Putin è l'Anonima sequestri: lo scambio di prigionieri è la rappresentazione di una lotta asimmetrica

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Da una parte giornalisti e dissidenti, dall’altra spie e almeno un assassino. Lo scambio di prigionieri tra Vladimir Putin e Joe Biden va salutato con gioia, degli innocenti tornano in libertà e questa è una magnifica notizia. La composizione di questo scambio però non va dimenticata. L’America, con alcuni paesi alleati, ha ottenuto per lo più la liberazione di molti innocenti detenuti in seguito ad accuse pretestuose, montature, processi-farsa, o per reati d’opinione. Putin ha riportato a casa un brando di criminali che agivano per suo conto.

Non è la prima volta che questo accade. Questo scambio è la rappresentazione di una lotta asimmetrica. Noi occidentali a casa nostra rispettiamo le regole dello Stato di diritto, per cui i sicari di Putin godono di tutele e garanzie, difesa legale, presunzione d’innocenza, processi trasparenti. La Russia può schiaffare in galera chiunque in modo arbitrario. Lo stesso fanno da sempre altri regimi autoritari come Cina, Iran, Corea del Nord, Venezuela. La presa d’ostaggi diventa un altro modo per combattere l’Occidente, sapendo che noi non reagiremo mai con gli stessi mezzi, occhio per occhio dente per dente. Anche dopo la liberazione avvenuta ieri rimangono degli innocenti occidentali (o con doppia cittadinanza) nelle carceri russe, cinesi, iraniane, e di altri regimi dispotici.

Altri innocenti finiranno in carcere in futuro, per un’ovvia constatazione: il crimine paga, la presa d’ostaggi funziona, purtroppo l’altra faccia della medaglia della liberazione avvenuta ieri è proprio questa. Putin ha ottenuto una generosa remunerazione per aver tenuto sotto sequestro dei prigionieri occidentali, merce pregiata da scambiare al prezzo più alto possibile. Noi non siamo capaci neppure di sequestrare le ricchezze che Mosca tiene nelle nostre banche. L’Unione europea finora si è opposta a una misura simile. Che squilibrio.

All’epoca in cui fioriva in Italia il business dell’anonima sequestri, furono prese misure drastiche, crudeli ma efficaci. Se veniva rapito l’esponente di una famiglia facoltosa, potevano essere bloccati i conti bancari di genitori e parenti in modo da impedire il pagamento del riscatto. Misura terribile, in certi casi disumana, però contribuì a ridurre in modo sostanziale i rapimenti: veniva meno il profitto. Fu doloroso all’inizio, in seguito salvò tante vite.

Ma Putin è l’anonima sequestri con gli steroidi, all’ennesima potenza, con la forza di una superpotenza nucleare. Può sopportare danni e “sacrifici” che per l’anonima sequestri risultarono eccessivi. Se l’Occidente smettesse di perseguire la liberazione dei propri ostaggi, Putin potrebbe semplicemente lasciare le sue spie e i suoi assassini nelle nostre carceri. Dove peraltro godono di trattamenti quasi lussuosi, privilegiati, rispetto alla vita quotidiana in una prigione russa. Lo stesso fu vero quando la Cina prese in ostaggio due canadesi, un diplomatico e un ex-diplomatico, per ottenere la liberazione di una top manager cinese detenuta in Canada. Lei, la direttrice finanziaria di Huawei, era agli arresti domiciliari a Vancouver in una villa sontuosa con tante libertà e privilegi; i due canadesi assaggiarono il carcere duro.

Come potrebbero l’America e l’Occidente liberarsi da questo ricatto permanente? È quasi impossibile, vista la disparità tra i nostri sistemi politici e quelli delle dittature. Potremmo forse impedire a qualunque cittadino di un paese libero di viaggiare in paesi dove può essere arrestato e detenuto in modo arbitrario? Ma anche in uno scenario così estremo ci sarà sempre qualcuno che, invocando le nostre libertà, si sottrae ai divieti e si caccia nei guai. E come impedire che anche in territorio nemico ci siano dei nostri diplomatici e dei nostri giornalisti? Neppure nei momenti più bui della guerra fredda arrivammo ad applicare un “embargo umano” a tenuta stagna. Né va dimenticato che i servizi segreti delle dittature sono capaci di effettuare rapimenti anche sul nostro territorio.

Di sicuro dovremmo diventare più efficaci, noi, nel perseguire i criminali che agiscono nei nostri paesi per conto di potenze ostili. I nostri paesi pullulano di spie, sicari, trafficanti che operano su istigazione di Mosca, Teheran, Pechino. I nostri sistemi giudiziari spesso dedicano risorse inadeguate a perseguirli; la cooperazione tra polizie e magistrature occidentali lascia a desiderare; leggi e pene andrebbero adeguate all’altezza del pericolo che corriamo.

Ma siamo consapevoli del pericolo che corriamo?

2 agosto 2024

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