Putin sceglie Biden: trattare con Trump è peggioAmerica-Cina di oggi

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Giovedì 15 febbraio 2024
Putin vota Biden: è meglio di Trump
editorialista di MICHELE FARINA

Non bastava quella sulla Terra, adesso la corsa agli armamenti atomici arriva nello spazio: c’è allarme alla Casa Bianca per la minaccia russa di mettere in orbita un’arma nucleare. Tornano le Guerre Stellari? Noi incrociamo le dita seguendo il robot Odisseo in viaggio verso la Luna. E intanto ci occupiamo di storie molto terrestri, da Gaza a Kharkiv. Il Giappone ha perso la terza posizione tra le economie più grandi (più «Pillose») del pianeta. Vladimir Putin ammette di fare il tifo per Biden nel confronto con Trump (mmm, cosa ci sarà sotto?). In Cina i risparmiatori arrabbiati danno vita a una incredibile «protesta della giraffa». Dalla Grecia arriva una buona notizia. Mentre dall’ultimo censimento sullo stato della democrazia nel mondo si evince che l’Europa continua a essere un continente felice. E che l’Italia è molto più vicina al Botswana di quanto si possa immaginare.

Buona lettura.

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1. Arma nucleare russa in orbita intorno alla Terra?
editorialista
di massimo gaggi
da New York

Un’arma nucleare spaziale da mettere in orbita con l’apparente scopo di colpire non obiettivi terrestri ma le reti di satelliti degli Stati Uniti e di altri Paesi considerati nemici di Mosca. Dovrebbe essere questa la minaccia russa alla sicurezza nazionale dell’America e dei suoi alleati, che verrà illustrata stamattina a Washington dal consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, a un comitato composto da otto leader del Congresso (la cosiddetta Gang of Eight) convocato dal governo con un vincolo di segretezza.

imageJake Sullivan

  • Con un atto che non sembra avere precedenti, ieri il presidente della Commissione Intelligence (servizi segreti) della Camera, il repubblicano Mike Turner, che era stato informato della convocazione e aveva ricevuto documenti attinenti al caso, si è fatto autorizzare con un voto dei membri del suo organismo parlamentare a mettere i documenti sulla minaccia russa a disposizione di tutti i membri del Congresso. I parlamentari hanno avuto la possibilità di leggerli recandosi in una stanza «protetta». Tutto destinato per il momento a restare segreto, ma Turner ha chiesto al presidente Joe Biden di declassificare e rendere pubblici questi documenti in modo «da poter discutere, anche con gli alleati, le azioni necessarie per rispondere a questa minaccia»... (qui l’articolo completo).
2. Le Guerre Stellari di un altro secolo

(Massimo Gaggi) Più di quarant’anni fa, il 23 marzo del 1983, Ronald Reagan stupì l’America e il mondo annunciando un piano per la conquista dell’assoluta supremazia militare Usa dello spazio. Obiettivo: la creazione di un complesso sistema di armi orbitanti sulle nostre teste — satelliti armati, cannoni laser, missili antimissile e altro — capaci di neutralizzare qualunque attacco nucleare sulla Terra.

  • La Strategic Defense Initiative (Sdi) del presidente repubblicano, definita dal governo Usa uno «scudo spaziale», venne subito ribattezzata da tutti Star Wars, «guerre stellari»: inevitabile, visto che si era nel pieno di quella saga cinematografica. Per di più qualche anno prima Star Trek aveva portato sugli schermi scenari non molto diversi da quelli immaginati da Reagan. E adesso era lo stesso presidente-attore a cercare la suggestione del grande schermo nell’annuncio del suo piano: rifiutando la logica dell’«equilibrio del terrore», Reagan definiva la dottrina della «certezza della mutua distruzione» un «patto suicida». Da lui sostituito con un piano che doveva dare all’America la certezza di poter neutralizzare qualunque attacco russo... (qui l’articolo completo).
3. E intanto Odisseo va sulla Luna

Odisseo, detto Odie, è partito ieri per la Luna. L’hanno spedito i suoi padroni della Nasa, attaccato a un razzo SpaceX Falcon 9. Se tutto va bene, alla velocità di 11 chilometri al secondo, con i pannelli puntati verso il sole per la ricarica delle batterie, il robot esploratore arriverà nei pressi della Luna, che al momento dista 400 mila km dalla Terra, prima di scendere dolcemente in un cratere del Polo Sud. Il primo touchdown americano in mezzo secolo è previsto per il 22 febbraio.

