Nvidia domina l'intelligenza artificiale grazie a un'«arma segreta»: Intel, Qualcomm e Google alleate per scardinarla
Uno dei segreti di Nvidia è Cuda, software utilizzato da milioni di sviluppatori negli ambiti dell'AI e del calcolo parallelo. La UXL Foundation punta a offrire un'alternativa: moltissime le Big Tech già coinvolte nel progetto. Intanto la Cina vuole rinunciare a tutti i processori di aziende Usa entro il 2027

Nel riquadro: il ceo di Intel, Pat Gelsinger, con Sam Altman, ceo OpenAI
Il colosso dei chip Nvidia domina incontrastato il mercato dell'intelligenza artificiale e grazie al boom dell'AI generativa ha raggiunto una capitalizzazione in Borsa stratosferica, superiore ai 2.200 miliardi di dollari. Con i nuovi chip Blackwell confida di poter estendere il suo regno. Ma le cose potrebbero cambiare: una coalizione trasversale di big tech che unisce nomi come Intel, Qualcomm e Google ha deciso, secondo quanto anticipato dall'agenzia Reuters, di provare a rompere il quasi-monopolio di Nvidia mettendo nel mirino «l'arma segreta» dell'azienda guidata dal ceo Jensen Huang. Ovvero il suo software, brevettato, che lega a doppio filo gli sviluppatori ai chip dell'azienda.
Uno dei segreti di Nvidia è Cuda, un software sviluppato in quasi 20 anni di lavoro che rappresenta una barriera difficilmente valicabile per gli eventuali concorrenti.
Cuda sta per Compute Unified Device Architecture e comprende il software e la piattaforma di programmazione sviluppata da Nvidia per sfruttare al meglio le capacità dei suoi processori grafici (Gpu) per applicazioni di calcolo parallelo ad alte prestazioni. Negli anni è diventata uno standard de facto per lo sviluppo di applicazioni parallele su Gpu, specialmente in campi come l'intelligenza artificiale, il deep learning, la grafica 3D, la crittografia e la ricerca scientifica. Sono oltre 4 milioni gli sviluppatori in tutto il mondo che si affidano alla piattaforma di Nvidia: un vantaggio competitivo immenso che finora ha scoraggiato qualsiasi velleità di rimonta da parte di altre aziende.
«Ora stiamo mostrando concretamente agli sviluppatori come migrare fuori dalla piattaforma Nvidia» ha dichiarato Vinesh Sukumar, a capo della divisione AI di Qualcomm. Un obiettivo ambizioso che il gruppo intende raggiungere sviluppando una nuova suite open-source di strumenti in grado di alimentare indistintamente ogni tipo di chip acceleratore AI, sia esso prodotto da Nvidia o da qualsiasi altra azienda.
L'iniziativa fa capo alla UXL Foundation, un consorzio di cui fanno parte, oltre alle aziende già citate, numerose altre realtà impegnate a creare un ecosistema aperto e indipendente dalle logiche proprietarie di Nvidia. Un passo cruciale per «promuovere produttività e libertà di scelta nell'hardware», ha spiegato Bill Hugo, chief technologist di Google per l'high-performance computing. Entro la prima metà del 2024, il gruppo definirà le specifiche tecniche di base per poi perfezionare i dettagli entro fine anno, con l'obiettivo di raggiungere presto uno stadio già fruibile da tutti i player dell'ecosistema.
L'ambizione di UXL non si ferma qui. Dopo aver inizialmente coinvolto i principali attori del settore, il consorzio intende reclutare anche i giganti del cloud come Amazon e Microsoft Azure, oltre ad altri produttori di chip. L'obiettivo è quello di raggiungere una massa critica di adesioni tale da mettere seriamente in discussione l'egemonia di Nvidia sui framework software per l'AI.
Si tratta di un piano ambizioso in un settore ricchissimo: secondo i dati della società di ricerca PitchBook, nel solo 2023 sono stati investiti oltre 2 miliardi di dollari in 93 diverse iniziative finalizzate a scardinare il dominio di Nvidia. Un interesse che non accenna a calare, alimentato dai fiumi di denaro che continuano ad affluire dalle casse delle aziende e dei venture capitalist bramosi di cavalcare l'onda lunga dell'AI.
Da parte sua Nvidia ostenta tranquillità: «Nuove idee sul calcolo accelerato stanno emergendo ovunque nell'ecosistema, e questo aiuterà a far progredire l'AI», ha minimizzato Ian Buck, dirigente dell'azienda, parlando con Reuters. Ma in un mercato tanto ricco quanto conteso come quello dell'intelligenza artificiale, è difficile immaginare che Nvidia resti a guardare mentre gli vengono sottratte le chiavi del suo regno.
I chip occidentali e lo stop della Cina
Sul fronte dei chip invece si registra il giro di vite della Cine sui processori di aziende occidentali, almeno per quello che riguarda i computer e i server utilizzati da enti e dipendenti dell'apparato statale. La Cina sta infatti intensificando gli sforzi per eliminare i fornitori tecnologici statunitensi dai suoi settori strategici, con nuove linee guida che ordinano alle agenzie governative di abbandonare i microprocessori di Intel e Amd, ma anche il sistema operativo Windows di Microsoft e software di database straniero in favore di alternative domestiche. Questa mossa rappresenta il passo più significativo finora di Pechino per costruire capacità tecnologiche autarchiche nei settori militare, governativo e delle imprese statali. Le nuove regole echeggiano mosse parallele negli Stati Uniti contro Huawei e altre aziende cinesi, mentre le tensioni tra le due superpotenze continuano a intensificarsi. I dettagli degli ordini draconiani, emessi lo scorso dicembre, richiedono che i nuovi acquisti di PC, laptop e server soddisfino criteri di «sicurezza e affidabilità» che nella pratica escludono i principali fornitori occidentali. In concomitanza con le linee guida, l'agenzia di certificazione cinese ha pubblicato la sua prima lista di processori e sistemi operativi "sicuri e affidabili", comprendente solo produttori nazionali come Huawei e il gruppo statale Phytium, entrambi sulla lista nera per l'export statunitense. L'obiettivo è abbracciare soluzioni interamente «progettate in Cina» entro il 2027.