|
Una maratona di sangue, sacrifici, illusioni: questo raccontano i due anni del conflitto iniziato con l’invasione russa del 24 febbraio 2022. Un mattatoio in cui gli ucraini hanno finito i proiettili e perduto uomini, mentre l’avversario ne ha di più — soldati pescati nelle regioni più remote o nelle prigioni — e non si fa scrupolo di mandarli a morire. A distanza di due anni, gli ucraini si ritrovano oggi nel momento peggiore della guerra, con alcuni alleati che hanno cominciato a perdere le speranze e a chiedere a Volodymyr Zelensky una via d’uscita, un compromesso per mettere fine ai combattimenti. Mosca è partita con il piede sbagliato, convinta di finire in poche settimane. (...) Il Cremlino ha allora ridimensionato gli obiettivi, concentrandosi sul Donbass e sull’area meridionale. Una revisione accompagnata tuttavia dai primi rovesci in Mar Nero, con l’affondamento dell’ammiraglia Moskva. La massima avanzata russa. Gli ucraini hanno poi ripreso Chernihiv e Kharkiv e, al sud, Kherson Grazie ad un gigantesco piano d’assistenza occidentale, la resistenza prima ha tenuto con grande dispendio di forze — simbolica la difesa di Mariupol, caduta a metà maggio — poi a settembre ha sorpreso l’Armata a oriente, nel settore di Kharkiv: i russi sono stati costretti a ripiegare a causa di uno schieramento precario e degli errori di una catena gerarchica sottoposta a cambi continui. A novembre 2022 le vittorie nell’area di Kherson, a sud, hanno spinto a credere — non tutti — in una riconquista futura dei territori (...) Sotto la guida del generale Sergei Surovikin — poi spostato ad altro incarico — la Russia ha gestito bene un momento critico, segnato anche dalla rivolta di giugno innescata dal capo della Wagner, Evgeny Prigozhin. L’attuale linea del fronte I russi hanno stabilizzato il fronte, hanno creato una serie di linee di difesa rivelatesi formidabili, hanno riempito i ranghi, adottato tattiche certamente sanguinose ma che però hanno permesso di logorare progressivamente le truppe di Zelensky. (...) Dopo l’estate la spinta degli ucraini si è arenata e, inevitabilmente, gli uomini hanno ceduto al ritorno dei russi, sempre in grande vantaggio in termini di artiglieria, missili, proiettili e fanteria. (...) Kiev, priva di una Marina, ha continuato a mettere in crisi la Flotta del nuovo zar usando dei battelli radiocomandati e cruise. Questi lampi non hanno però oscurato la disfatta di Avdiivka, settore in cui i russi hanno ripreso ad avanzare. (...) Se avessero avuto più uomini e più munizioni, sostengono i generali di Kiev, la battaglia di Avdiivka sarebbe «andata diversamente»: per non perdere la guerra, insomma, gli ucraini hanno ancora bisogno dell’aiuto alleato. Continua a leggere sul sito del Corriere, cliccando qui. |
|