Tumore prostata: gli effetti collaterali delle cure pesano e i rimedi sono poco sfruttati

di Vera Martinella

Disfunzione erettile, incontinenza, ansia interessano molti pazienti che per� non ne parlano. Sono disponibili diverse soluzioni per ridurne l’impatto sulla vita quotidiana e vivere meglio

Tumore della prostata: gli effetti collaterali delle cure «pesano» ma ci sono dei rimedi (poco sfruttati)

(Getty Images)

Un sondaggio pensato e realizzato da pazienti per altri pazienti, con uno scopo ben preciso: misurare la realt� qualit� di vita degli uomini curati per un tumore alla prostata. I risultati dell'indagine EUPROMS (Europa Uomo Patient Report Outcome Study), promossa dall'associazione Europa Uomo e condotta in 32 Paesi inclusa l’Italia, hanno cos� evidenziato una realt� diversa da quanto era stato finora rilevato da studi medici. La differenza in particolare si fa sentire negli effetti collaterali delle cure (incontinenza, impotenza, ansia, depressione e dolori) che pesano, fisicamente e psicologicamente, pi� di quanto si ritenesse finora. �Gli intervistati sono stati 5.500, in media 70enni, ed emerge per la prima volta un racconto collettivo degli uomini che rispecchia in maniera fedele il loro vissuto dopo i trattamenti — dice Maria Laura De Cristofaro, presidente Europa Uomo Italia —. � fondamentale potenziare e migliorare le strategie di diagnosi precoce perch�, si sa, quanto prima viene scoperta la neoplasia, maggiori sono le possibilit� sia di guarire sia di ricevere cure meno invasive. Altrettanto decisivo � essere seguiti da una Prostate Unit, al cui interno opera un team multidisciplinare composto da pi� esperti, il solo che pu� garantire qualit� delle cure, evitare trattamenti inadeguati e assicurare una migliore qualit� della vita, oltre al supporto psicologico�. 

Gli esiti del sondaggio

Quali sono i dati pi� significativi emersi dall'indagine? �Pi� del 50% degli interpellati ha ricevuto la diagnosi prima dei 65 anni d’et�: quindi il tumore della prostata non �, come molti pensano, una malattia solo della vecchiaia — risponde Cosimo Pieri, segretario generale di Europa Uomo Italia —. Pi� della met� dei partecipanti ha problemi di disfunzione sessuale e, nello specifico, il 60% degli operati e pi� del 47% di chi ha fatto la radioterapia. Questo � il problema pi� sentito dai pazienti, a cui segue l’incontinenza (sia post chirurgia che post radioterapia). Per entrambi i disturbi sono disponibili diverse soluzioni per ridurne l’impatto sulla vita quotidiana, ma sono usate solo dal 30% dei pazienti perch� non vengono proposte in maniera adeguata. Il 42% degli intervistati soffre poi di ansia o depressione, ma il supporto psicologico non viene offerto alla maggior parte dei pazienti�. Farmaci, esercizi fisici, infiltrazioni e chirurgia mininvasiva offrono molte possibilit� per arginare l'incontinenza, ma troppo spesso questo disturbo resta un argomento tab�. Cos� come l'impotenza: i medicinali per la disfunzione erettile possono essere prescritti gratuitamente ai pazienti oncologici, mentre la protesi al pene non ancora. �Parlare con i medici � importante per vivere meglio — sottolinea Massimo Di Maio, direttore dell'Oncologia medica 1U alla Citt� della Salute e della Scienza di Torino e segretario generale dell’Aiom (Associazione Italiana Oncologia Medica) —. Il primo passo da fare � confrontarsi con il proprio curante, esporre gli effetti collaterali, chiedere soluzioni. Non bisogna avere timore n� imbarazzo, insieme si possono gestire le conseguenze dei trattamenti�.

