Allegri è pentito: cosa risponde agli avvocati della Juventus
Montero in panchina con il Bologna di Thiago Motta, pronto a subentrare la prossima stagione, ma deciderà dopo l'incontro con Saputo
Più che un traghettatore, per le ultime due sfide di campionato, Madama ha issato un manifesto: «Prima leggenda bianconera in campo, poi portatore del dna Juventus in panchina (dell’Under 19, ndr)» ha scritto il club, annunciando ieri mattina Paolo Montero come allenatore della prima squadra, due giorni dopo l’esonero di Massimiliano Allegri. Debutterà stasera al «Dall’Ara» di Bologna, residenza del Profe Thiago Motta, quello che, a breve, dovrebbe prenderne il posto. A meno di un clamoroso ripensamento davanti al presidente rossoblù Joey Saputo, nell’incontro in menu tra domani e giovedì; come sotto le Due Torri tutti sperano, più per fede che per fiducia. Vista la base d’accordo che il tecnico ha con la società bianconera, pur senza ancora la firma sul contratto.
Andrea Agnelli estimatore di Montero
C’è dibattito pure a Torino, se nell’investitura di Montero, scomodando il dna, c’è chi ha visto anche un’ulteriore frecciata al predecessore, accusato di aver tenuto comportamenti «non in linea con i valori della Juve»; e una risposta al tweet di Andrea Agnelli che, salutando l’amico Max, ne aveva sottolineato il suo essere Juve «con ogni tua cellula». Anche se poi proprio Montero, ai tempi, è stato il giocatore più ammirato dall’ex presidente che, sul prato, si dilettava da difensore piuttosto ruvido, raccontano. Di certo Montero, in arte «pigna», cazzotto, ha esperienza (278 partite in bianconero) e personalità per mettere d’accordo l’universo juventino, che lo adora. Da hombre vertical, in certi momenti pure troppo (17 espulsioni, record).
Chi è Montero
Per Ancelotti era «un galeotto mancato, ma con un suo codice d’onore», mentre Lippi lo vedeva come un «kamikaze del contrasto»: morale, in questo momento di tempesta pare il perfetto custode della maglia, come spiega lui stesso in «Plantar una semilla», piantare un seme, il documentario a lui dedicato, ultimo lavoro dello Juventus creator lab.
La sua avventura è iniziata con l’arrivo alla Continassa e il primo allenamento, e continuerà con la partenza di stamattina per Bologna, un cronoprogramma già stabilito prima del terremoto. A occhio, presenterà una Juve d’ordinanza, con gran parte dei titolari e il 3-5-2, stesso assetto che usa nell’Under 19.
Allegri pentito
Ci dovrebbe essere pure qualche spicciolo per Nicolò Fagioli, al rientro dalla squalifica di sette mesi per le scommesse: «Bentornato al mio amico Fagiolino, lo vedremo alla partita», l’ha salutato McKennie, nella clip dell’allenamento. Con la Champions blindata, c’è pur sempre in ballo il terzo posto, e la dirigenza, al campo l’altro ieri, ha richiamato la squadra a un non banale senso di responsabilità. Anche su questo, Montero pare offrire garanzie, vista una delle sue frasi cult: «Qui è così, almeno a me hanno insegnato questo: se arrivi secondo è un fracaso, un fallimento».
In settimana, invece, i legali di Allegri dovrebbero far pervenire al club la risposta alle contestazioni disciplinari mosse al tecnico. Che, pur avvistato in garbati e sorridenti saluti con i tifosi, in città, sembra pentito per come sia finita la storia. Per dire, gli sarebbe piaciuto salutare l’Allianz un’ultima volta, contro il Monza, da fresco vincitore della Coppa Italia. La sigla di chiusura, invece, resteranno quegli istanti surreali, isterici e tristi, all’Olimpico: peccato.