Draghi a Milano incontra i big dell’industria europea: «Sono qui per ascoltare»
di Giuseppe Sarcina
Fsi si appresta a entrare in Bancomat con un aumento di capitale di poco inferiore ai 100 milioni di euro, che assegnerà al fondo una partecipazione del 44%. Dopo un lungo e complesso negoziato, avviato nel lontano 2021, si apre così una nuova epoca finanziaria e industriale per il circuito nazionale dei pagamenti, all’insegna della digitalizzazione e della crescita in Europa.
Il via libera dell’Antitrust all’investimento di Fsi è atteso a giorni, dopodiché l’operazione sarà sottoposta all’approvazione dell’assemblea di Bancomat, nel cui capitale figurano 114 banche. L’esito del voto appare scontato: l’ingresso del fondo è infatti oggetto del contratto vincolante siglato ad agosto dal fondo con Intesa Sanpaolo, Iccrea, Bpm e Bper che nell’insieme detengono oltre il 55% di Bancomat.
Attorno a questa maggioranza dovrebbero coagularsi le preferenze di altri istituti, ma non è detto che l’operazione riesca a ottenere l’unanimità in assise. UniCredit (18,9%) ha espresso in passato dubbi sulle strategie di sviluppo di Bancomat, astenendosi sul bilancio 2022, e dovrebbe ribadirli con un voto segnaletico. Anche Credem (1,7%) nutrirebbe perplessità, così come alcune banche con piccole quote che potrebbero perciò essere liquidate in un secondo momento. Nel caso, il fondo guidato da Maurizio Tamagnini arrotonderebbe il proprio pacchetto, senza però oltrepassare la soglia del 50%.
di Giuseppe Sarcina
Poiché nell’aumento di capitale le quote delle banche azioniste saranno diluite, del resto, la partecipazione del 44% garantirà già a Fsi un’ampia maggioranza relativa. Il riassetto dovrebbe così assicurare alla società maggior velocità decisionale nell’esecuzione del piano industriale approntato da Bancomat e Fsi. Il primo passo in questo senso sarà la realizzazione del centro applicativo di Bancomat, il cui accordo di sviluppo in collaborazione con Nexi è alle battute finali. Grazie alla nuova infrastruttura, Bancomat potrà sviluppare in casa servizi tecnologici, per esempio, per i pagamenti via smartphone e sui siti e-commerce, con l’obiettivo di gareggiare ad armi pari con circuiti internazionali come Mastercard e Visa. Le risorse fresche fornite da Fsi andranno poi a finanziare acquisizioni, volte a espandere le attività di Bancomat in nuovi settori e nuovi mercati.
Più in profondità, l’ingresso del fondo comporterà un cambio nel modello industriale di Bancomat che continuerà sì a fornire servizi alle banche, ma unendo alla logica di servizio la finalità tipica d’impresa: incrementare i propri ricavi e i profitti. In vista, nel medio-lungo termine, di un’aggregazione con altri circuiti nazionali europei e/o di una quotazione in Borsa.
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