4. Putin molla Trump? «Meglio se vince Biden»
editorialista
di samuele finetti

Da un lato, il candidato che lo ha definito «killer» e «macellaio». Dall’altro, quello che promette di lasciargli fare «quel cavolo che vuole» in Europa, financo attaccare i Paesi della Nato. Eppure, tra Joe Biden e Donald Trump, Vladimir Putin preferisce il primo, al punto da sperare che sia l’attuale presidente a uscire vincitore dalle presidenziali statunitensi di novembre.

imageA Ginevra nel 2021

  • Lo zar ha espresso il suo parere ieri, durante un’intervista concessa al principale canale della tv russa. E lo ha argomentato in dettaglio: «Preferirei una vittoria di Biden, perché ha più esperienza, ma anche perché è un politico vecchio stampo e quindi più prevedibile». Ma, ha precisato, «sono pronto a lavorare con chiunque ottenga la fiducia degli americani vincendo la presidenza». Putin non si è fermato qui, ha pure avuto da dire sull’età e lo stato di salute di Biden: «Quando l’ho incontrato l’ultima volta, anche se era il 2021, c’era già chi aveva dubbi su questo, ma io non ho notato nulla di particolare. È vero, continuava a guardare i suoi fogli; ma, se devo essere sincero, lo faccio anche io».
  • Infine, la stilettata: «La sua condanna alla nostra Operazione speciale è pericolosa e sbagliata». In passato, Putin aveva espresso il suo apprezzamento per Trump: nel 2016 disse di trovarlo «talentuoso», e il tycoon ricambiò dicendosi sicuro che «andremo molto d’accordo». Quello stesso anno, è poi emerso nel 2021, Putin aveva approvato un’operazione dei servizi per sostenere la campagna elettorale di Trump, che alcuni documenti segreti del Cremlino definivano «mentalmente instabile». Nell’intervista di ieri, lo zar ha anche avuto modo di tornare su quella concessa la scorsa settimana al giornalista americano Tucker Carlson, ex volto di punta di Fox News nonché convintissimo sostenitore di Trump (c’è chi lo dà come papabile vice nel ticket di novembre).
  • Putin ne è uscito «deluso»: le domande di Carlson, a suo dire, non sono state all’altezza, e così nelle risposte non è riuscito a esprimere fino in fondo il suo punto di vista. Gli sono comunque bastate a esporre le sue strampalate ricostruzioni storiche, tra cui quella secondo la quale «i polacchi tirarono troppo la corda e costrinsero Hitler a iniziare la Seconda Guerra mondiale».
5. Netanyahu: «Azione potente a Rafah»
editorialista
di davide frattini
corrispondente da Gerusalemme

Seduto a capotavola, lui che dei comandanti attorno è il capo, definisce la missione: «Essere pronti per la guerra sul fronte nord». Mentre il premier Benjamin Netanyahu continua a guardare a sud e ripete «andremo avanti fino alla vittoria, ci vuole un’azione potente a Rafah», Herzi Halevi — alla guida delle forze armate — sale verso il confine con il Libano, perché gli scontri quotidiani con Hezbollah sono saliti di livello, anche di un paio, e il rischio è il conflitto totale. I razzi lanciati dal gruppo sciita, sponsorizzato e armato dall’Iran, raggiungono Safed, la città dei cabalisti, feriscono sette persone, una soldata resta uccisa in una base sulle colline della Galilea. L’aviazione israeliana risponde con i bombardamenti più pesanti di questi oltre quattro mesi, negli attacchi — dicono fonti libanesi — sono stati uccisi tre civili e due paramilitari del gruppo... (qui l’articolo completo).

imagePalestinesi in fuga verso Rafah (Hatem Ali)

6. Gli emiri del Golfo frenano gli Usa
editorialista
di guido olimpio

Alcune monarchie del Golfo Persico, che ospitano nelle loro basi aerei americani, hanno posto delle restrizioni. A rivelarlo il sito Politico. Diverse installazioni sono servite al Pentagono per lanciare raid contro postazioni delle milizie filoiraniane, operazioni in risposta ad attacchi subiti. Gli «emiri», però, hanno gradito poco ed hanno fissato dei limiti.

