I sondaggisti: «Trump non ha già vinto, la partita è aperta, possono succedere ancora tante cose da qui alle elezioni»
I pareri di Lorenzo Pregliasco, co-fondatore e direttore di YouTrend, esperto di sondaggi e tendenze, e di Antonio Noto, sociologo che da più di dieci anni fornisce alla Rai exit poll e proiezioni
«E dunque, per molti, Trump avrebbe già vinto le elezioni? Io sarei cauto, non ci credo, la campagna elettorale è ancora lunga, mancano quattro mesi — eccepisce Lorenzo Pregliasco, co-fondatore e direttore di YouTrend, esperto di sondaggi e tendenze —. L’attentato di per sé è un fatto dirompente e Trump da vero animale politico, con istinto fenomenale e presenza di spirito, ha subito reagito, rialzandosi in piedi sul palco del comizio con l’orecchio sanguinante e il pugno in aria, gridando ai suoi “combattete!”, potentissimo slogan per il prosieguo della campagna. Ora ci vorranno 3-4 giorni per valutare correttamente l’effetto su i comportamenti di voto. Ma sarà comunque un effetto temporaneo, perché la politica americana da sempre è fortemente polarizzata, non credo che i fatti di Butler sposteranno granché l’elettorato e da qui a novembre, poi, il suo ricordo sbiadirà nella memoria».
«Stiamo ragionando a caldo, non abbiamo ancora dati da elaborare, è troppo presto per dire che effetto avrà l’attentato in Pennsylvania — si mostra prudente anche Antonio Noto, il sociologo che da più di dieci anni effettua per la Rai exit poll e proiezioni —. Di sicuro non ne avrà nessuno se Biden deciderà di ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca, in questo caso la sfida con Trump ripartirebbe da zero a zero. Ma anche se il presidente resterà al suo posto, malgrado la preoccupante defaillance, nessun democratico voterà mai per The Donald. Piuttosto l’attentato potrebbe spingere gli altri a votare, cioè quelli tra i repubblicani che stavano già pensando invece di astenersi».
Eppure tra gli osservatori Usa si dice che Trump ora sia passato avanti negli Stati chiave, Arizona, Georgia, Nevada, che non sarebbero più in bilico come 24 ore fa ma sorriderebbero ai repubblicani: «Di sicuro — commenta Pregliasco — se davvero Biden era un po’ indietro negli Stati decisivi e impegnatissimo nella rincorsa, tutto gli serviva meno che una situazione nuova di questo tipo. Ma la partita è aperta, possono succedere ancora tante cose da qui a novembre: gli errori di Trump, per cominciare. E poi l’economia: la riconferma di un presidente uscente si gioca molto sui dati economici. Se saranno positivi, il vento tornerebbe a soffiare a favore di Biden».
«È sempre stato così — conferma Antonio Noto — un’elezione si vince grazie al consenso politico, non emotivo. Anche se Trump ha gestito benissimo dal punto di vista della comunicazione l’attentato di Butler: pure col sangue in faccia, infatti, la sua narrazione sul palco è stata quella di essere un vincente, non una vittima. Lui, che è un gran motivatore, è sempre stato bravo ad enfatizzare il conflitto ed è chiaro che, qualora se la dovrà vedere con Biden, lo sparo dell’altro giorno diventerà certamente per quattro mesi un contenuto della sua campagna elettorale. Ma se, come tutti ci auguriamo, l’attacco di Butler rimarrà un episodio isolato, l’eco di questa notizia fatalmente pian piano si spegnerà e avrà un effetto blando sul voto di novembre. Direi che Biden in questo momento ha problemi più urgenti da risolvere: innanzitutto la perdita di reputazione ingenerata dai suoi stessi supporter, da Barack Obama a George Clooney...».