Istat, l’inflazione a ottobre rivista all’1,7%: minimo da luglio del 2021
di Marco Sabella
La Commissione europea ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell’Ue rispetto alle previsioni estive . «L’economia europea ha perso slancio quest’anno a fronte di un costo della vita elevato, debolezza della domanda esterna e dell’inasprimento monetario», ha spiegato in una nota l’esecutivo comunitario. Mentre Bruxelles stima che l’inflazione, scesa ai minimi di due anni nell’Eurozona in ottobre, continui a diminuire. Resta però l’incertezza legata alle guerre in Ucraina e in Medio Oriente, anche se quest’ultimo conflitto non si è fatto ancora sentire sui mercati dell’energia. C’è poi l’incognita Cina. Sul fronte interno, spiega Bruxelles, la trasmissione della stretta monetaria potrebbe pesare sull’attività economica più a lungo e in misura maggiore di quanto previsto.
di Marco Sabella
Guardiamo i numeri. Le previsioni d’autunno prevedono una crescita del Pil nel 2023 allo 0,6% sia nell’Ue che nell’area euro, si tratta di 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni estive della Commissione. Nel 2024, la crescita del Pil dell’Ue è attesa all’1,3%. È una revisione al ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto all’estate. Nell’area euro la crescita del Pil è prevista leggermente inferiore, all’1,2%. Nel 2025, con l’attenuarsi dell’inflazione e del freno della stretta monetaria, si prevede un rafforzamento della crescita all’1,7% per l’Ue e all’1,6% per l’area dell’euro.
La scorsa settimana la Banca centrale europea ha affermato di ritenere «probabile» un Pil debole nell’Eurozona nell’ultimo trimestre, dopo un ulteriore indebolimento della domanda. E l’ex premier Mario Draghi aveva parlato di recessione «quasi sicura». Però già una settimana fa il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni era stato cauto nel replicare a Draghi: «Quello che sappiamo — aveva spiegato — è quello che ho già detto in precedenza ossia che tenendo conto dello scenario molto pessimistico che avevamo in mente un anno fa, a ottobre novembre 2022 su energia, inflazione, su recessione, siamo in un momento difficile, molto, ma abbiamo evitato una profonda recessione e una crisi energetica durante l’inverno».
Per l’Italia il Pil nel 2023 sarà dello 0,7% (Germania -0,3%, Francia 1%), per salire allo 0,9% nel 2024 (Germania 0,8%, Francia 1,2%) e all’1,2% nel 2025 (Germania 1,2%, Francia 1,4%) grazie agli investimenti finanziati dal Pnrr. L’inflazione nel nostro Paese dovrebbe scendere al 6,1% quest’anno, al 2,7% nel 2024 e al 2,3% nel 2025. Il deficit ancora elevato determina anche l’aumento del rapporto debito pubblico/Pil nel 2024-25. Bruxelles prevede che il rapporto debito/Pil diminuisca leggermente al 139,8% nel 2023, ma che aumenti nuovamente al 140,9% nel 2025, quando il differenziale tra crescita economica e tassi d’interesse diventerà meno favorevole e il saldo primario diventa marginalmente positivo solo nel 2025.
Bruxelles si aspetta che quest’anno il deficit dell’Italia scenda dall’8% del 2023 al 5,3%. Nel 2024, il disavanzo dovrebbe scendere al 4,4% del Pil per effetto dell’eliminazione graduale delle misure legate all’energia e dell’impatto nullo dei crediti d’imposta per l’edilizia abitativa. La previsione tiene conto di nuove misure con un impatto complessivo sul deficit di circa lo 0,7% del Pil.
La Commissione Ue prevede che ulteriori tagli al cuneo fiscale sul lavoro porteranno le entrate correnti al di sotto della crescita nominale del Pil. La spesa primaria include l’indicizzazione delle pensioni all’alta inflazione del 2023, la proroga e la modifica di specifici regimi di pensionamento anticipato, in parte compensati da alcuni risparmi derivanti dalla spending review (0,1% del Pil), mentre la mobilitazione continua dei fondi del Pnrr è destinata a sostenere gli investimenti. Il costo del servizio del debito dovrebbe salire al 4,2% del Pil a causa dell’aumento dei tassi di interesse. Il deficit dovrebbe ridursi marginalmente al 4,3% del Pil nel 2025.
Su deficit e debito ci sono differenze «sensibili» tra le stime della Commissione Ue e quelle del governo. «La differenza si basa fondamentalmente su tre punti», ha spiegato il commissario Gentiloni, nella conferenza stampa di presentazione delle previsioni economiche d’autunno: «Il primo è che le nostre stime includono un incremento più alto del costo degli interessi sul debito rispetto alle stime italiane nel 2025 rispetto al 2024. La seconda è che la Commissione include nelle proprie stime un prolungamento della misura sul cuneo fiscale che è stata adottata per l’anno scorso e quest’anno, perché è stata rinnovata sistematicamente ormai in questi anni e perché il governo l’ha presentata come una misura permanente e, quindi, noi ne includiamo anche i costi. E infine perché la stima della Commissione assume un incremento nel valore dei salari e degli stipendi pubblici maggiore di quello che è previsto nelle stime italiane».
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