Rangnick (Austria) e Deschamps (Francia) sfida all'Europeo: chi sono i due ct contro

diPaolo Tomaselli, inviato a Dortmund

Stasera alle 21 la sfida fra Francia e Austria, per Deschamps l'ambizione di arrivare in alto, per il c.t. tedesco «non è impossibile»

Ralf Rangnick, commissario tecnico dell’Austria, qualche settimana fa è rimasto colpito dall’incontro con una coppia di pensionati al supermercato: «Si sono avvicinati per dirmi che avevo dato loro la voglia di seguire il calcio». Merito della vittoria di novembre sulla Germania e del 6-1 di marzo sulla Turchia. Der Professor qualche settimana fa ha rifiutato il Bayern Monaco, mentre due stagioni fa ha resistito per 24 partite sulla panchina del Manchester United (con 7 k.o.). E, più che per i risultati ottenuti, è celebre come ideologo dello spettacolare contro-pressing tedesco, quindi come mentore e ispiratore di Klopp, del sistema Red Bull, di Tuchel e di Nagelsmann. La sua Austria dal pressing folle però è così ambiziosa che il tecnico ha regalato a tutti i giocatori un portachiavi con il loro nome e la data del 14 luglio, giorno della finale di questo Europeo.

Didì ha conquistato i Mondiali da calciatore e da selezionatore

Didier Deschamps quel giorno di festa nazionale francese ha un appuntamento con la storia e non si fa impressionare da nulla, gestendo con consumata nonchalance l’ingresso della politica nello spogliatoio della sua magnifica squadra. Didì da commissario tecnico, ma anche da giocatore e capitano, ha sempre vinto la prima partita di un grande torneo: «È importantissima. dobbiamo fare molta attenzione alla loro grande intensità». Per tre volte ha vinto anche l’ultima, dato che è l’unico assieme a Beckenbauer e Zagallo ad aver conquistato i Mondiali da calciatore e da selezionatore. E in Qatar diciassette mesi fa è andato a un rigore dal bis.
L’Europeo in panchina però resta un cruccio di Deschamps, quel gol del portoghese Eder nel finale dei supplementari a Saint-Denis nella finale del 2016 gli è rimasto qui.

Il riscatto della notte contro l'Argentina

E il rigore parato da Sommer a Mbappé agli ottavi tre anni fa forse è ancora peggio, perché la Francia si era fatta rimontare due gol dalla Svizzera. Ma quella era la squadra che aveva tentato di reinserire Benzema, anche tatticamente, e non aveva la fluidità e la compattezza che hanno portato les Bleus ad altri calci di rigore, quelli contro l’Argentina in cima al Mondiale. Qui c’è da riscattare anche quella notte, così densa di gol ed emozioni. E modestamente Deschamps è qui per questo: con Thuram riferimento centrale, Mbappé di nuovo a sinistra nella sua zona preferita e tranquillo per la firma col Real. E Griezmann sempre al servizio di sua maestà Didì, con il sorriso.

Il guru folgorato da Sacchi

Rangnick invece ha perso per strada l’intera spina dorsale della squadra che tre anni fa con Foda c.t. agli ottavi contro l’Italia ha sfiorato l’impresa a Wembley. La nuova Austria è qui senza il portiere Alexander Schlager, il capitano Alaba nel cuore della difesa, il perno del centrocampo Xaver Schlager e l’attaccante Kalajdzic. Ma questo non limita minimamente gli orizzonti dell’uomo folgorato da Sacchi e Lobanovski, diviso tra la carriera in panchina e quella di manager, una doppia veste e un’aura da guru di cui si era pesantemente invaghito anche il Milan, nell’estate del 2020: «Che l’Austria diventi campione d’Europa è poco probabile, ma non è impossibile» sostiene Rangnick, come un rivoluzionario sognatore. Lo specialista Deschamps prende nota.

17 giugno 2024

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