
Passaporti del Tajikistan e targa bielorussa: cosa sappiamo dei terroristi di Mosca arrestati. E cosa c’entra l’Ucraina
Questa notte prima delle quattro la polizia russa ha fermato un’automobile di marca Renault nella regione di Bryansk perché corrispondeva alla descrizione di un veicolo visto ieri sera sul luogo della strage da più di 115 morti a Mosca. Il gruppo a bordo ha provato a fuggire, la polizia ha sparato e il veicolo si è ribaltato. Un sospetto è stato arrestato sul posto, un altro poco dopo ma altri – due oppure quattro a seconda delle fonti – sono riusciti a scappare in un bosco.

Sulla Renault sono stati trovati una pistola e un caricatore per fucile d’assalto Akm, come quelli visti ieri nei video dell’attentato, e passaporti del Tajikistan, che è una repubblica ex sovietica dell’Asia centrale che da molti anni fornisce volontari allo Stato islamico.
“Gli attentatori volevano attraversare il confine tra Russia e Ucraina, dove hanno contatti importanti”, ha dichiarato l’Fsb, il servizio di sicurezza russo – subito rilanciato dalle agenzie di stampa nazionali. È comprensibile che il governo russo voglia incolpare l’Ucraina per la strage, perché c’è una guerra in corso da ormai dieci anni che due anni fa è diventata un’invasione su larga scala.

La regione di Bryansk tuttavia confina anche con la Bielorussia e la targa dei veicolo, che il gruppo aveva acquistato una settimana fa da un connazionale tagiko, era bielorussa. È possibile pensare che volessero tornare da dove erano partiti. Il confine tra Russia e Ucraina in questo periodo è uno dei più militarizzati e sorvegliati al mondo, anche dal lato russo per timore di infiltrazioni nemiche, e non è la scelta più ovvia per un commando in fuga dopo un attentato.

Chi sono i terroristi del massacro di Mosca
Secondo alcuni media indipendenti russi, che pubblicano anche i nomi, gli stragisti erano sei, fra i 29 e i 62 anni d’età ed erano del Tajikistan. I tajiki sono un serbatoio di reclutamento naturale per lo Stato islamico in Afghanistan – basta loro attraversare il confine e andare in uno dei campi di addestramento sparsi nelle zone meno abitate che i talebani non riescono a eliminare. Inoltre i loro movimenti in Russia sono difficili da sorvegliare perché hanno un visto di novanta giorni per lavoro concesso con una procedura automatica e la loro comunità è numerosissima. Secondo dati del 2021, quasi un milione di tajiki è migrato in territorio russo per trovare un’occupazione. In breve: i tajiki possono essere un collegamento facile tra lo Stato islamico in Afghanistan, che chiama reclute da tutta la regione circostante, e Mosca.

I sospetti sull’Inguscezia
Nelle prime ore dopo l’attacco erano state diffuse le immagini di alcuni sospetti dell’Inguscezia, una repubblica della Federazione russa nel Caucaso a maggioranza musulmana dove sono state scoperte cellule dello Stato islamico. All’inizio di marzo l’Fsb durante un raid uccise sei militanti dell’Isis in Inguscezia, o almeno così diceva l’annuncio ufficiale dopo l’operazione.
L’Isis afgano
Lo Stato islamico in Afghanistan (conosciuto con la sigla inglese Iskp) è la divisione del gruppo terroristico più attiva nel lanciare operazioni all’estero – ventuno negli ultimi dodici mesi, tra quelle riuscite e quelle fallite, senza contare quelle di cui non sapremo mai nulla. Nel febbraio 2023 un generale americano del Comando centrale, Michale Kurilla, disse che dopo il ritiro dei soldati americani dall’Afghanistan la costola locale dello Stato islamico si stava organizzando con rapidità per attacchi all’estero, “saranno pronti nel giro di sei mesi”, e che la sorveglianza dei talebani non era sufficiente.

Il legame tra i volontari tajiki e le missioni dello Stato islamico afghano sembra forte. Era tajiko dell’Iskp uno dei due attentatori che a gennaio si è fatto esplodere nella folla a Kerman, in Iran, e ha ucciso più di novanta persone. Era tajiko dell’Iskp l’attentatore che ha ucciso una persona a Istanbul, in una chiesa cattolica, il 28 gennaio. Era tajiko dell’Iskp anche il ventinovenne arrestato nei Paesi Bassi a luglio 2023 con l’accusa di pianificare un attentato. E da quello che risulta ai media russi erano tagiki anche i membri del gruppo di fuoco che ha colpito ieri a Mosca.