Prandelli: «L'Italia con la Spagna scoprirà il suo futuro»

diAlessandro Bocci, inviato a Iserlohn

L'ex ct della Nazionale Cesare Prandelli perse con la Spagna nel 2012 in finale, dopo un buon pareggio all'esordio. «Un ciclo stava già finendo... Contro l'Albania mi è piaciuta la reazione, bene Frattesi, Scamacca deve fare gol»

ISERLOHN Cesare Prandelli le piace il calcio relazionale di Spalletti?
«Moltissimo. Ma non è tanto diverso da quello che facevamo noi. Cambia la terminologia, i concetti di fondo però restano i soliti. Con una differenza...».

Quale?
«La globalizzazione. Le tradizioni sono svanite. Prima ogni Nazionale aveva caratteristiche precise, un’identità che si tramandava nel tempo. Adesso, soprattutto dal punto di vista tattico, l’evoluzione ha cancellato le differenze. Si gioca un calcio totale, più semplice da leggere, meno da prevedere. Penso alla Spagna, regina del tiki-taka, che adesso palleggia di meno e punta a verticalizzare, sfruttando le qualità di due ragazzini formidabili come Yamal e Nico Williams».

I nostri a sedici anni non giocano neppure in Primavera...
«Serve più coraggio e fiducia, non dobbiamo limitare il talento. I ragazzi bisogna lanciarli e difenderli quando hanno inevitabili cali. Ai miei tempi c’era meno paura e più pazienza. Per gli stranieri ora è più facile: non hanno pressione. I nostri, invece, si sentono subito sotto esame. E poi, nei settori giovanili, abbiamo il vizio di ingabbiare il talento. Per tanti anni abbiamo prodotto difensori e centrocampisti di buon livello, ma ci siamo persi gli attaccanti».

Come è possibile?
«Gli chiediamo di giocare per la squadra, fare tagli, sponde, triangolazioni, arretrare per favorire gli inserimenti. Tutto tranne i gol. Hanno perso l’abitudine a muoversi dentro l’area».

Però adesso forse il centravanti l’abbiamo trovato: che ne pensa di Scamacca?
«È molto migliorato negli ultimi mesi, una crescita che lascia ben sperare. Però deve far gol. L’Europeo è la sua grande occasione».

Le è piaciuta l’Italia contro l’Albania?
«Mi è piaciuta soprattutto la reazione. Il piglio, la grinta e la voglia di non arrendersi alla rete di Bajrami, un colpo basso che non ci ha piegato. Una bella base di partenza. Orgoglio e furore».

Spalletti si è lamentato che non siamo stati abbastanza cinici e che bisognava chiudere il conto prima per evitare rischi. Alla fine, invece, ci ha salvati Donnarumma...
«Non esiste una partita perfetta, ma momenti perfetti dentro la partita. Quelli bisogna sfruttarli. Ma soffrire, specialmente all’Europeo, ci sta».

La mia Spagna... stava finendo un ciclo

La sua Italia nel 2012 ha trovato la Spagna all’esordio e poi in finale.
«Il pareggio all’inizio, in una partita che temevamo molto, ci ha dato la consapevolezza e la fiducia per arrivare in fondo. Quella è stata una grande avventura che porto dentro il mio cuore. Momenti indimenticabili. La finale, persa male, è stata il primo segnale di un ciclo che stava finendo. Anche a quei tempi i ricambi non c’erano e si faceva fatica con gli attaccanti. Mi avevano criticato per Balotelli e Cassano e invece loro due ci hanno trascinato».

Ci risiamo, ancora la Spagna, un grande classico...
«Sono curioso di vedere cosa succederà. Per noi sarà l’esame decisivo che ci permetterà di capire dove possiamo arrivare. Una specie di termometro che misurerà le nostre ambizioni. Non riesco a fare un pronostico sull’Europeo, non ancora. Sulla carta Francia e Inghilterra sono più forti, soprattutto la squadra di Deschamps che può contare su Mbappé, ma ogni torneo ha una storia a sé e se troviamo l’alchimia giusta...».

Che partita si aspetta giovedì a Gelsenkirchen?
«Vediamo chi riuscirà a prendere il controllo del gioco e della partita. Secondo me lo farà l’Italia anche se Spalletti ha detto che, rispetto all’Albania, vedremo una squadra più verticale. Se proveremo a dettare il ritmo significa che siamo molto convinti di ciò che stiamo facendo».

Le piace come sta lavorando il c.t.?
«È un allenatore di altissimo livello e soprattutto ha lo spirito giusto per guidare l’Italia. È spinto da un grande entusiasmo, ha rispetto e amore per la maglia, è bravo a comunicare i suoi stati d’animo e quelle che devono essere le priorità del gruppo. Quando sei in Nazionale non devi preoccuparti solo di allenare, ma rappresenti un Paese. Sei coinvolto, anche emotivamente. Un’esperienza bellissima da vivere tutti insieme. Per me sono stati anni indimenticabili».

Tornando al gioco, che differenze ci sono tra la sua Italia e quella di oggi?
«Luciano cerca di non dare punti di riferimento e di rubare il tempo agli avversari, noi con la costruzione miravamo a liberare Cassano sulla trequarti. Spalletti mira al controllo del gioco, noi cercavamo subito di verticalizzare. Spero che la sua Nazionale possa crescere in fretta come è cresciuta la mia in Polonia e Ucraina».

«Mi piace Frattesi, Chiesa mi sembra in forma...»

Barella è diventato insostituibile...
«Ormai è uno dei migliori centrocampisti europei: costruisce, difende, fa gol. Qualità e personalità. Un giocatore moderno e totale. A me piace molto anche Frattesi, che attacca la profondità, triangola e cerca la porta senza paura».

Spalletti ha scelto due difensori abili a impostare. Sono finiti i tempi dei difensori di ferro come Nesta, Cannavaro e Chiellini?
«Andiamoci piano con i giudizi definitivi, vediamo quando troveremo squadre che hanno centravanti veri».

Calafiori deve molto a Thiago Motta...
«Deve tutto a Thiago. Il Bologna, con una buona intuizione, lo ha preso come terzino e l’allenatore lo ha trasformato in quello che è: senza Motta, non sarebbe arrivato sino in Nazionale e non avrebbe debuttato agli Europei».

Chiesa durante le amichevoli sembrava indietro di condizione, con l’Albania l’Uefa lo ha giudicato il migliore in campo.
«Federico ha cercato spesso l’uno contro uno, con coraggio e personalità. Mi sembra in un buon momento, l’ho visto sorridente e propositivo. È uno dei giocatori che può fare la differenza».

Buffon cosa può dare?
«Esperienza, carisma. È un esempio. Un vero leader. Uomini come lui e Chiellini sono insostituibili ed è bene averli in squadra anche se non giocano più».

Cosa serve per battere la Spagna?
«Attenzione ai dettagli, unità di intenti e mantenere alta la concentrazione lungo tutta la partita. I cambi potrebbero essere decisivi. Lo ripeto: questa partita ci svelerà il futuro dell’Italia. Speriamo che sia il più bello possibile».

18 giugno 2024 ( modifica il 18 giugno 2024 | 06:57)

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