Ex Ilva, Urso e Quaranta lavorano al rilancio di Taranto. E a Milano spunta il rischio della bancarotta
Il ministro delle Imprese Adolfo Urso e il commissario straordinario Giancarlo Quaranta procedono spediti lungo il percorso dell’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva. Ma ArcelorMittal (socio di maggioranza di Acciaierie d’Italia) non demorde nella richiesta al Tribunale di Milano di un concordato «in bianco» in alternativa alla richiesta del socio pubblico Invitalia dello stato di insolvenza per far partire di fatto l’amministrazione straordinaria. Nel mezzo, tra le due ipotesi, la Procura di Milano ha aperto un fascicolo - al momento senza ipotesi di reato né indagati - sull’ex Ilva: da quanto trapelato, se venisse dichiarato dal Tribunale fallimentare lo stato di insolvenza di Acciaierie d’Italia, il fascicolo esplorativo (modello 45) potrebbe diventare un’inchiesta con l’ipotesi di reato di bancarotta.
La visita di Urso a Taranto
Intanto Urso e Quaranta, che hanno visitato l’impianto di Taranto, procedono nel loro piano di ripartenza dell’acciaieria. Ai lavoratori incontrati nello stabilimento di Taranto Urso ha promesso un rilancio in tempi brevi: «Se l’industria italiana esiste, se esiste una industria dell’automotive, che è un orgoglio del mondo, se esiste una industria degli elettrodomestici, se esiste una industria della cantieristica e della nautica, se esiste l’industria manifatturiera, se l’Italia è oggi il secondo polo manifatturiero d’Europa dopo la Germania lo è perché a monte c’è stata una industria siderurgica come Taranto che ha fornito gli strumenti perché crescesse l’industria italiana. Per questo noi non abbiamo alcuna intenzione di rinunciare a questo sito siderurgico ma abbiamo l’assoluta volontà di rilanciarlo in sicurezza ambientale. Ho visitato i capannoni che sono stati realizzati - ha aggiunto il ministro - per coprire i parchi minerali e sono sicuramente i più all’avanguardia in Europa per tutelare, come è giusto che sia, chi vive in azienda e chi vive ai margini dell’azienda, mi riferisco al quartiere Tamburi e comunque ai cittadini di Taranto. Il governo ha deciso di commissariare l'azienda con l’amministrazione straordinaria - ha poi puntualizzato Urso - e nel farlo abbiamo scelto una persona che voi conoscete bene da qualche decennio. Credo che sia nato in questa fabbrica 40 anni fa e quindi conosca perfettamente tutta la vita straordinaria di questo che è stato il più grande, importante e significativo impianto siderurgico d'Europa».
Il piano di Quaranta
E il piano di Quaranta è, ovviamente, in linea con quanto prospettato dal ministro: «Il nostro obiettivo - ha sottolineato il commissario straordinario ai sindacati - è quello di rilanciare la fabbrica. Grazie a questa operazione consentiremo il pieno funzionamento anche degli stabilimenti di Novi, Racconigi e Genova. Questo sarà possibile solo se insieme riusciremo a superare le varie difficoltà che incontreremo sul nostro cammino, c’è tanto lavoro da fare». Dopo un sopralluogo sugli impianti c’è stato anche un confronto con lavoratori e delegati sindacali nel parlamentino del consiglio di fabbrica. Quaranta ha aggiunto, secondo quanto riportato dalle sigle metalmeccaniche, che serve un «patto per garantire la continuità allo stabilimento».
La soddisfazione dei sindacati
La reazione dei sindacati al nuovo corso che si prospetta per l’ex Ilva è, al momento, positiva. «Gli incontri che si sono svolti a Taranto vanno nella direzione di ristabilire relazioni sindacali e istituzionali corrette con le organizzazioni sindacali. È necessario lavorare nei prossimi giorni - sottolineano in una nota congiunta Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil e Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil - a un accordo di ripartenza, a partire dai singoli impianti, che riconosca alle lavoratrici e ai lavoratori di aver salvato l’azienda e la produzione, e che attraverso azioni concrete possa permettere il rilancio produttivo e il risanamento ambientale. È ora che si avvii il confronto da subito per condividere e stabilire le condizioni del bando a partire dalla garanzia dell’occupazione per tutti i siti», aggiungono. «Oggi è una giornata importante - ha sottolineato dal suo canto in una nota il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella - l’avvio di un nuovo percorso che guarda al futuro con una speranza, consapevoli che ancora non sono stati risolti i problemi. Bisogna ridare fiducia ai lavoratori e riallacciare il rapporto con la città, far ripartire gli impianti fermi e far rientrare le persone dalla cassa integrazione. Solo così salveremo l’ambiente, l’intera occupazione, diretta e indiretta, e la produzione di acciaio in Italia. Oggi abbiamo messo la prima pietra ma la strada è ancora lunga e complicata ma noi siamo pronti a fare la nostra parte. A chi dice che vorrebbe un’Ilva più piccola - avverte, però, Palombella - diciamo che si sta sbagliando di grosso. Noi continueremo a chiedere un’Ilva giusta che possa garantire la tutela ambientale, l’occupazione, la produzione e un nuovo rapporto con i cittadini che superi le assurde contrapposizioni del passato».
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