Tumore alla prostata, approvata in Italia una nuova cura per i pazienti metastatici
Un medicinale, già utilizzato nel nostro Paese, ottiene il via libera per un'altra indicazione: riduce il rischio di morte, prolunga la sopravvivenza, ritarda la progressione di malattia e salvaguarda la qualità di vita dei malati

(Getty Images)
Quello alla prostata è un tumore «buono», che evolve lentamente e spesso non è aggressivo, tanto che in molti casi può essere tenuto soltanto sotto controllo per molti anni. Anche per quei pazienti che hanno però una malattia metastatica, è ora disponibile nel nostro Paese una nuova cura efficace.
L’approvazione dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) è stata avvalorata dai risultati dello studio di fase tre, ARASENS, pubblicati sul The New England Journal of Medicine i cui esiti hanno dimostrato che il farmaco orale darolutamide riduce il rischio di morte del 32,5% e migliora la sopravvivenza.
Lo stesso medicinale aveva già avuto il via libera 2021 dall'agenzia regolatoria del nostro Paese per il trattamento dei pazienti con tumore della prostata non metastatico resistente alla castrazione, a rischio elevato di sviluppare metastasi.
Tante cure per i pazienti metastatici
Quello alla prostata è il tumore più frequente nel sesso maschile e i nuovi casi registrati nel 2023 in Italia sono stati circa 41.100. Grazie a diagnosi precoci e terapie sempre più efficaci, oggi oltre il 90% dei pazienti riesce a guarire o a convivere anche per decenni con la malattia. Un traguardo importante, soprattutto se si pensa che è una forma di cancro tipica dell’età avanzata e che la maggior parte dei malati ha più di 70 anni, sebbene sia in crescita da tempo il numero di diagnosi prima dei 50 anni.
«Abbiamo fatto tanti progressi perché abbiamo a disposizione molte terapie efficaci: chirurgia, radioterapia, brachiterapia, ormonoterapia e moltissimi farmaci vecchi (ma ancora validi) e nuovi— dice Sergio Bracarda, presidente Società Italiana di Uro-Oncologia (SIUrO) e direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica e Traslazionale e del Dipartimento di Oncologia presso l’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni —. Anche in caso di neoplasia metastatica le opzioni di cura sono molteplici: la scelta della terapia dipende dalle caratteristiche del paziente e della malattia. Innanzitutto bisogna distinguere fra chi è metastatico fin dalla diagnosi, che ha quindi una neoplasia più aggressiva, e quei malati che invece arrivano alle fasi più avanzate col passare del tempo».
Serve un team multidisciplinare
Un'offerta vasta comporta anche un panorama complesso e il dover fare diverse scelte, che tengano conto pure dei desideri dell'uomo, della sua qualità di vita. «Insomma, per decidere al meglio bisogna valutare numerosi parametri e per questo è fondamentale farsi curare da un team multidisciplinare, nel quale diversi esperti lavorano in stretta collaborazione fra loro - sottolinea Giuseppe Procopio, direttore del Programma Prostata e dell'Oncologia Medica Genitourinaria Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. Se i diversi esperti si confrontano è più facile raggiungere la soluzione più indicata al singolo caso. Un discorso che vale per tutti gli uomini che devono affrontare un tumore alla prostata, in qualsiasi stadio».
Nello specifico, il via libera di Aifa riguarda la rimborsabilità di darolutamide, un potente inibitore del recettore degli androgeni, più terapia di deprivazione androgenica in associazione alla chemioterapia con docetaxel, per il trattamento di prima linea dei pazienti con tumore della prostata ormonosensibile metastatico.
Gli esiti dello studio ARASENS, che ha coinvolto più di 1.300 pazienti, hanno infatti indicato che questo medicinale (insieme alla terapia ormonale e alla chemioterapia) ha ridotto significativamente il rischio di morte del 32,5% rispetto alla terapia di deprivazione androgenica e docetaxel.
Sintomi da non trascurare
«Questa nuova approvazione estende l’utilizzo di darolutamide a un gruppo più vasto di pazienti perché i risultati della sperimentazione hanno dimostrato che è efficace nella riduzione del rischio di morte e che prolunga la sopravvivenza, ritarda la progressione di malattia e salvaguarda la qualità di vita, aspetti importanti per i pazienti colpiti dalla neoplasia in fase metastatica – spiega Bracarda -. Grazie alla sua struttura chimica peculiare, inibisce la crescita delle cellule tumorali, limitando effetti collaterali che possono impattare sulla vita quotidiana».
«L’impatto del tumore della prostata metastatico sulla quotidianità dei pazienti che sviluppano sintomi correlati alla malattia può essere importante - conclude Procopio -. In alcuni casi, queste persone non riescono a dormire o a camminare per il dolore, in particolare alle ossa. Da qui il forte bisogno clinico di terapie come darolutamide, in grado di garantire una buona qualità di vita anche negli uomini con malattia metastatica».
Il tumore della prostata può non essere sintomatico nelle fasi iniziali e i primi segnali potrebbero essere poco specifici, gli stessi che si possono riscontrare in altre patologie benigne: indebolimento del getto delle urine; frequente necessità di urinare, sia di giorno che di notte; incontenibile stimolo ad urinare; possibile dolore alla minzione; presenza di sangue nelle urine. Sintomi che non vanno però sottovalutati, per poter arrivare alla scoperta della malattia in fase iniziale.