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Saman, il padre accusato di omicidio in lacrime al processo: “Era il mio cuore, mai pensato di ucciderla. Era contenta di sposare il cugino”
«Mai nella vita mia ho pensato di uccidere mia figlia. Neanche gli animali fanno queste cose. Signori giudici non ho mai pensato queste cose». È scoppiato a piangere Shabbar Abbas, mentre parla con i giudici della Corte di assise di Reggio Emilia. Le dichiarazioni spontanee prima della sentenza di oggi sull’omicidio della 18enne pachistana, assassinata la notte del 30 aprile 2021 a Novellara e sotterrata in un casolare diroccato vicino a casa, a metà novembre 2022. La causa della morte è stata «asfissia meccanica da strozzamento o strangolamento». «Era mio cuore, mio sangue, ho portato qua il mio cuore e il mio sangue. Non ammazzo figli, non sono un animale. Neanche da pensare», ha aggiunto.

Sul matrimonio combinato, ha aggiunto: «Erano tutti contenti del matrimonio: le mie sorelle, mia figlia, mia moglie e i miei fratelli. Nel 2019, mia moglie, Saman e il siamo andati in Pakistan, qualche giorno dopo mi ha chiamato mio cugino che lavora in America e mi ha detto che voleva portare a casa sua mia figlia. Lei era ancora una bambina, non era una donna e a questo non avevo mai pensato. Io gli ho detto che volevo pensarci, gli ho chiesto del tempo per pensare, perché volevo parlante con mia moglie, mia figlia, i miei fratelli e le mie sorelle. Venti giorni dopo, Saman e mia moglie hanno detto: papà va bene». Il padre della giovane ha aggiunto che non è vero che il cugino aveva 11 anni in più di lei, ma solo 4. «Io ero in Pakistan quando è nato, lo conosco bene - ha concluso -. Non c'è fame, ha una bella casa e c'è tutto per vivere e anche il sangue è il mio».

«Ho sentito tante cose qua. Che Saman era sempre chiusa, ho sentito mio figlio dire che ho tirato fuori il coltello e che li picchiavo, ma io nella mia vita non ho mai picchiato nessuno: non ho mai picchiato mia figlia, mio figlio o qualcun altro. Qua ho sentito tante cose false». «In carcere mi guardano e pensano che sia un cane perché pensano che ho ammazzato mia figlia».