  • La scelta ha tre motivazioni: l’invasione israeliana a Gaza, con migliaia di vittime; la volontà di non esacerbare il rapporto con Teheran, anche se diffidano degli ayatollah; temono ritorsioni sul proprio territorio da parte delle fazioni estremiste. Tra gli Stati che hanno espresso riserve ci sono gli Emirati Arabi Uniti, capaci di mantenere legami di alleanza con Washington ma anche di coltivare relazioni con Russia e Cina.
  • L’Us Navy è allarmata dal possibile uso di droni marittimi da parte degli Houthi in Mar Rosso. Nelle ultime settimane i suoi caccia hanno distrutto numerosi barchini o scafi radiocomandati individuati lungo la costa dello Yemen. I numerosi successi da parte degli ucraini in Mar Nero contro la flotta russa con il ricorso ai battelli kamikaze ne sottolinea la minaccia, in continua evoluzione.
7. Tre donne a Saltivka
editorialista
di lorenzo cremonesi
inviato a Kharkiv

Gran parte dei palazzi di Saltivka mostrano ancora evidenti le ferite delle bombe. Alcuni a quindici piani sono completamente bruciati, altri hanno le facciate crollate dal tetto alle fondamenta. Qualcuno appare quasi intatto, se non fosse per i fori delle schegge su parte dei muri e la mancanza di vetri alle finestre. Poi però, se guardi meglio, scopri alcuni appartamenti sventrati, balconi mancanti, infissi saltati. Saltivka fu il quartiere di Kharkiv, la seconda città dell’Ucraina situata a una trentina di chilometri in linea d’aria dal confine russo, più drammaticamente devastato dall’invasione voluta da Putin due anni fa. Le truppe russe lo occuparono in parte, gli abitanti furono costretti a fuggire in massa. I soldati ucraini lo liberarono nel settembre 2022.

  • Oggi qualcuno è tornato. Difficile dire quanti, manca un censimento preciso. «A occhio e croce tra il 25 e 30 per cento. Ma vivere qui è ancora molto difficile, le strutture sono pericolante e la municipalità fatica a operare», ci dice Jana, 53 anni, commessa in una piccola drogheria ricostruita completamente nella zona verde che circonda i palazzi. C’è povertà, molti uomini sono al fronte, ci sono state vittime e qui non è difficile cogliere la fatica della guerra. «Dura da troppo tempo. Siamo stanchi, non se ne vede la fine», dicono Tania e Oxana, due donne sulla quarantina, incontrate mentre stavano andando a prendere i figli a scuola. Loro, e non sono le sole, sarebbero ben contente si arrivasse a un accordo di pace don Mosca. «Ma sì, ci andrebbe bene anche se i russi si tengono ciò che si sono rubati con la forza. L’importante è farla finita, troppe distruzioni, troppe morti», esclamano. Poi però entrambe ammettono che la cosa è molto più facile da dire che non da fare. «Il problema è che Putin non ha smesso di pensare che alla fine vuole occupare tutta l’Ucraina. Come fidarsi? Non sappiamo», dicono. Fa freddo, i bambini si lamentano. E intanto sono arrivati gli operai del comune che devono sostituire i fogli di compensato alle loro finestre, pare che stiano finalmente arrivando i vetri.
8. Economie mondiali: il Giappone declassato
editorialista
di guido santevecchi

Doppio choc, statistico e psicologico per il Giappone: la sua economia è entrata tecnicamente in recessione ed è stata superata da quella della Germania, perdendo il terzo posto tra le potenze mondiali. I dati comunicati oggi dall’ufficio statistico del governo dicono che nel quarto trimestre del 2023 il Pil è calato dello 0,4% su base annua e dello 0,1% rispetto al terzo trimestre, che era stato pessimo, segnando un meno 3,3% sullo stesso periodo del 2023. Due trimestri con il segno negativo vengono considerati «recessione tecnica».

