Recessione o crescita? Come investire nel 2024: largo alle azioni Usa e ai bond dei paesi emergenti

Recessione o crescita? Come investire nel 2024: largo alle azioni Usa e ai bond dei paesi emergenti Recessione o crescita? Come investire nel 2024: largo alle azioni Usa e ai bond dei paesi emergenti

Recessione o espansione? Inflazione o deflazione? Aumento o diminuzione dei tassi d’interesse? Sono tanti gli interrogativi che accompagnano questo inizio di 2024 ed «è difficile ricordare un periodo caratterizzato da prospettive così incerte», commenta Matteo Astolfi, head of client group Italia di Capital Group. «In questo scenario, come investitori di lungo termine, noi preferiamo concentrarci sui trend di più ampio respiro - prosegue Astolfi - quelli in grado di plasmare gli eventi non solo il prossimo anno, ma il prossimo decennio e oltre. Un’analogia che mi piace utilizzare è quella della differenza tra le previsioni meteo e i pattern meteorologici di lungo periodo. Mentre molti altri si preoccupano per le previsioni di breve, noi andiamo alla ricerca di segnali di un mutamento su vasta scala: eventi e trend potenzialmente capaci di cambiare aziende, settori, economie e il mondo intero».

Mettere a frutto la liquidità

L’esodo degli investitori negli ultimi anni verso la liquidità è comprensibile. Con la Federal Reserve nel bel mezzo di un aggressivo ciclo di rialzo dei tassi, i rendimenti dei fondi del mercato monetario e dei mezzi equivalenti alla liquidità hanno raggiunto livelli interessanti. Ma ora, con la Fed che potrebbe aver raggiunto il picco dei tassi, «chi è rimasto ai margini potrebbe lasciarsi sfuggire un’occasione storica – ammonisce Astolfi –. Storicamente, la fine del ciclo di inasprimento dei tassi rappresenta un buon momento per mettere nuovamente a frutto la liquidità tramite investimenti in azioni e obbligazioni. In seguito agli ultimi quattro cicli di stretta monetaria, in particolare nel primo anno dopo l’ultimo rialzo dei tassi da parte della Fed, i titoli azionari, quelli obbligazionari e un ipotetico portafoglio misto 60-40 (60% azioni, 40% obbligazioni) hanno nettamente sovraperformato i T-Bill Usa a tre mesi».

Usa, nessuna recessione in vista

Secondo Julie Dickson, investment director per l’azionario di Capital Group, negli Stati Uniti non ci sarà nessuna recessione e questo favorirà il mercato azionario. «Non ci sarà una recessione, almeno quella convenzionale, perché in realtà una recessione c’è stata, solo che non si è verificata tutta insieme – spiega Dickson –. Nell’ultimo anno e mezzo, diversi settori economici hanno sperimentato una contrazione in diversi momenti. Un fenomeno definito dagli economisti come rolling recession, ovvero recessione progressiva. Il settore immobiliare residenziale statunitense, per esempio, ha registrato una brusca flessione dopo che la Federal Reserve ha iniziato ad aumentare aggressivamente i tassi d’interesse. A un certo punto, nel 2022, le vendite di case già esistenti sono crollate di quasi il 40 per cento. Oggi, invece, ci sono segnali di una ripresa del mercato. Se queste contrazioni e riprese andranno avanti, gli Stati Uniti potrebbero riuscire a evitare la recessione più ampiamente prevista della storia».

Possibile un rimbalzo degli utili aziendali

I segnali che giungono agli investitori sulla direzione di marcia dell’economia sono contrastanti. «Ma quando si tratta di quotazioni azionarie c’è un indicatore che conta più di tutti, gli utili aziendali – ricorda Dickson –. Negli Stati Uniti, stando alle attese di consensus degli analisti di Wall Street raccolte da FactSet nel 2024, gli utili delle società dell’indice S&P 500 dovrebbero salire di oltre l’11 per cento. A ciò si aggiunge un incremento atteso del 6,3% nei mercati sviluppati, Stati Uniti esclusi, e un robusto aumento del 18% in quelli emergenti. Dal momento che il 2023 è stato un anno difficile, è ragionevole attendersi un rimbalzo degli utili nel 2024, che potrebbe fornire margini per un rialzo dell’azionario». Non mancano, comunque, fattori di rischio che potrebbero portare a consistenti revisioni al ribasso degli utili, «come una spesa al consumo fiacca a fronte di un costo della vita persistentemente alto, il rallentamento della crescita economica in Europa e Cina o ancora l’acuirsi dei rischi geopolitici dovuto ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente – argomenta Dickson –. In ogni caso, a nostro avviso non sarà un anno terribile per gli utili aziendali. Probabilmente, negli Stati Uniti gli utili saliranno tra il 6 e l’8%, mentre in alcuni mercati emergenti la crescita potrebbe essere più elevata».