Effetti collaterali dell'ormonoterapia

Stanchezza, sia fisica che mentale, aumento di peso, vampate di calore, sudorazioni, anemia, osteoporosi, riduzione delle masse muscolari, riduzione della libido e disfunzione erettile, nonch� alterazioni della funzione cognitiva, come difficolt� di concentrazione e perdita di memoria. Sebbene sia ben tollerata dai pi�, l’elenco delle possibili conseguenze indesiderate della terapia ormonale � lungo, per� anche in questo caso si sono delle strategie per garantire ai pazienti una buona qualit� di vita. �L’obiettivo dell'ormonoterapia � bloccare la crescita di un carcinoma in stadio avanzato, in presenza di metastasi, e ha lo scopo di controllare la neoplasia il pi� a lungo possibile, spesso anche per molti anni — chiarisce Di Maio —. Inoltre, a volte, la si propone per un periodo di tempo limitato anche quando la diagnosi � avvenuta in stadio pi� precoce e il paziente � stato sottoposto a chirurgia o a radioterapia. Viene prescritta ogni anno a migliaia di italiani, in genere per lunghi periodi: l’oncologo non deve sottovalutare la tossicit� della cura e i disturbi riferiti dal paziente, che va informato in anticipo sui possibili disagi. Li potr� gestire al meglio se viene preparato prima�. 

Sorveglianza attiva, se possibile � meglio

Quello alla prostata � il tumore pi� frequente nel sesso maschile e i nuovi casi registrati nel 2023 in Italia sono stati circa 40.500. Grazie a diagnosi precoci e terapie sempre pi� efficaci, oggi oltre il 90% dei pazienti riesce a guarire o a convivere anche per decenni con la malattia. �Anche grazie alla diffusione del test del Psa, che consente una diagnosi precoce, il 90% dei casi viene individuato ai primi stadi, quando il carcinoma � localizzato e non ha ancora dato metastasi — spiega Giuseppe Procopio, direttore del Programma Prostata e Oncologia Medica Genito-Urinaria alla Fondazione IRCSS Istituto Nazionale Tumori di Milano —. In queste circostanze non esiste la “cura migliore” in assoluto, universalmente valida per tutti: chirurgia, radioterapia e brachiterapia si sono dimostrate in grado di offrire risultati molto buoni, ma � con la sorveglianza attiva (riservata alla persona colpita da tumore di piccole dimensioni e minima aggressivit�) che si possono evitare del tutto gli effetti collaterali, eseguendo solo esami e controlli periodici. Dall'indagine EUPROMS emerge, infatti, come la sorveglianza attiva sia l’approccio che preserva al meglio la qualit� di vita dei pazienti�.

Sostegno psicologico

Certo la diagnosi di cancro alla prostata sancisce inevitabilmente un prima e un dopo nella vita di un uomo. �Come per qualsiasi tumore, la prima reazione emotiva � un forte disorientamento unito alla paura rispetto alla propria sopravvivenza — dice Lara Bellardita, psicologa e psicoterapeuta, membro del Comitato scientifico di Europa Uomo —. Il dato positivo che in tanti anni di ambulatorio abbiamo potuto riscontrare � che, nel momento in cui paziente e familiari iniziano a conoscere quali sono le possibili opzioni terapeutiche disponibili, riescono ad attivare una serie di risorse individuali, che consentono di affrontare la malattia e il percorso diagnostico-terapeutico. Chi fa sorveglianza attiva, almeno all’inizio, non deve affrontare terapie invasive e, sebbene sperimenti una certa dose di ansia per i controlli, mantiene una buona qualit� di vita e vive non in maniera particolarmente preoccupata il protocollo di monitoraggio�. E se ogni paziente fa storia a s� (non tutti necessitano di sostegno psicologico), andrebbero sempre individuati i fattori di vulnerabilit�, per poter offrire adeguate risposte riabilitative e assistenziali. �L’essenziale � che le persone vengano supportate nell’attingere alle proprie risorse personali per affrontare la malattia e le cure nel migliore dei modi possibile� conclude Bellardita.


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15 gennaio 2024 (modifica il 15 gennaio 2024 | 08:13)

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