  • Leggendo i dati emergono i mali del Giappone: i consumi interni, che costituiscono oltre la metà dell’attività economica, sono deboli, in discesa dello 0,2% per effetto del continuo calo demografico e dell’invecchiamento della popolazione. La grande industria ha rinviato gli investimenti di capitale in nuovi macchinari, a causa dell’aumento del costo delle materie prime e della carenza di mano d’opera. Unico segnale positivo quello delle esportazioni, che sono salite del 2,6% nell’ultimo trimestre dell’anno scorso. Con un Pil di 4.210 miliardi di dollari nel 2023, il Giappone ha perso il terzo posto tra le grande economie mondiali, scavalcato dalla Germania che ha prodotto nominalmente 4.500 miliardi di dollari.
9. Azionisti in Cina: la protesta della giraffa

(Guido Santevecchi) Il mercato azionario continua a dare molti dolori alla classe media cinese che aveva creduto nei piani di crescita del Partito-Stato. Si calcola che negli ultimi tre anni le piazze di Shanghai, Shenzhen e Hong Kong abbiano bruciato complessivamente quasi 7 mila miliardi di dollari di capitalizzazione. Oltre al rallentamento della crescita mondiale, sulle Borse mandarine continuano a pesare la crisi immobiliare e l’incertezza per le manovre (la stretta dirigista) del Partito comunista sull’impresa privata. Milioni di cinesi di classe media hanno visto il loro sogno di prosperità trasformarsi in incubo: il valore delle case acquistate per investimento continua a scendere e i risparmi collocati in titoli e obbligazioni evaporano.

  • La stampa statale, guidata dal Quotidiano del Popolo, ha pensato bene di (dis)informare la gente sostenendo in un titolo del 2 febbraio che «c’è un’atmosfera di ottimismo nella Nazione». I siti degli organi statali in Cina sono presidiati in modo da evitare reazioni negative e quindi, con la censura sempre in guardia, pronta a reprimere, i risparmiatori cinesi non hanno potuto rispondere con commenti critici sul sito del giornale del Partito. Ma proprio il 2 febbraio una comunicazione innocente comparsa sul profilo Weibo dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Pechino ha dato il via alla contestazione. Si trattava di un post sul successo di una campagna di protezione delle giraffe in Namibia, finanziata dal governo americano. A qualcuno è venuto in mente di incollare sotto il titolo del Quotidiano del Popolo: «C’è un’atmosfera di ottimismo nella Nazione». È stato l’inizio di un diluvio di sarcasmo: «Grazie alla protezione del governo degli Stati Uniti, le giraffe africane sono diecimila volte più felici dei risparmiatori cinesi che hanno messo i loro soldi in Borsa». I commenti sul disastro del mercato azionario ispirati alla giraffa hanno rapidamente superato quota 160 mila e i like il milione.
  • Una doppia beffa per i tecnocrati di Pechino, perché di solito sul profilo Weibo dell’ambasciata americana si accumulano le proteste mandarine contro l’imperialismo yankee. La censura ha cominciato a reagire con un paio di giorni di ritardo, cancellando i post più sgraditi (tipo «entrare in Borsa a Shanghai è come giocare alla roulette russa») e seminando inni nazionalisti («Io credo nella Cina»). Ma ormai la protesta della giraffa aveva preso piede e per amplificarla non sono serviti più nemmeno paragoni con la Borsa. «La giraffa è sempre più alta...» ha esultato il popolo di Weibo.
10. Inseguimento a Taiwan: due pescatori cinesi morti

(Guido Santevecchi) È finito con due pescatori cinesi morti e due feriti un inseguimento nelle acque dell’arcipelago di Kinmen, controllato da Taiwan ma a meno di tre chilometri dalla costa della Cina continentale. Secondo le autorità taiwanesi il motoscafo cinese era entrato nelle loro acque territoriali (peraltro non riconosciute da Pechino che considera Taiwan e lo Stretto parte del proprio territorio nazionale, «illegalmente separato»).

