Ex Ilva, ArcelorMittal rompe con il governo: no all’aumento di capitale
di Redazione Economia
«Sono qui per ascoltare», dice Mario Draghi prima di entrare nella sede della Banca d’Italia a Milano. Sono da poco passate le 14,30 di oggi, mercoledì 10 gennaio. Ad attenderlo c’è una delegazione dell’Ert, la “European Round Table of Industry”, l’organizzazione di cui fanno parte 59 presidenti o amministratori delegati delle principali industrie europee. È una riunione a porte chiuse e che sarebbe dovuta rimanere riservata. I manager si propongono l’obiettivo di orientare il lavoro di Draghi, incaricato nel settembre scorso dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di preparare un rapporto sulla competitività del sistema produttivo, sempre più insidiato dai concorrenti cinesi e statunitensi.
di Redazione Economia
L’ex premier ed ex presidente della Bce consegnerà le sue conclusioni dopo le elezioni europee, in calendario dal 6 al 9 giugno. La “piattaforma Draghi”, dunque, potrebbe essere la base su cui costruire la politica industriale della Ue per i prossimi cinque anni. Nello stesso tempo anche i vertici dell’Ert pensano che l’ex banchiere centrale potrà avere un ruolo istituzionale di primo piano. C’è chi lo vede alla testa del Consiglio europeo o, ipotesi meno quotata, come leader della stessa Commissione europea.
di Daniele Manca
In ogni caso gli industriali hanno chiesto e ottenuto ascolto. Il presidente dell’Ert, Jean-Francois Boxmeer, numero uno della britannica Vodafone, insieme con altri quattro manager, tra i quali Jim Hagemann Snabe, presidente di Siemens, ha sintetizzato le richieste di imprese come le francesi L’Oréal, Michelin, Total, Saint Gobain; le tedesche E.on, Basf, Deutsche Telekom, Mercedes, Bmw, Merck; la britanniche Bp e Gsk; le multinazionali Arcelor Mittal, Shell, Rio Tinto, Unilever, Airbus; le italiane Eni, Cir e Techint; le svedesi Ericcson e AstraZeneca; le svizzere Abb e Nestlé.
di Redazione Economia
Secondo quanto apprende il Corriere, l’agenda presentata a Draghi comprende quattro punti: “Competitività e mercato interno”; “Energia e clima”; “Digitale”; “Commercio”. Con una premessa statistica: dal 2001 a oggi l’Europa ha perso il 30% di quote di mercato nel mercato globale, considerando il valore aggiunto, cioè la ricchezza creata con la trasformazione delle materie prime in prodotto finito. Nel 2001 la Ue controllava poco più del 20%; nel 2020 è scesa al 14,3%. La Cina partiva dall’8% e ora è al 27,3%. Infine gli Stati Uniti. Discesa più contenuta, dal 22% al 16,3%. Il punto, quindi, è come risalire la china.
di Giuliana Ferraino
Boxmeer e gli altri hanno chiesto a Draghi di indicare tra le priorità il miglioramento della legislazione europea, considerata, in generale, troppo punitiva nei confronti del sistema industriale. Esiste, invece, un modello virtuoso, come il “Chips Act”, il provvedimento entrato in vigore nel settembre del 2023 e che si propone di spingere il settore strategico dei semiconduttori, portando la quota del mercato globale dall’attuale 10% ad almeno il 20% entro il 2030. Particolare importante: il bilancio della Ue sosterrà lo sforzo con contributi pari a 3,3 miliardi di euro. È una formula che, dicono gli industriali, potrebbe essere replicata anche nei comparti più innovativi.
di Francesco Bertolino
A Draghi, inoltre, si chiede di dare impulso a una maggiore integrazione del mercato interno europeo, un tema sul quale sta lavorando anche l’ex premier Enrico Letta, sempre su incarico della Commissione. Meno protezionismo interno, più sinergie e più investimenti europei. Bisogna evitare che sempre più aziende europee siano attirate dall’enorme massa di sussidi messi in campo da Joe Biden, con l’Ira (Inflation reduction Act). Circa 738 miliardi di dollari per chi trasferisce le produzioni collegate alla riconversione energetica negli Stati Uniti. Draghi ha preso nota. Le sue posizioni in materia sono già note: l’Unione europea deve accelerare l’integrazione a tutti i livelli, compresa difesa e politica estera, se vuole tenere il passo non solo con Usa e Cina, ma anche con Giappone, Corea del Sud e con i Paesi emergenti.
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10 gen 2024
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