Mes, come funziona: perché l’Italia ha detto no e cosa può succedere, la posizione dell’Ue
di Alessia Conzonato
«Il pubblico guida e dà la visione d’insieme del progetto, il privato lo completa con i capitali, l’efficienza e la velocità che lo contraddistinguono». Il ceo di Arexpo, Igor De Biasio, sintetizza così l’approccio che ha ispirato Mind, la rigenerazione dell’area di oltre un milione di metri quadrati che ha ospitato nel 2015 l’Esposizione Universale di Milano. «Con Mind abbiamo attratto investimenti per oltre 4,5 miliardi, circa 3,5 dei quali provengono da privati come l’australiana Lendlease e il Canada Pension Plan», ricorda De Biasio, che è anche presidente di Terna. «Ora vogliamo esportare il modello in tutta Italia». Pochi giorni fa, infatti, l’assemblea degli azionisti di Arexpo – i principali sono Tesoro (39%), Regione Lombardia (21%), Comune di Milano (21%), Fondazione Fiera Milano (17%) – ha modificato lo statuto della società per consentirle di operare anche al di fuori della Lombardia.
Dove andrà Arexpo?
«Nel Paese ci sono tante aree pubbliche che hanno grandi potenzialità di sviluppo, ma a cui manca un soggetto capace di immaginare un progetto, programmarne i lavori e seguirne l’attuazione».
Cambierete il nome?
«È una riflessione in corso. Arexpo ci connota in positivo perché richiama il successo di Mind. È pur vero però che ha un legame con una Regione d’Italia, mentre ora le nostre ambizioni sono nazionali».
Il legame territoriale traspare anche dal vostro azionariato...
«Anche l’assetto azionario potrebbe evolvere, per esempio costruendo più livelli societari con azionisti diversi. Non è da escludere anche il coinvolgimento di investitori privati nel capitale di veicoli destinati allo sviluppo di singoli progetti».
di Alessia Conzonato
Avete già individuato alcune aree di intervento al di fuori della Lombardia?
«Siamo stati contattati da diversi enti pubblici e, dopo la modifica dello statuto, potremo firmare i primi accordi. C’è grande interesse».
Quale sarà il vostro ruolo?
«Ne svolgeremo più di uno, a seconda delle esigenze: dalla consulenza per delineare il progetto più in linea con i bisogni del territorio all’organizzazione delle procedure di gara, dall’individuazione delle fonti di finanziamento sino alla gestione dell’intero iter con la consegna dell’opera chiavi in mano, comunicazione inclusa. Ciò che più ci caratterizza e distingue è però la nostra natura ancipite».
Cioè?
«Abbiamo due teste: i nostri azionisti sono pubblici, ma siamo una società privata. Da un lato, quindi, sappiamo come dialogare con il pubblico; dall’altro, conosciamo bene le priorità degli investitori privati. Questa è stata la chiave del successo di Mind».
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Perché?
«Spesso la difficoltà, la lunghezza e l’incertezza delle nostre procedure autorizzative e burocratiche allontanano gli investimenti. Noi semplifichiamo questa parte, agevolando il lavoro ai privati senza perciò sacrificare l’interesse pubblico. Che è e deve restare il criterio-guida dei progetti di riqualificazione».
Risponde all’interesse pubblico anche la concessione di 99 anni stipulata con Lendlease per Mind?
«Abbiamo preso a modello Londra, dove la concessione sull’area delle Olimpiadi 2012 dura 200 anni. Le concessioni a lunghissimo termine allineano al meglio gli interessi di pubblico e privato - Lendlease nel nostro caso - instaurando una collaborazione che consente di programmare gli investimenti, evitando speculazioni. Si è rivelata di grande aiuto nell’affrontare la pandemia e della crisi energetica».
Come vanno i conti di Arexpo?
«Da quattro anni chiudiamo il bilancio con un risultato pre-tasse positivo e sarà così anche nel 2023 e in futuro. Il piano industriale al 2036 prevede sempre utili costanti».
Come procedono i lavori di Mind?
«Già 300 ricercatori lavorano allo Human Technopole e nell’area è approdato Skydeck Europe, l’acceleratore per startup dell’università di Berkeley. Senza dimenticare l’ospedale Galeazzi e il nuovo campus scientifico dell’università Statale di Milano, tengo a ricordare questi due progetti perché dimostrano che l’Italia può diventare un polo di attrazione per talenti e aziende di tutta Europa».
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24 dic 2023
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di Alessia Conzonato
di Francesco Bertolino
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di Francesco Bertolino