È durato sette ore e venti minuti allo scalo «JFK» di New York il primo volo transatlantico al mondo interamente alimentato con il biocarburante, un’anticipazione di quello che avverrà nei prossimi anni con l’introduzione in Europa delle nuove regole sulla riduzione delle emissioni. Il Boeing 787 di Virgin Atlantic, uno dei principali vettori britannici, è decollato dall’aeroporto di Londra Heathrow alle 11.49 locali (le 12.49 in Italia) con il codice speciale «VS100» per indicare la presenza del 100% di «Sustainable aviation fuel», il Saf com’è più noto. Non è ancora il primo volo commerciale a tutti gli effetti, cioè con passeggeri paganti, mentre l’iniziativa viene bollata degli ambientalisti come un tentativo di «greenwashing».
Il primo volo transatlantico col 100% di biocarburante: emissioni giù, ma costa il triplo


Le regole
Per preparare il volo speciale la compagnia fondata da sir Richard Branson (che era a bordo) ha dovuto chiedere e ottenere il via libera dell’autorità britannica dell’aviazione civile (Caa): l’Agenzia europea per la sicurezza aerea consente infatti i voli con massimo il 50% di biocarburante misto a cherosene tradizionale. Prodotti da oli di scarto, residui di legno o alghe, i carburanti sostenibili per l’aviazione potrebbero ridurre le emissioni di anidride carbonica nel trasporto aereo del 60-80%.
Produzione limitata
Ma ad oggi la produzione di Saf è molto limitata e costosa. Secondo le ultime statistiche la quantità di biocarburante prodotta nel mondo soddisfa appena lo 0,1% della richiesta complessiva. Nel 2022 — calcola la Iata, la principale associazione internazionale dei vettori — dagli impianti sono stati realizzati 300 milioni di litri (pari a 240 mila tonnellate) di biocarburante, mentre nel 2028 la produzione dovrebbe salire ad almeno 69 miliardi di litri. Il costo, poi, è un ulteriore problema: attualmente il Saf costa 2-3 volte di più del cherosene classico.
Tra Saf e idrogeno
Boeing e Airbus — i due produttori di velivoli —, ma anche chi realizza i motori degli aerei (come Rolls-Royce), puntano molto sui biocarburanti, assieme ai vettori per realizzare il cosiddetto «net zero» e in attesa che decolli ufficialmente l’alimentazione a idrogeno. Ma mentre l’ultimo dovrebbe essere utilizzato nei voli brevi e medi, il Saf sarebbe destinato ai collegamenti intercontinentali. In particolare l’Europa ha fissato paletti significativi per le aviolinee.
Le regole Ue
«ReFuelEu» stabilisce che dal 2025 tutti i voli in partenza da un aeroporto dell’Unione europea saranno obbligati a utilizzare una quota minima di carburante sostenibile per l’aviazione: 2% nel 2025, 6% nel 2030, 20% nel 2035, 34% nel 2040, 42% nel 2045 e 70% nel 2050. All’interno di questa quota obbligatoria, però, l’Ue ha deciso di prevedere anche la presenza dei carburanti sintetici (e-kerosene): l’1,2% nel 2030, il 5% nel 2035 e il 35% nel 2050. Gli esperti di Seo Amsterdam Economics e Royal Netherlands Aerospace Centre stimano 820 miliardi di euro di extra-costi nel periodo 2018-2050.
L’impatto sui prezzi
Ma questa transizione energetica rischia di costare e non poco pure ai passeggeri. Come ha raccontato il Corriere senza incentivi pubblici al settore la legge sui carburanti verdi per l’aviazione è destinata a far salire il costo dei biglietti aerei in Europa già dal 2025 e fino a 30 euro a tratta dal 2035 (tenendo fissi i prezzi dei voli). Per un mercato come l’Italia — dove l’anno passato la tariffa media per un volo nazionale/europeo di sola andata è stata di circa 61 euro — significherebbe un aumento del 50%.
lberberi@corriere.it
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29 nov 2023
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