  • La Guardia costiera taiwanese ha riferito che il motoscafo ha cercato di fuggire con una manovra a tutta velocità e si è capovolto. Due dei pescatori sono stati schiacciati dallo scafo, altri due sono rimasti feriti e sono stati ricoverati in un ospedale di Kinmen. A Pechino, l’Ufficio per gli affari taiwanesi ha protestato affermando che le autorità dell’isola «usano metodi violenti e pericolosi contro i pescatori cinesi, dimenticando che la gente sulle due sponde dello Stretto appartiene a una sola famiglia».
11. I Marines copiano i narcosub

(Guido Olimpio) I Marines Usa hanno lanciato un progetto di un drone marittimo da trasporto a basso profilo, soluzione che si ispira ai battelli usati dai narcos sudamericani per trasferire la coca. È uno scafo non troppo costoso, guidato in remoto, in grado di trasferire materiale ai militari impegnati in uno sbarco.

  • E a proposito di questi mezzi la Marina colombiana ne ha intercettato uno, a bordo 4 tonnellate di cocaina e 4 uomini d’equipaggio. I cartelli della droga li impiegano dagli anni ’90, un modus operandi mai abbandonato perché ritenuto efficace. È complicato individuare i cosiddetti narcosubs (anche se non si immergono), dipinti di verde o blu in modo da renderli meno visibili alle vedette. E poco importa che siano lenti rispetto ai motoscafi. Di solito sono costruiti in rudimentali cantieri nella giungla o vicino a lagune, quindi portati sulla costa sfruttando canali.
12. Assedio giudiziario al golpista Bolsonaro
editorialista
di sara gandolfi

Il sistema giudiziario brasiliano sta chiudendo il cerchio intorno all’ex presidente Jair Bolsonaro per il suo presunto tentativo di colpo di Stato volto ad impedire l’insediamento di Luiz Ináicio Lula da Silva dopo le elezioni dell’ottobre 2022. Con una decisione senza precedenti, a Bolsonaro è stato tolto il passaporto e vietato di lasciare il Paese. La misura è stata autorizzata dal giudice del Tribunale supremo federale, Alexandre de Morais, nel quadro delle indagini sul tentativo di golpe dell’8 gennaio 2023.

  • Gli inquirenti hanno accumulato numerose prove contro Bolsonaro, tra cui la confessione del suo segretario personale, il tenente Mauro Cid, e le registrazioni di varie conversazioni su WhatsApp. Inoltre, un video del 22 luglio 2022, che riprende un incontro tra l’allora presidente e i suoi ministri, secondo il quotidiano Folha «rivela qualcosa di più della palese intenzione di evitare la sconfitta elettorale ad ogni costo, compresa l’abolizione dello Stato di diritto»... (l’articolo completo nella nuova edizione di Mondo Capovolto, la newsletter del Corriere che racconta il Sud del pianeta).
13. La sparatoria che macchia il Super Bowl
editorialista
di viviana mazza
corrispondente da New York

Una donna, Lisa Lopez, è morta, 21 feriti, sette dei quali in condizioni critiche; tre «sospetti» armati arrestati. Tra i feriti 11 sono bambini tra i 6 e i 15 anni. Secondo quanto dichiarato dalla polizia, questo è il bilancio di una sparatoria avvenuta ieri alla fine della parata che celebrava a Kansas City, in Missouri, la vittoria dei Chiefs nel Super Bowl di domenica scorsa a Las Vegas. Le immagini mostrano i fan con le magliette della squadra del cuore che fuggono terrorizzati e che si nascondono dietro barriere nel timore dell’ennesima strage... (qui l’articolo completo).

