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di Leonard Berberi
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BRUXELLES - 1 Che cos’è il Patto di Stabilità e crescita?
È l’insieme delle regole che garantiscono la disciplina di bilancio dei Paesi Ue per l’appartenenza all’Unione economica e monetaria. È stato siglato nel 1997 e poi sono stati aggiunti regolamenti nel corso degli anni. Il vecchio patto era un meccanismo molto complicato e dall’applicazione irrealistica. Per questo i Paesi Ue hanno deciso di riformarlo. Il patto è stato sospeso nel marzo 2020 a causa della pandemia. Tornerà in vigore da gennaio.
2 Cosa prevede la riforma?
Mantiene inalterati i parametri di Maastricht: il rapporto deficit/Pil non deve superare il 3% e il rapporto debito pubblico/Pil deve essere al di sotto del 60%. Ma scompare la regola che stabilisce che per la quota del rapporto debito/Pil in eccesso rispetto al livello del 60%, il tasso di riduzione debba essere pari ad 1/20 all’anno. Qui, l’accordo politico che ha sbloccato la riforma. Sono invece previsti piani nazionali di bilancio-strutturali a medio termine definiti in base alla spesa primaria netta. Il piano dura 4 anni ma in caso di riforme e investimenti può essere esteso a 7 anni. Sarà tenuto in considerazione anche il Pnrr. La Commissione fornisce una traiettoria tecnica che copre il periodo di aggiustamento. È rimasta la regola automatica, per i Paesi sopra il 3% di deficit, del rientro annuo dello 0,5% del Pil.
3 Su cosa si basa la traiettoria tecnica?
È basata sul rischio ed è specifica per ogni Paese e ancorata alla sostenibilità del debito. Dovrebbe garantire che, entro la fine del periodo di aggiustamento, il debito segua una traiettoria plausibilmente discendente o si mantenga a livelli prudenti, anche in scenari avversi. Sono previste delle salvaguardie quando un Paese è fuori dalla procedura per deficit eccessivo: parametri quantitativi comuni per la riduzione annua di debito e deficit.
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4 Cos’è la salvaguardia sul debito?
I Paesi con un rapporto debito/Pil superiore al 90% (l’Italia) dovranno ridurre il debito di 1% all’anno, i Paesi sotto quella soglia dello 0,5% all’anno.
5 E quella sul deficit?
I Paesi Ue non potranno limitarsi a un rapporto deficit/Pil al 3%, ma dovranno garantire un cuscinetto per le situazioni di crisi e scendere all’1,5%. L’Italia ad esempio passa da un obiettivo di medio termine di avanzo primario dello 0,25% a un deficit strutturale dell’1,5%.
6 E gli investimenti?
Nel valutare la procedura per deficit eccessivo, la Commissione potrà nel 2025, 2026 e 2027 «al fine di non compromettere gli effetti positivi del Pnrr» adeguare il benchmark di riduzione dello 0,5% all’anno (quindi ridurlo), per tenere conto dell’aumento dei pagamenti di interessi e degli investimenti per la transizione verde e digitale e la difesa.
7 Con che velocità gli Stati Ue devono convergere verso la salvaguardia del deficit?
Il miglioramento annuale del saldo primario strutturale per raggiungere il margine dell’1,5% è pari allo 0,4% del Pil in 4 anni, ridotto allo 0,25% del Pil in caso di proroga a 7 anni. È più graduale rispetto alle regole attuali.
8 Qual è lo scostamento ammesso dal conto di controllo?
La massima deviazione consentita rispetto al percorso di spesa netta annua è dello 0,3% annuo e dello 0,6% cumulativo.
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21 dic 2023
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