Pensioni di medici e statali, piano anti stretta: ecco che cosa cambia

Pensioni di medici e statali, piano anti stretta: ecco che cosa cambia  Pensioni di medici e statali, piano anti stretta: ecco che cosa cambia Landini e Meloni

Il governo rivedrà la norma che nella legge di Bilancio taglia le aliquote di rendimento delle pensioni di diverse categorie di dipendenti pubblici (medici, infermieri, dipendenti enti locali, maestri d’asilo e ufficiali giudiziari). Ma le posizioni di esecutivo e sindacati restano cristallizzate. È quanto emerso dall’incontro di tre ore e mezza tra governo, guidato dalla premier Meloni, e i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, che si è svolto oggi 28 novembre a palazzo Chigi. Sul tavolo, appunto, il contestato articolo 33 della Manovra, la norma che prevede tagli consistenti agli assegni delle categorie interessate e che ha sollevato dubbi di costituzionalità oltre a scatenare l’ira dei medici, che hanno prefigurato il rischio di una fuga dal pubblico. In particolare, per come è per ora scritta la norma, la pensione infatti verrebbe tagliata a 732 mila lavoratori pubblici nell’arco di vent’anni e tra questi, appunto, 55.600 medici.

Le tre ipotesi allo studio del governo

Il segretario della Cgil Maurizio Landini, all’uscita da Palazzo Chigi, ha spiegato di aver chiesto al governo la cancellazione di tutto l’articolo 33, ma che la premier Meloni si sarebbe limitata a dire che l’esecutivo sta studiando delle modifiche. Dunque, mentre si svolge il quarto giorno di sciopero indetto dai sindacati e dopo le proteste nelle piazze, il governo avrebbe deciso di approfondire tre ipotesi di modifica: la prima riguarderebbe la salvaguardia dell’assegno per chi andrà in pensione di vecchiaia; la seconda il taglio graduale per chi va in pensione di anzianità; e infine il riconoscimento dei diritti acquisiti per chi matura il diritto alla pensione entro il 31 dicembre prossimo. «Stiamo lavorando per modificare la misura nel migliore dei modi», ha commentato alla fine dell’incontro la premier Meloni, «garantendo che non ci sia nessuna penalizzazione per chi si ritira con la pensione di vecchiaia e garantendo che non ci sia nessuna penalizzazione per chi raggiunge al 31 dicembre 2023 i requisiti attualmente previsti. Questo per tutti, non solo per il comparto sanità». Per quest’ultimo, ha proseguito Meloni, «si sta valutando un ulteriore meccanismo di tutela in modo da ridurre la penalizzazione all’approssimarsi all’età della pensione di vecchiaia. Faremo del nostro meglio per risolvere e correggere».

Landini: «Manovra sbagliata, avanti con la mobilitazione»

Landini, parlando con i giornalisti, ha ribadito che «la Manovra è profondamente sbagliata, fa cassa sul lavoro dipendente e sui pensionati, non abbatte la precarietà e non dà un futuro al nostro Paese». Dunque, «sono confermate tutte le ragioni per lo sciopero», ha spiegato Landini. Così, «venerdì si conclude il giro delle manifestazioni con quelle nel Mezzogiorno. Sono confermate le ragioni di quello sciopero perché al di là dell’ascolto e del confronto, il governo ad ora non ha cambiato nulla della manovra di bilancio», ha concluso il segretario della Cgil. A fargli eco il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri: «Si conferma ancora una volta l’insensibilità alle tante richieste che vengono dalle piazze - ha detto il sindacalista -. Alla domanda se è vero o falso che fanno cassa sulle pensioni, non hanno risposto, come ci aspettavamo». Cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno, infine, il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, che ammette di aver chiesto come i colleghi «di ritirare l’articolo 33». Il governo però non ci sente da quell’orecchio e Sbarra non può che riportare quanto detto anche dalla Meloni: «Il governo ci ha assicurato che interverranno con cambiamenti e miglioramenti della norma - ha spiegato Sbarra - in modo particolare aliquote e rendimenti dei futuri trattamenti pensionistici di medici, infermieri, personale degli enti locali, maestre asilo». Che è qualcosa, ma non è sicuramente la cancellazione richiesta da tutti i sindacati del famigerato articolo 33.

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