Toti e Spinelli, nell'inchiesta entra in scena «la Bestia», super software usato anche nel processo Morandi. La procura senteAponte (Msc) come teste
Al setaccio telefoni e compute del governatore Toti. I pm sentiranno l'armatore Aponte come testimone. Saranno ascoltati anche il sindaco Bucci e l'avvocato La Mattina
DAI NOSTRI INVIATI
GENOVA - Nell’indagine genovese sul sistema Toti entra in scena il cervellone tecnologico. Lo stesso già usato per processare i dati del procedimento riguardante il disastro del ponte Morandi. Lo chiamano «la Bestia» perché è in grado di processare una mole imponente di documenti (60 terabyte), come quelli raccolti dalla Guardia di Finanza che sta lavorando sul campo. Il programma, Nuiv Investigator, costato circa due milioni di euro, permette di indicizzare e collegare in tempo reale un numero sterminato di documenti e di incrociare i dati contenuti nei telefonini, nelle carte di credito e nei conti bancari con quelli dei computer.
Ieri è stata fatta la copia forense dei dispositivi in uso al governatore Giovanni Toti, finito agli arresti domiciliari per corruzione, e ad altri indagati. L’attesa è ora per i prossimi testimoni. Fra questi ce n’è uno eccellente che la Procura vuole sentire: Gianluigi Aponte, fondatore di Msc, oggi la più grande compagnia di navigazione al mondo. Aponte è socio al 45% di Aldo Spinelli nella società che gestisce il terminal Rinfuse, al centro dell’inchiesta per via del rinnovo trentennale della concessione voluta da Spinelli e, per l’accusa, ottenuta attraverso il finanziamento dei Comitati elettorali di Toti.
Quando non sapeva più a chi rivolgersi per risolvere il problema della proroga della concessione, Spinelli aveva bussato alla porta del potente socio. I differenti ruoli dei due nella vicenda hanno portato i magistrati ad accusare Spinelli di aver corrotto il governatore, mentre Aponte figura come testimone.
I pm hanno considerato rilevante un’intercettazione del 23 novembre 2021, dieci giorni prima del rinnovo. Spinelli è furioso perché la proroga non arriva e chiama Aponte: «Io lotto da solo! Lei non m’aiuta ma io... lotto in tutte le maniere perché se non passano i trent’anni guardi che ci andiamo in tribunale. Perché è impossibile che ci sia questo Carozzi che vota contro... veda di parlare lei col sindaco, perché è l’uomo del sindaco». Aponte, sempre di poche parole: «Mmmm altrimenti loro i 10 anni ce li darebbero». «Eh ma noi i 10 anni non li accettiamo dottore... abbiamo investito soldi nostri e mi danno 10 anni, ma stiamo scherzando?».
Come Aponte, in questa intricata vicenda è testimone anche il sindaco di Genova Marco Bucci. D’altra parte entrambi spuntano spesso nelle intercettazioni disposte dagli inquirenti. Come quella del 5 novembre del 2022 fra Toti e il sindaco, nella quale quest’ultimo racconta di un suo incontro con Aponte, che vive a Ginevra, a casa del presidente dell’aeroporto di Genova, Alfonso Lavarello. «Aponte ha suggerito una soluzione e adesso vediamo di portarla avanti», riferisce Bucci. «Cosa dice lui?», chiede Toti. «Dice: cosa facciamo fra cinque anni, quando ci sarà la diga ed è tutto tombato? Tracciamo una riga su come ci dividiamo le cose».
Spinelli è molto più concentrato sul porto di Genova dove ha combattuto la battaglia dei trent’anni ed è tutta la sua vita. Dopo il rinnovo di Rinfuse, Spinelli e Aponte studiano come separarsi dividendosi gli spazi angusti del porto nell’orizzonte dei cinque anni. In questa separazione Toti fa un po’ da paciere. E Spinelli lo ringrazia finanziando i suoi Comitati elettorali.
Nei prossimi giorni saranno sentiti vari testimoni, fra cui l’avvocato Andrea La Mattina, referente della Regione nel comitato portuale che votò la concessione trentennale nonostante fosse contrario.