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(Samuele Finetti) Se avete guardato House of Cards, la celebre serie tv ambientata nei corridoi della Casa Bianca, ricorderete che il presidente Frank Underwood/Kevin Spacey è originario di una piccola cittadina della provincia americana: Gaffney, South Carolina. Un centro abitato tanto anonimo da essere conosciuto per via di un acquedotto sferico dipinto a mo’ di una pesca (e per questo ribattezzato «Peachoid»). La vecchia torre dell’acquedotto nella cittadina di Hamburg, Stato di New York
- Come Gaffney, decine di altre cittadine di provincia negli States hanno trasformato le proprie torri idriche in simboli: a Luling, Texas, è colorata come un’anguria; a Pleasant Prairie, Wisconsin, patria della Haribo, è ricoperta di orsetti gommosi. Esiste persino un concorso annuale, il «serbatoio dell’anno», che premia il più fantasioso: lo scorso anno ha vinto il comune di Bryan, Ohio, con un disegno che ricorda un leccalecca; 320 le candidature. A queste si dovrebbe aggiungere presto quella di Hamburg, New York. O almeno, così sperano alcuni cittadini.
- Un po’ di storia: Hamburg, sessantamila abitanti, si trova appena a sud di Buffalo, sulle sponde del Lago Eire. Qui, nel 1885, sarebbe stato inventato l’hamburger – così sostengono i locali, ma la paternità del celebre panino è contesa – che è di conseguenza diventato il simbolo locale. Quasi un secolo dopo, nel 1970, è stato eretto un acquedotto (capacità 1,9 milioni di litri d’acqua), dismesso da ormai trent’anni. L’idea è apparecchiata: «Pitturiamo la torre come un hamburger», ha proposto Chris Hannotte ormai sei anni fa, e da allora la sorte della costruzione metallica è la sua battaglia. Gira la città con un cappello a forma di panino che lei stessa si è cucita, raccoglie donazioni e cerca sostegno nei concittadini, garantendo che un hamburger gigante a 40 metri d’altezza e a due passi da un’autostrada attirerebbe piccole folle di curiosi. O, quantomeno, farebbe sorridere chi ci passa vicino.
- Ha persino organizzato un concorso per trovare il disegno perfetto e ha scelto il suo Michelangelo, Tim Martin, che si è già cimentato in opere simili (anche se, sottolinea lui stesso, la sua «cappella Sistina» è un affresco in una chiesa di Buffalo). Restano solo due problemi: i soldi, anzitutto. Chris si è ripromessa di non attingere neanche un centesimo dalle casse del comune, tutte le entrate arrivano da donazioni. Finora sono stati raccolti 25 mila dollari, «ma ne mancano ancora molti», dice lei in un articolo sulla prima pagina del Wall Street Journal. E poi i tanti locali a cui l’idea proprio non piace, al punto che c’è chi ha proposto di abbatterla (troppo costoso, hanno risposto le autorità locali). E chi, invece, non digerisce l’idea di avere carne, formaggio e cetriolini sopra la testa, come Rose, un’impiegata comunale: «Proprio non capisco come possa piacere. Io, sinceramente, preferisco le torte».
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