«Via i senza tetto»: così la California aiuta Kamala Harris

Il governatore della California, il democratico Gavin Newsom, ha deciso: vanno sgomberati gli accampamenti di homeless. L’annuncio da Sacramento – capitale dello Stato – è giunto pochi giorni dopo la candidatura di Kamala Harris alla Casa Bianca. Californiana, amica di Newsom, la vicepresidente può trarre beneficio dall’operazione-sgombero, se sarà effettivamente realizzata. La piaga degli homeless viene spesso considerata come un sintomo del malgoverno della California, e quindi un handicap per la campagna elettorale della Harris.

Se i senzatetto verranno evacuati dai centri cittadini, sarà un «miracolo» che ha un solo precedente: la visita del presidente cinese Xi Jinping nel novembre scorso a San Francisco in occasione del vertice internazionale Apec-Asean (con tutti i leader dell’Asia-Pacifico). Pochi giorni prima di quel summit il centro di San Francisco venne improvvisamente «ripulito». La candidatura della Harris farebbe il secondo miracolo, dunque?

Gavin Newsom è considerato un alleato di ferro della Harris, anche se per qualche tempo aveva accarezzato l’idea di candidarsi lui stesso per la nomination democratica alla Casa Bianca. Si dice che in caso di vittoria Kamala lo nominerà in un ministero importante nel suo nuovo esecutivo. Ora l’annuncio-promessa del governatore si presta a dietrologie, ironie, polemiche. Se il problema degli homeless è risolvibile, perché aspettare la visita di Xi Jinping o la candidatura di Kamala? Perché questo dramma è stato in costante degrado per anni, e di colpo arriva la svolta? E che fine faranno gli homeless?
Come alibi, Newsom può addurre questa giustificazione: di recente la Corte suprema ha ridotto le tutele costituzionali degli homeless che avevano un effetto paralizzante nei confronti delle operazioni di sgombero. La tanto deprecata Corte suprema dominata da giudici conservatori ha fatto un regalo politico insperato alla California governata dalla sinistra.

Sulle cause strutturali e antiche del dramma dei senzatetto, sulla ragione per cui la California è l’epicentro del fenomeno, ho scritto altre volte e quindi mi limito a riassumere alcuni dati e alcune spiegazioni. In tutti gli Stati Uniti vengono censiti 653.000 homeless. Nella sola California 181.000 pari al 28% del totale cioè una concentrazione molto più elevata rispetto al peso della sua popolazione sul totale nazionale. Si stima che questi numeri siano comunque sottostimati. I due terzi dei senzatetto californiani non dormono in un centro di accoglienza bensì all’addiaccio o sotto tende o altri rifugi di fortuna.

Dietro queste cifre, e dietro la sproporzione californiana (a cui si uniscono Stati vicini e simili come l’Oregon) ci sono alcuni dati storici e strutturali. La povertà e le diseguaglianze sono solo uno dei tanti fattori. Molti homeless soffrono anche di alcolismo, tossicodipendenza, malattie mentali. Ma in alcuni Stati governati da una sinistra radicale i malati non possono essere ricoverati e curati contro la propria volontà. In quanto a cure, assistenza, disponibilità di alloggi, la California spende 50.000 dollari all’anno per ogni singolo homeless. Ha un Welfare generosissimo, contrariamente agli stereotipi e ai pregiudizi degli europei. Però fino a ieri se un senzatetto si rifiutava di essere collocato in un’abitazione a 30 km dal centro di San Francisco, la città non lo obbligava. Si è creato nei decenni un «diritto a bivaccare all’aperto», considerato anche come una scelta di vita, in una parte dell’America che conserva una sorta di nostalgia romantica per l’età dei poeti Beat o del movimento hippy. Lo stesso dicasi per la cultura delle droghe, esaltate come strumenti di liberazione e di creatività fin dagli anni Sessanta. Questo mix di ingredienti ha fatto della California una calamita per gli homeless di altri Stati. In passato se alcuni sindaci effettuavano degli sgomberi d’autorità, spesso associazioni di cittadini e movimenti politici di estrema sinistra si opponevano, facevano ricorso in tribunale, e riuscivano a bloccare le operazioni di evacuazione.

Tutto ciò naturalmente non aiuta la campagna elettorale della californiana Harris, perché i repubblicani dicono: eleggetela e tutta l’America finirà nel degrado della California.

È qui che interviene la recente decisione della Corte suprema federale, dove siede una maggioranza di giudici repubblicani. Stabilisce che gli enti locali hanno il diritto di evacuare gli homeless dagli spazi pubblici e di assegnarli di autorità in centri di accoglienza o abitazioni. Non c’è un diritto costituzionale a occupare piazze, strade, parchi, giardini e a vivere all’aperto. La Corte a maggioranza repubblicana ha fatto un regalo a Newsom, che trasferisce il regalo a Kamala. Ora tutto dipende dai sindaci delle città californiane perché in ultima istanza sono loro a dover applicare gli sgomberi. Quando arrivò Xi a San Francisco il centro cittadino era vuoto, pulito e impeccabile. Evidentemente l’operazione non è poi così difficile.  

1 agosto 2024, 16:40 - modifica il 1 agosto 2024 | 16:40

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