Possibili sfidanti, voto dei delegati, fondi elettorali: come si sceglie il successore di Biden?

diAndrea Marinelli

La candidatura della sua vice Kamala Harris non è automatica, ma deve essere legittimata dalla convention democratica di Chicago in programma dal 19 al 22 agosto. E i repubblicani valutano di contestare la decisione in tribunale 

Dopo il ritiro di Joe Biden, il partito democratico deve scegliere un sostituto nella corsa alla Casa Bianca. La candidatura della sua vice Kamala Harris non è però automatica: deve essere legittimata dalla convention di Chicago in programma dal 19 al 22 agosto.

Cosa succede ora?
Ogni partito deve ufficializzare la nomination del suo candidato alla convention, con il voto dei delegati: quelli democratici sono circa 3.900 e durante le primarie Biden ne aveva ottenuti il 99%. Sono funzionari di partito, attivisti, politici locali che in genere hanno un ruolo puramente formale: il loro compito, secondo le regole, è di «riflettere in buona coscienza i sentimenti di chi li ha eletti» alle primarie. Quest’anno si trovano davanti una votazione storica: non è mai successo che un candidato rinunciasse dopo aver vinto le primarie, quindi saranno liberi di sceglierne un altro.

Si tratterà di una convention aperta?
Starà ai leader del partito evitare il caos di una convention «aperta», dove i delegati possono votare per più di un candidato. Hanno quattro settimane per convincere i delegati a convergere su un solo nome, che dovrà ottenere la maggioranza assoluta alla «roll call». Questa conta dei voti in genere avviene alla convention, ma i democratici stavano già valutando di tenerne una virtuale fra il 1° e il 5 agosto: la scadenza per figurare sulle schede elettorali in Ohio era infatti fissata per il 7 agosto, ma è stata spostata al 1° settembre. Il comitato regolatore del partito si riunirà domani per stabilire la procedura da seguire e potrebbe decidere di votare comunque entro il 7 agosto.

Come può Biden indirizzare la scelta?
Biden ha il solo potere di offrire un endorsement, ovvero il suo sostegno a un candidato: è un’indicazione al partito e ai delegati, di cui però possono anche non tenere conto. Domenica ha appoggiato Harris, che già faceva parte del «ticket» democratico.

Qualcuno potrà sfidarla?
Chiunque voglia candidarsi dovrà presentare una petizione firmata da almeno 300 delegati, di cui non più di 50 di un singolo Stato, e poi ottenere la maggioranza dei 3.900 delegati alla convention: se non dovesse riuscirci al primo turno, al secondo voterebbero anche i 700 «super delegati», ovvero governatori, parlamentari e leader di partito. Nessuno sembra volerci provare, anche perché trascinerebbe il partito in un ulteriore caos. Gran parte dei potenziali sfidanti hanno già espresso il proprio sostegno a Harris. Sfidarne la candidatura potrebbe inoltre essere difficile sia per motivi di tempo — c’è meno di un mese per organizzare una campagna presidenziale — che di soldi.

Il nuovo candidato potrà utilizzare i fondi raccolti da Biden?
È la questione più controversa, non essendoci precedenti. La campagna «Biden for President» ha già cambiato legalmente nome in «Harris for President» e la vicepresidente — il cui nome figurava nei documenti ufficiali — dovrebbe ottenere il controllo del conto su cui, a fine giugno, c’erano 96 milioni di dollari. Qualcuno — in campo repubblicano — sostiene che questo passaggio non sia legale.

Perché i repubblicani promettono una battaglia legale?
I repubblicani ritengono che non si possa cambiare candidato in corsa, dopo che — come ha precisato lo speaker della Camera Mike Johnson — è stato votato da 14 milioni di persone alle primarie: per questo stanno valutando di contestare la decisione in tribunale, in particolare in Stati come Wisconsin e South Carolina dove esistono leggi che non permettono di rimuovere un candidato per motivi politici. Le cause non sono ancora state presentate e, secondo gli esperti, non hanno alcun fondamento legale. Anche perché il presidente non aveva ancora ottenuto la nomination.

Chi sceglie il candidato vicepresidente?
È una decisione che spetterà unicamente a chi sostituirà Joe Biden. Una volta identificato, la sua candidatura sarà poi ufficializzata dal voto dei delegati alla convention di Chicago.

22 luglio 2024 ( modifica il 22 luglio 2024 | 22:03)

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