: Musk tenta la fuga di Tesla dal Delaware
Il Ceo dell'azienda di auto elettriche vuole spostare la sua azienda in Texas e accusa lo stato americano della costa orientale di impedire alle aziende di trasferirsi (ma non è vero)

Elon Musk non solo contro Sam Altman, ma questa volta anche contro il tribunale del Delaware che si occupa di diritto societario e dispute fra aziende. A gennaio la Corte di cancelleria ha stabilito che i 56 miliardi di dollari (55.8, per la precisione, ma si arrotondano facilmente per eccesso) sono stati concessi indebitamente al Ceo di Tesla come pacchetto salariale.
Una decisione che potrebbe spingere Musk a spostare la sede legale della sua azienda in Texas (dove oggi si trova il quartier generale) e che lo ha portato a incitare una «rivolta delle compagnie» che hanno sede nello stato della costa orientale. «Trasferite la vostra azienda fuori dal Delaware prima che lo Stato chiuda la porta, come hanno fatto con Tripadvisor», aveva scritto in un post su X, facendo riferimento al caso parallelo della nota piattaforma di recensioni. Un messaggio che lascia intendere una sanguinosa lotta fra le grandi aziende e il governo statale, ma che nasconde una realtà ben diversa.
La vicenda
Tutto è cominciato quando Richard Tornetta, azionista di Tesla, ha denunciato Elon Musk per violazione del dovere fiduciario, ingiustificato arricchimento e spreco aziendale. In breve, i 56 miliardi che si è intascato nel 2018 sarebbero stati assegnati senza tenere conto degli altri azionisti. Si tratta di uno dei compensi più alti percepiti da un dirigente, 250 volte più grande della media e 33 volte maggiore rispetto al secondo classificato (che è sempre Musk con il suo precedente pacchetto salariale).
Il caso è arrivato fra le mani di Kathaleen McCormick, la giudice che nel 2022 aveva costretto il miliardario a concludere l’acquisto di Twitter (dal quale si stava ritirando). Con una sentenza da 200 pagine, ha stabilito che il compenso ricevuto da Musk è stato assegnato seguendo un processo irregolare e caratterizzato dal conflitto di interessi.
Secondo la legge del Delaware, quando si deve stabilire la retribuzione di un manager, non può essere questo stesso a prendere la decisione. A dir poco intuitivo. Questo procedimento, però, non è stato rispettato dal consiglio di amministrazione di Tesla. La scelta sui 56 miliardi di dollari, insomma, è stata fatta dallo stesso Ceo e dai suoi più stretti collaboratori. «Musk ha lanciato un processo che si guida da solo, ricalibrando la velocità e la direzione lungo la strada che gli sembrava migliore», ha scritto McCormick usando come metafora proprio quella di un'automobile driverless.
Conclusione? Il miliardario deve restituire la somma ricevuta nel 2018 e dovrà anche pagare le spese processuali. Oltre al danno, la beffa: gli avvocati dell’accusa hanno chiesto di essere pagati con azioni di Tesla pari a sei miliardi di dollari. Una cifra da capogiro e una richiesta formulata in un maniera che non ha precedenti.
La reazione
Come si può intuire, Elon Musk non l’ha presa bene. Come prima cosa, la reazione per vie legali: il team di avvocati chiederà la di rivedere in appello la decisione di McCormick. Poi, il commento sul suo social: Musk invita le aziende a lasciare subito il Delaware come sta facendo Tesla. E il sondaggio che ha lanciato su X non mente: l’87% dei votanti è d’accordo con la sua decisione di trasferirsi in Texas.
Nella realtà dei fatti, però, non basta un sondaggio su una piattaforma social per spostare la sede legale in un altro Stato. Secondo le regole del Delaware, è una possibilità percorribile solo se il consiglio di amministrazione di un'azienda vota all’unanimità per il trasferimento. Si dovrà vedere, quindi, se il board di Tesla sarà d’accordo con la scelta del capo.
Che lo Stato stia cercando di arginare una fuga delle aziende, poi, non è vero. In questo momento solo Tripadvisor sta cercando di lasciare il Delaware per trasferire la sede legale in Nevada. E, diversamente da quello che ha detto Musk, non c’è nessuno che lo sta impedendo. La piattaforma è nel pieno di un processo simile a quello contro Tesla perché l’amministratore delegato della compagnia madre, Gregory Maffei, è accusato di avere violato i doveri fiduciari. Secondo il giudice Travis Laster comunque l’azienda può trasferirsi se riesce a raggiungere l’unanimità nella decisione. Il processo che sta affrontando il Ceo continuerà comunque nella Corte di cancelleria del Delaware anhce se la compagnia decide di muovere la sede legale fuori i confini dello Stato.
Perché il Delaware
Il Delaware, che è il secondo Stato più piccolo negli Usa, è un rifugio per le aziende nuove o quelle con una lunga tradizione: secondo Fortune, qui si trovano oltre il 60% delle compagnie americane più ricche (comprese Amazon e Alphabet, la compagnia madre di Google).
Ad attirare le società sono diversi fattori. Innanzitutto la presenza di un tribunale composto da giudici di grande esperienza invece che da una giuria, come succede negli Stati. Questo garantisce un’imparzialità e prevedibilità nel giudizio che generalmente sono gradite dalle aziende. Poi, una tassazione favorevole per le imprese, che devono pagare sì la registrazione in Delaware, ma per esempio non sono tenuti a versare nulla sulla base degli introiti. A questi due fattori, già significativi per aziende di ogni dimensione, si aggiunge una burocrazia snella che permette la registrazione rapida e semplice delle nuove compagnie. Un paradiso per le imprese che ha attirato anche Tesla e che ora, invece, la sta respingendo.