14. Coppie gay in Grecia: lo strappo dalla Chiesa ortodossa
editorialista
di samuele finetti

Se il voto di oggi andrà come previsto, la Grecia sarà il primo Paese cristiano ortodosso a legalizzare il matrimonio tra coppie omosessuali. Il largo consenso in aula pronto a sostenere la storica riforma rispecchia quello del Paese: i sondaggi hanno mostrato che i cittadini sono ampiamente favorevoli alla legge e che le loro preoccupazioni sono altre, prima tra tutte il costo della vita.

  • Come ha detto un sottosegretario davanti ai parlamentari, «in quest’aula non stiamo deliberando a proposito di un cambiamento: quel cambiamento c’è già stato, senza chiedere il nostro permesso». Il primo sponsor della riforma è il premier di centrodestra Kyriakos Mitsotakis, appoggiato da quattro partiti di centrosinistra tra cui Syriza, il più folto dell’opposizione. Il blocco conta 243 dei 300 voti del parlamento, un numero più che sufficiente nonostante i voti contrari già annunciati dal partito comunista e da tre gruppi di destra e le astensioni (una cinquantina) previste tra le fila del partito di Mitsotakis. In Grecia le unioni civili sono riconosciute dal 2015. Con questa legge, viene introdotto il pieno diritto all’adozione: entrambi i componenti della coppia saranno riconosciuti genitori di eventuali figli di uno dei due partner. Ma il ricorso alla maternità surrogata – che nel Paese è permessa, in alcuni casi, alle coppie eterosessuali – resta comunque vietato. La Chiesa ortodossa greca ha espresso la sua netta contrarietà, dovuta al «rischio» che questa riforma comporta ai «valori della famiglia tradizionale». Alcune organizzazioni conservatrici hanno organizzato delle proteste, ma le adesioni sono sempre state piuttosto contenute.
15. Le democrazie arretrano. L’Italia? Tra Botswana e Capo Verde

(Samuele Finetti) Dovrebbe essere l’anno più «democratico» di sempre, con più di 70 elezioni in programma, più di quattro miliardi di persone chiamate alle urne. Ma non bisogna farsi illusioni, perché poco più della metà di quelle elezioni sono state e saranno «libere». E l’Indice annuale della democrazia, stilato ogni anno dall’Economist e pubblicato oggi, conferma che, più che avanzare, la democrazia nel mondo indietreggia.

imageElefanti in Botswana avanzano. Le democrazie nel mondo arretrano

  • L’Indice prende in considerazione cinque categorie: elezioni e pluralismo; funzionamento del governo; partecipazione politica; cultura politica; libertà civili. A ognuna è assegnato un punteggio da 0 a 10, la media assegna a ognuno dei 167 Paesi in classifica il titolo di «democrazia compiuta» (8-10), «democrazia imperfetta» (6-8), «regime ibrido» (4-6) e «regimi autoritario» (0-4). I risultati sono sconfortanti: meno dell’8 per cento della popolazione mondiale vive in una «democrazia compiuta», il 40 per cento sotto un «regime autoritario».
  • Al vertice – per il quattordicesimo anno di fila – c’è la Norvegia (9.81), in coda l’Afghanistan (0.26). L’isola felice, da questo punto di vista, resta l’Europa occidentale: il 71 per cento dei cittadini vive in una «democrazia compiuta» (categoria in cui entra anche la Grecia). Mentre in ogni altra regione del pianeta il regime democratico si è indebolito: a livello globale, il punteggio medio è sceso in quindici anni da 5.5 a 5.2, il più basso da che l’Indice esiste.
  • Divisi per categoria, i 167 Paesi si collocano così: 24 sono «democrazie compiute», 50 sono «democrazie imperfette», 34 sono «regimi ibridi» e 59 «regimi autoritari». L’Italia rimane al 34esimo posto, tra Botswana e Capo Verde. I singoli punteggi: elezioni e pluralismo, 9.58; funzionamento del governo, 6.79; partecipazione politica, 7.22; cultura politica, 7.50; libertà civili, 7.35.

Grazie. A domani. Cuntrastamu.

Michele Farina


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