Chi è Jensen Huang, manager “ansioso” (e sempre più ricco) che pianifica il futuro dell'intelligenza artificiale

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Il tempismo, è questo il segreto del successo di Jen-Hsun Huang, con il nome americanizzato in Jensen al suo arrivo – da Taiwan, come minore non accompagnato – negli Stati Uniti all’età di 9 anni. La scorsa settimana di anni ne ha compiuti 61 e il co-fondatore (nel 1993), presidente e ceo di Nvidia è indubbiamente l’uomo del momento. Questioni economiche: con il business della società fondata in un locale di Denny’s – catena di fast food americana dove Huang ha lavorato prima come lavapiatti, dunque come cameriere – che sta andando oltre ogni parametro finanziario (utili a +770%), il manager sta scalando la classifica dei più ricchi. L’ultima impennata nella classifica di Forbes è legata ai dati della trimestrale che hanno portato a +9 miliardi di patrimonio personale per quello che ora è il 21esimo dei miliardari.

Nvidia Huang

Una storia di rivincita sociale ben raccontata dal New Yorker, con il giornalista che incontra Huang proprio da Denny’s così da arricchire un classico della «terra delle opportunità». L’arrivo con il fratello maggiore a Tacoma, la vita in un dormitorio religioso con bullismo e aggressioni razziste, il lavoro mal pagato ma sempre portato avanti con metodo, le scuole pubbliche (chiuse con due anni d’anticipo) e infine il trampolino di lancio di Stanford e il primo lavoro da Amd, ossia per diversi anni il principale competitor della sua Nvidia. Che partì piccolissima, in un mercato dei microchip grafici già piuttosto competitivo, ma forte di un’intuizione: che il settore dei videogiochi fosse prossimo a diventare un fenomeno di massa. Il tempismo, appunto, legato forse anche al caso: nel 1994, l’anno dopo la fondazione di Nvidia, Sony sollevò il velo sulla prima Playstation. Era l’inizio della cavalcata dei videogame come più ricca e diffusa forma di intrattenimento. E Huang era in sella a quello che presto diventò il principale produttore delle moderne Gpu – chip dedicati alla grafica – per i giochi elettronici su pc.

Un altro ingrediente della ricetta del successo di Huang si potrebbe identificarlo con l’ansia. Al motto interno dell’azienda – «Siamo a 30 giorni dalla chiusura definitiva» – ben si associa la tendenza a passare le notti insonni spesso raccontata da Huang: «La sensazione di essere sull’orlo del fallimento non mi abbandona mai, ogni mattina mi sveglio tutt’altro che orgoglioso o ottimista». Un’inquietudine che si trasforma in strategia manageriale. Nel 2006 è lo sbarco delle Gpu Nvidia nel mondo dei supercomputer, quindi il nuovo picco (e il conseguente shortage) per l’utilizzo nel mining – letteralmente l’estrazione - delle criptovalute, infine l’idea a 20 anni dalla fondazione di buttarsi nel mercato dell’intelligenza artificiale. Allora una scommessa in tempi non sospetti, oggi una certezza ben tradotta da un’analista finanziario: «La fuori c’è una guerra in corso sull’intelligenza artificiale, e Nvidia al momento è l’unico produttore di armi».

Quanto durerà l’ascesa dell’azienda di Huang, oggi capitalizzata per circa 2 mila miliardi di dollari (ora è al quarto posto, davanti ad Amazon, Alphabet e Meta), non è dato saperlo. Se da un lato ci sono le visioni da 7 mila miliardi di investimenti nel settore prospettati dall’altro uomo del momento, Sam Altman di OpenAI, dall’altro ci sono l’incertezza e l’attrattiva di una rivoluzione ancora allo stadio embrionale. Sulla quale, parliamo di quella portata dall’intelligenza artificiale, Jensen Huang ha la visione normalizzatrice di chi, per 30 anni, ha surfato sulla cresta dell’innovazione digitale. Due passaggi in particolare raccontano al meglio un manager recentemente paragonato a Steve Jobs, ma che con il «seduttore» di Apple ha ben poco da spartire. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale crea molte ansie sul futuro dell’umanità, cosa ne pensa? «So bene come funziona, non c'è niente lì di cui preoccuparsi, non è diverso da un microonde». Con la rivoluzione industriale la popolazione mondiale dei cavalli si è fortemente ridotta, con l’arrivo dell’intelligenza artificiale gli esseri umani non corrono lo stesso rischio? «I cavalli hanno delle opzioni di carriera piuttosto limitate, per esempio non sanno scrivere su una tastiera».

23 febbraio 2024

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