Ddl Concorrenza: dopo i balneari, i rilievi costituzionali di Mattarella anche sugli ambulanti. La Lega: «Garantiremo futuro ai lavoratori»
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén
Gli imperterriti. La notizia della promulgazione, da parte del Quirinale, della legge annuale sul mercato e la concorrenza si diffonde intorno alle 11 di ieri mattina. La Lega tace per qualche ora poi, a metà pomeriggio, diffonde il suo comunicato: la Lega è «impegnata, come da anni anche in questi giorni, per garantire diritti e futuro alle migliaia di lavoratori e imprenditori del commercio ambulante e del settore balneare». La chiusura della nota è militante: «Non ci arrendiamo a chi, nel nome dell’Europa, ha provato a svendere lavoro e sacrifici di migliaia di italiani». Lo ribadisce a favor di telecamere il senatore Stefano Candiani: «La posizione della Lega è sempre la stessa: contraria».
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén
La lotta contro la direttiva Bolkenstein è uno dei non molti punti di continuità nella storia della Lega: fin dalla sua presentazione, nel 2004, il partito, allora guidato da Umberto Bossi, fece fuoco e fiamme. Riaccesi nel 2006, quando la direttiva fu approvata. L’allora leghista Gianluca Pini fu abilissimo a raccogliere il consenso e organizzare l’articolata filiera che vive di spiagge nella sua Romagna. Molto più tardi, nel 2019, Matteo Salvini fece eleggere al Parlamento europeo Massimo Casanova, suo grande amico e frontman della famiglia proprietaria del Papeete, la disco beach il cui nome è legato indissolubilmente alla caduta del governo gialloverde.
Ma l’ultima sortita leghista è recentissima. Durante l’ultimo Consiglio dei ministri del 2023, il 29 dicembre, Matteo Salvini in persona ha svolto un’informativa per «illustrare il frammentato quadro normativo» del comparto, in attesa che sia formalizzata la posizione secondo cui le spiagge non si dovrebbero mettere a gara in quanto molte parti del litorale non sono occupate da stabilimenti balneari. Non ci sarebbe dunque «scarsità della risorsa naturale disponibile».
Ma diverse amministrazioni, tra cui Rimini e Lecce, hanno già bandito le gare. E allora Salvini, riferisce la nota di Palazzo Chigi, spiega che «è opportuno evitare che le amministrazioni competenti assumano iniziative disomogenee», utilizzando «a tal fine le facoltà previste» in presenza di ragioni oggettive che impediscono» le gare entro i termini. Insomma, l’invito di Salvini ai Comuni era semplice: non fate le gare. Ma ai bandi sono ostili non solo i leghisti ma l’intera maggioranza. A partire da Giorgia Meloni che lo scorso novembre parlava «di iniziare una nuova contrattazione con la Commissione, dobbiamo dare la certezza del diritto». Mentre Gianluca Caramanna, Riccardo Zucconi e Carlo Fidanza hanno invitato i comuni a prorogare le concessioni per tutto il 2024.
In realtà, le osservazioni del capo dello Stato riguardano assai più il commercio ambulante che non le spiagge, citate come esempio «analogo» nella lettera di Mattarella. Maurizio Gasparri, il capogruppo azzurro — peraltro arci convinto dell’inutilità delle gare perché «secondo il censimento il 70% delle coste non è occupato» — parla invece soprattutto del commercio ambulante: la legge prevede infatti proroghe delle concessioni fino a 12 anni: «Ma il punto — spiega — è che basta andare in un mercato comunale per accorgersi che ci sono banchi e banchi vuoti. Negli ultimi anni si sono persi già 20 mila posti vendita. Il problema è la moria, non la concorrenza. La concorrenza viene alterata da Amazon e non da bancarelle che chiudono giorno dopo giorno».
Detto questo, il senatore è convinto che a breve si dovranno riunire le commissioni per discutere della lettera del capo dello Stato: «Non possiamo non rispondere e non dare seguito a una lettera del presidente, peraltro scritta in punta di diritto».
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02 gen 2024
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