Tutte le opportunità dell’intelligenza artificiale

Nel 2023, l’attenzione del mercato è stata catturata dagli importanti progressi nel campo dell’intelligenza artificiale (IA), che hanno spinto al rialzo i titoli azionari di alcune Big Tech. «Ma i beneficiari dell’ascesa dell’IA non si trovano solo nel mondo della tecnologia – sottolinea Dickson –. Le applicazioni basate sull’IA stanno stimolando innovazione in un gran numero di settori, tra cui quello farmaceutico, quello bancario e perfino quello dei fast food. McDonald’s, per esempio, sta sfruttando l’IA per velocizzare il sistema di gestione degli ordini; Pfizer la sta impiegando per accelerare lo sviluppo di nuovi farmaci, mentre JPMorgan Chase sta distribuendo bot basati sull’IA per rilevare i furti di identità. Società come queste si uniscono alla platea dei beneficiari più scontati, come NVIDIA, che progetta potenti chip per computer necessari per eseguire le applicazioni dell’IA, e Microsoft, co-proprietaria della celebre app di IA ChatGPT». La sfida, per gli investitori, sarà quella di separare euforia e realtà nel contesto della crescita esponenziale prevista per i sistemi basati sull’IA nell’arco del prossimo decennio, precisa l’esperto di Capital Group: «quando pensiamo alla possibilità di investire in IA lo facciamo in effetti con una certa cautela. Questa euforia ci ricorda quella nei confronti dei titoli Internet alla fine degli anni ‘90, sebbene nel caso dell’IA non crediamo sia così diffusa. L’IA, a nostro giudizio, avrà un impatto enorme sulla società, ma stiamo ancora cercando di capire da dove arriveranno i profitti. C’è ancora molto lavoro da fare».

Il treno del reddito fisso

Secondo Flavio Carpenzano, investment director per il reddito fisso di Capital Group, non è ancora troppo tardi per salire sul treno del reddito fisso. «Il viaggio dei mercati obbligazionari ha un’altra lunga tappa da percorrere, ma non bisogna aspettare troppo a lungo – suggerisce Carpenzano –. Sebbene novembre e dicembre del 2023 siano stati tra i migliori mesi della storia in termini di rendimenti, siamo appena tornati ai livelli visti all’inizio del 2023, ma con una differenza principale: l’inflazione è molto più bassa. Ciò significa che i tassi reali sono più alti e le banche centrali hanno un margine significativo per tagliare i tassi nel 2024. Inoltre, i tassi nominali e reali sono ancora ben al di sopra della media storica e hanno ancora spazio per scendere. La liquidità potrebbe apparire meno interessanti man mano che la Fed abbasserà i tassi d’interesse, riducendo direttamente il loro potenziale di rendimento e creando al contempo una forte domanda di obbligazioni che dovrebbe sostenerne i rendimenti. L’importante – ricorda – è essere attivi, flessibili e ben diversificati».

L’appeal del debito emergente

Se la Fed taglierà i tassi prima e più rapidamente, come suggerito dalla riunione di metà dicembre, lo scenario per il debito emergente nel 2024 sarà piuttosto costruttivo. «Tuttavia, i mercati emergenti dovranno probabilmente affrontare un dollaro Usa piuttosto forte, una crescita globale debole e un fitto calendario elettorale mondiale – sottolinea Carpenzano –. Vediamo le maggiori opportunità nel debito core in valuta locale e nel debito di frontiera in valuta forte. Attualmente preferiamo detenere una certa duration locale nei Paesi in cui le pressioni inflazionistiche continuano a diminuire e le politiche monetarie diventano più accomodanti. Molti di questi Paesi si trovano in America Latina, tra cui Brasile e Messico, ma ci piace anche la duration in Sudafrica, dove i tassi reali sono vicini alla parte superiore degli intervalli storici e hanno ancora un certo margine rispetto ai Treasury americani. Le banche centrali asiatiche probabilmente taglieranno i tassi più tardi rispetto al resto del mondo emergente e il debito asiatico in valuta locale tende a essere più correlato ai mercati globali, ma vediamo comunque opportunità di duration in Cina, Indonesia e Corea del Sud», conclude Carpenzano.

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