“Immunità per Trump”, deciderà la Corte Suprema: così il tycoon può arrivare alle Presidenziali senza condanne. Ma anche l’Illinois lo esclude dalle primarie

New York - La Corte Suprema degli Stati Uniti ha accettato di discutere la richiesta dell’ex presidente Donald Trump di riconoscere la sua immunità da ogni procedimento penale, mettendo così in dubbio la possibilità che i due processi federali per il suo ruolo nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 e i documenti segreti trafugati nella casa di Mar a Lago possano avvenire prima delle elezioni di novembre.

Poche ore dopo un’altra doccia gelata. Un tribunale dell'Illinois ha escluso l'ex presidente dalle primarie dello Stato sulla base del cosiddetto "divieto insurrezionalista" del 14° emendamento. La decisione è stata sospesa, dando a Trump tempo per presentare appello. L'Illinois è ora il terzo stato in cui Trump è stato escluso, dopo Colorado e Maine. Anche di questo dovrà occuparsi la Suprema Corte.

Nello stesso tempo, però, la Corte d’Appello di New York ha rifiutato di cancellare o sospendere la condanna civile a pagare una multa da 454 milioni di dollari per le frodi fiscali commesse dalla sua compagnia, costringendo Donald ad ammettere che potrebbe essere costretto a vendere delle proprietà per farlo, perché non ha i soldi disponibili per depositare la cauzione necessaria a presentare ricorso.

Due sviluppi legali contradditori, che da una parte aiutano e dall’altra colpiscono l’ex presidente. Trump è stato incriminato 91 volte per quattro processi. Due sono gestiti dal procuratore federale Jack Smith, e riguardano il suo ruolo nell’assalto al Congresso per impedire la conferma della vittoria di Biden nelle presidenziali del 2020, e i documenti segreti che si era portato a casa dalla Casa Bianca.

Due sono statali, ossia quello che inizierà il 25 marzo a New York per i soldi dati alla pornostar Stormy Daniels affinché tacesse sulla loro relazione, e quello in Georgia per il tentativo di modificare i risultati del voto in quello stato. Poi c’è il giudizio civile già emesso dal giudice di New York Arthur Engoron, che lo ha condannato a pagare una multa da 454 milioni di dollari, per i valori delle sue proprietà gonfiati allo scopo di ottenere condizioni favorevoli sui prestiti richiesti. Inoltre è stata condannato civilmente a pagare 80 milioni per le molestie sessuali e la diffamazione della giornalista Jean Carroll.

Trump ha fatto ricorso contro i processi federali, sostenendo che come ex presidente ha diritto all’immunità assoluta per tutti i suoi atti e non può essere sottoposto a procedimenti penali. Tanto il giudice di primo grando, quanto la Corte d’Appello di Washington, hanno rifiutato questo argomento. Ma ora la Corte Suprema, dove c’è una maggioranza conservatrice di 6 magistrati contro 3, ha accettato di ascoltarlo.

Quindi ha stabilito che le audizioni inizieranno il 22 aprile, ma nel frattempo i processi resteranno congelati. Nel breve pronunciamento con cui si è espresso, il massimo tribunale degli Stati Uniti ha detto che la sua decisione non rappresenta la manifestazione di un’opinione sul caso, ma solo l’intenzione di esaminare "se gli ex presidenti godono effettivamente dell’immunità e fino a che punto". Donald aveva chiesto l’annullamento dei procedimenti e non l’ha ottenuto.

Il ritardo provocato però potrebbe rendere impossibile tenerli prima delle elezioni, ammesso che la Corte Suprema non riconosca la sua immunità e quindi li annulli. Infatti se le prime audizioni si terranno alla fine di aprile, il giudizio non arriverà probabilmente prima di fine giugno o inizio luglio. A quel punto sarebbe molto difficile tenere i processi e arrivare ad una sentenza entro il 5 novembre. Se ciò non avvenisse e Trump vincesse le elezioni, poi da presidente potrebbe cancellare i procedimenti a suo carico o darsi la grazia.

Ritardare tutto è stato fin dal principio il suo obiettivo, e ora ci sta riuscendo con la complicità della Corte Suprema, dove siedono tre giudici nominati da lui. Donald è stato incriminato anche per i soldi dati a Stormy Daniles, perché li avrebbe presi dai fondi della campagna elettorale, violando la legge. Questo processo inizierà il 25 marzo e anche da presidente non avrebbe il potere di bloccarlo o annullarlo, perché è un procedimento statale e non federale. Però è anche il caso più debole, che anche se portasse ad una condanna difficilmente avrebbe un forte impatto sulle posizioni degli elettori.

Quello della Georgia è più rilevante, perché riguarda i tentativi di interferire con le elezioni cercando voti inesistenti per battere Biden. Il problema però è che la procuratrice Fani Willis si è data la zappa sui piedi, assumendo il suo amante come principale investigatore. Gli avvocati di Trump hanno chiesto di toglierle il caso perché così ha violato le norme che regolano il suo ruolo, e se ciò accadesse il processo potrebbe essere rimandato a dopo le presidenziali. Resta invece il giudizio civile di New York, perché la Corte d’Appello statale ha rifiutato di cancellarlo.

Per proseguire con il ricorso, Donald dovrebbe versare una cauzione per l’intera somma che è stato condannato a pagare, ma ha dovuto ammettere ai giudici che non la possiede. Questo non è solo un impedimento legale, ma un serio colpo d’immagine, perché conferma che Trump non è ricco come ha cercato di far credere, e non ha i soldi per fare appello.

Il tribunale gli ha dato un mese di tempo per trovarli, e lui sta cercando di ottenere un prestito a questo scopo. Se non riuscisse ad averlo, però, la procuratrice statale Letitia James ha minacciato di iniziare a confiscare le sue proprietà per riscuotere la multa.